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Processo a “don Euro”, in aula sfilano i testimoni

- Cronaca
9 Luglio 2020

Processo in corso, al tribunale di Massa, nei confronti di don Luca Morini (ribattezzato don Euro perché avrebbe sempre chiesto soldi ai fedeli), l’ex parroco di Caniparola, Avenza, Fossone e Sant’Eustacchio, finito al centro di uno scandalo dopo un servizio trasmesso dal programma tv “Le Iene”.Il sacerdote, ridotto allo stato laicale, è accusato di vari reati: estorsione, autoriciclaggio, detenzione e cessione di stupefacente, sostituzione di persona.

Francesco Mangiacapra, l’escort napoletano che sostiene di aver avuto una relazione con il religioso, davanti al giudice ha raccontato alcuni particolari sul loro rapporto. Il primo incontro sarebbe avvenuto a Napoli in un locale per scambi di coppia. “Lui era accompagnato da un ragazzo con cui poi abbiamo avuto un rapporto nella loro stanza in hotel. Mi disse che era un magistrato, mi promise che mi avrebbe fatto fare carriera come avvocato, visto che sono laureato in giurisprudenza, che mi avrebbe introdotto nel jet-set e mi avrebbe fatto diventare ricco se avessi iniziato una relazione con lui”. E ancora: “Quella notte Morini fece uso di stupefacenti davanti a me. Sniffò su un tavolo”. Mangiacapra, che nel processo si è costituito parte civile, ha raccontato che il prete gli chiedeva spesso di fare sesso al telefono: “Ovunque fossi, a qualunque ora, dovevo smettere di fare quello che stavo facendo per soddisfarlo altrimenti non mi avrebbe più aiutato con il lavoro”.

Don Morini avrebbe avuto, secondo le accuse, una doppia vita molto intensa, con alcuni personaggi che l’uomo avrebbe interpretato, spacciandosi non solo come un magistrato ma anche come un noto chirurgo. “Usava cocaina in quantità industriale”, racconta un altro testimone, Nino Belvedere. “A Barcellona ne acquistò talmente tanta che ne dovette gettare parte nel gabinetto. Aveva l’autista e si era presentato come un giudice. Quando il mio amico Francesco Mangiacapra mi disse che sospettava fosse un prete non ci ho creduto”.

Morini avrebbe millantato anche conoscenze di altissimo livello: “Si presentò come un giudice importante che conosceva gli Agnelli, Renzi e le più importanti famiglie toscane – ricorda in aula Belvedere- abbiamo avuto rapporti sessuali e lui li ha regalato soldi, parecchi soldi per aiutarmi negli studi. La nostra storia si interruppe dopo una vacanza a Barcellona dove consumò moltissima cocaina. Io non ne volevo sapere”.

Un altro testimone, Thomas Gnes, che all’epoca faceva escort, raccontò che Morini lo chiamò al telefono. Poi iniziarono gli incontri: “Venne una prima volta a casa mia a Padova con la Mercedes e l’autista. Da lui ebbi soldi e regali costosi: occhiali Louis Vuitton e un giubbotto Armani. Girava con 8mila euro in contanti nel borsello. Nell’ambiente escort gay era famoso: era un giudice facoltoso e pagatore. Ma io dissi basta”.

Quei conti in parrocchia che non tornavano

In tutto sono cento i testimoni che il pm Alessandra Conforti ha chiamato a deporre. Durante la testimonianza di un sacerdote, don Maurizio Marchini, è emerso che la gestione dei conti della parrocchia da parte di don Euro sarebbe stata tutt’altro che precisa e attenta: “Prima di lui (don Morini, ndr) don Adriano Giuseppini dopo aver effettuato tutti i pagamenti che riguardavano le utenze di luce, gas acqua e piccole manutenzioni, ci consegnava mensilmente tutte le entrate della parrocchia, le elemosine, i compensi per le messe in ricordo dei defunti, i matrimoni, i funerali, le comunioni, i battesimi e le offerte raccolte durante le messe, quelle che i fedeli mettono nei cestini. Il consiglio, di cui faceva parte anche un commercialista, rendicontava questi soldi, all’epoca esisteva un registro, e poi li metteva in banca”. Le cose però cambiarono, e non di poco, quando arrivò don Morini: “Da quando arrivò i conti non tornavano più. Non riuscivamo più a fare in parrocchia quello che facevamo prima, i soldi non bastavano mai. Ci staccavano la luce perché non pagavamo le bollette e il consiglio non ha più potuto rendicontare tutte le entrate come faceva prima. Abbiamo dovuto comprare una cassaforte per conservare almeno le offerte delle messe domenicali e poche altre entrate. Cassaforte di cui Morini non aveva la chiave”. La situazione divenne talmente insostenibile che l’intero Il consiglio parrocchiale per gli affari economici (di cui don Giuseppini faceva parte) nel 2014 si dimise.

La stessa versione è confermata da don Guido Ceci, all’epoca direttore dell’ufficio amministrativo della diocesi di Massa, Carrara e Pontremoli. “Non esisteva una amministrazione, non esistevano i registri parrocchiali. La gestione delle parrocchie dove è stato parroco don Luca Morini non era una gestione amministrativa corretta. A Caniparola i fedeli che si occupavano degli affari economici si dimisero tutti, per la gestione non corretta”.

Quei soldi chiesti per i bambini bisognosi

Il processo era iniziato, nel giugno 2019, con la deposizione fatta da un maresciallo dei carabinieri, Alessandro Schiffini, che aveva seguito le indagini su Morini. “Chiedeva soldi alle famiglie – raccontò il maresciallo – per aiutare bambini bisognosi di cure costose cure, a Pasqua e Natale mandava ignari collaboratori a ritirare donazioni in denaro di aziende del marmo”. Tra i testi ascoltati in tribunale, alcuni mesi fa,  l’ex suora Maria Ausilia Favilla: raccontò di aver dato un assegno di 500 euro al prete, che aveva chiesto soldi per le messe in suffragio delle religiose morte, dicendo loro che se non avessero pagato le consorelle defunte sarebbero bruciate tra le fiamme dell’inferno.

 

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4 Commenti
    Valdo Valdese

    A dire al verità, non mi sembra un prete diverso dagli altri…

    Chiavari Chiavarese

    Ma porca miseria, o sono pedofili o omosessuali e cocainomani. Non se ne salva nessuno. Chiudete le chiese che è meglio.

    antonio

    E’ sempre sbagliato generalizzare oltre tutto non è neanche giusto.La responsabilità penale è personale..
    Se un cassiere di Banca ruba,non diremo che tutti i bancari sono ladri.
    Qui’ abbiamo un gran mascalzone con l’aggravante dell’abito talare.
    La maggioranza,anche se tutto sembra smentirmi… E’ fatta di persone per bene (almeno spero)

      Bruno

      Generalizzare e’ sbagliato ma coprire le porcate da parte delle autorita’ religiose e’ un crimine.

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