Un compito arduo ma allo stesso tempo una sfida avvincente per il professor Luca Morelli, che succede al compianto professor Franco Mosca alla guida della Fondazione Arpa di Pisa. La decisione è stata assunta all’unanimità dal cda dell’ente, che ha anche deciso per l’ingresso nel consiglio di Elena Mosca e Francesca Fiorentini. Quarantasei anni, al fianco di Mosca da oltre venti – prima come specializzando, dunque come collega prescelto dal luminare – Morelli raccoglie un’eredità pesantissima. L’operato di Mosca, fin dal 1992 – anno di nascita di Arpa – è infatti sotto gli occhi di tutti: visionario, determinato, instancabile, l’ex presidente di Arpa ha impresso una svolta decisiva nella vita di migliaia di giovani medici in tutto il mondo, fornendo loro la possibilità di studiare e di specializzarsi. Fondamentale, inoltre, l’apporto di questi anni da parte di Arpa in termini di cooperazione umanitaria e di crescita di una cultura della sanità a livello globale. Non meno cruciale il contributo in campo scientifico: il Festival della robotica è solo l’ultima di una serie di iniziative di caratura internazionale. Traguardi che sarebbero sufficienti a far tentennare chiunque, ma il professor Mosca – con lucida capacità di analisi fino all’ultimo – aveva già previsto tutto designando il suo erede.
“Il professore – dichiara Morelli – se ne è andato chiedendomi di occuparmi della sua Scuola chirurgica e di intensificare il mio impegno nella Fondazione Arpa: potete immaginare quanto ardua ed impegnativa sia questa impresa, ma certamente ce la metterò tutta, per onorare la sua memoria e la sua fiducia”. Già figura di rilievo nel cda di Arpa, Morelli collabora da anni a molte importanti iniziative dell’ente, grazie alla capacità del professor Mosca di saper individuare e coinvolgere le energie migliori della società ed anche per merito di una connaturata propensione a supportare il prossimo.
“Ricordo con emozione ed affetto il Progetto Perù – prosegue il nuovo presidente – nel contesto del quale abbiamo potuto sostenere negli anni, studenti fino alla laurea in Medicina e Chirurgia. Al sostegno economico venuto dalla Fondazione, necessario per pagare l’Università a Lima, è seguito poi quello diretto mediante l’esperienza personale della missione in Perù, nel corso della quale è stato possibile offrire direttamente cure mediche gratuite ai più poveri e lavorare insieme al Dr. Homero Lopez, chirurgo protagonista del progetto”. Ed era proprio in situazioni come queste, tra l’altro, che si esprimeva al meglio il disegno illuminato del professor Mosca: dare voce a chi non poteva averne, offrendo un’opportunità di studio e formazione ai meritevoli, sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo. “Il dott. Lopez – ricorda Morelli – ne è un chiaro esempio: una volta laureato e specializzato in chirurgia, ha iniziato a lavorare per la sua gente, ed ora dirige un reparto di Chirurgia a Huaraz, sulla Sierra Andina. Negli ultimi anni poi, sempre grazie al sostegno di Arpa, è anche venuto in Italia per perfezionarsi in chirurgia mini-invasiva e diventare uno dei primi chirurghi Peruviani, con competenze anche in chirurgia Robotica. Questo fluido interscambio è sempre stato alla base dell’agire e della crescita di Arpa”.
La mission di Arpa prosegue con rinnovate energie ed entusiasmo. “Siamo uomini di scienza e medicina – precisa Morelli – e la Fondazione è sempre stata uno strumento particolarmente attento alle problematiche di ambito sanitario: sostenere la ricerca, la formazione in ambito medico, tendere una mano dove non arrivano gli enti pubblici. Continueremo a fare tutto questo”.
Morelli si sofferma infine ricordando cosa gli ha lasciato il professor Mosca. “Il suo esempio innanzitutto. Era un vero maestro, i suoi insegnamenti non si fermavano solo agli aspetti ‘tecnici’ della professione, cioè alla tecnica e alla clinica chirurgica. Curava molto anche l’aspetto dei rapporti interpersonali con i colleghi e con i pazienti e invitava spesso a non interessarsi solo alla professione in modo stretto, ma a cercare di allargare gli orizzonti. Ecco, ci ha insegnato a occuparsi e preoccuparsi degli altri: lui si faceva carico delle persone”.
L’altra grande eredità è la ferma determinazione e l’energia inesauribile espressi dal professore nell’arco della sua vita: “Un esempio incredibile – spiega Morelli – perché tanti dei suoi risultati li dobbiamo non solo alle sue capacità manageriali ed alle sue idee, ma anche alla sua tenacia, fuori dal comune. Era un uomo che non si arrendeva mai. Si tratta di grandi qualità che vorrei rimanessero capisaldi da tramandare anche ai più giovani: lui sicuramente ha cercato di passarci tutto questo. Continuiamo nel solco tracciato, coltivando questo spirito con rinnovate energie”.