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La B che verrà, il calcio che sarà, il Pisa che vogliamo

- Sport
17 Agosto 2020

Andrea Cosimi

Mentre il Paese imbocca di nuovo con decisione la strada dell’emotività e del panico da Covid (nonostante numeri che sarebbero ampiamente gestibili senza scelte oscurantiste), la Serie B già scalda i motori in vista della nuova edizione, la cui partenza è prevista tra poco più di un mese, il 26 settembre.

Oltre alla perdente della finalissima Spezia-Frosinone, e dopo la pesante vittoria esterna dei liguri di domenica sera sembra proprio che i Ciociari rimarranno in cadetteria, ecco le restanti diciannove squadre ed i loro presumibili obiettivi. Dalla A scendono Brescia, Lecce e Spal, e lo fanno forti di un “paracadute” milionario che, c’è da giurarci, permetterà loro di allestire organici per puntare in alto.

Dalla C salgono quattro società ambiziose e forti economicamente: Reggiana, Reggina, Vicenza e, soprattutto, il Monza di Galliani e Berlusconi, già incontrastato dominus del mercato e che non fa mistero di puntare subito all’olimpo del calcio. Ci sono poi le “grandi” deluse del campionato appena concluso: Chievo ed Empoli su tutte, ma anche Cremonese e Salernitana. Infine le altre: Ascoli, Cittadella, Cosenza, Entella, Pescara, Pisa, Pordenone e Venezia. Potrebbero chiamarla A2 dunque, tante sono le pretendenti, in diversi casi dichiarate, per la promozione.

Certo il calcio italiano dà sempre più l’idea di rimanere “roba per ricchi”: la C continua ad essere un “bagno di sangue” che, anche questo anno, ha fatto vittime. Purtroppo la scelta dello Stato Italiano, supportata dal consenso di buona parte della popolazione, è quella di tenere chiusi i luoghi aperti, primi fra tutti gli stadi. Non credo che cambierà qualcosa nel breve, anche la stagione prossima ad iniziare la dovremo vivere da uno schermo. Il fatto è che ci stiamo progressivamente abituando a questa vita simulata piena di privazioni e di limitazioni che, a questo punto, più di tanto non sembrano essere servite. Ma tant’è, inutile farsi il sangue amaro, il nostro Pisa continueremo a vederlo da lontano ma ad amarlo come e più di sempre.

Il danno economico per le società di calcio è rilevante, ma la strada è segnata: stadi, discoteche e spiagge all’aperto sul banco degli imputati, e pazienza se chi ci lavora, e sono tantissimi, andrà in difficoltà, perseguire la strada del “non si può fare” e non delle regole sembra più adatta per l’italiano medio, già facilmente seducibile dal linguaggio delle tv e dai toni forti.

Aspettando quindi speranzosi il vaccino, e chissà quanto ancora prima dell’arrivo della innegabile madre di tutti i business degli anni duemila, non ci resta invece che mantenersi rispettosi delle regole che ci vengono dettate, perché comunque il virus c’è e, per quanto comporti numeri di morti decisamente inferiori al cancro e agli infarti, va contenuto, in primis per tutelare i cosiddetti soggetti a rischio.

Sento parlare in città che, con tre quattro innesti di spessore, il Pisa potrebbe puntare alla A. Forse potrebbe essere vero, ma non possiamo non tener conto della maggiore competitività che la prossima edizione di B esprimerà. Sicuramente confermare questo meraviglioso gruppo sarebbe già un buon punto di partenza per costruire una rosa capace di rimanere in B: non potranno arrivare solo giovani promesse e scommesse, occorrono giocatori di spessore e di esperienza.

Ma la fiducia in Gemmi e D’Angelo è ai massimi livelli, e questo anno più di sempre dobbiamo sostenere la Società: con i tempi che corrono è sempre più difficile trovare validi imprenditori che investono nel Calcio, teniamoci stretti Ricci e Corrado. E le eccellenze del territorio pisano sostengano più decisamente il nostro Pisa. Potrebbe essere un anno di transizione, e andrebbe bene così, anche se tutta la tifoseria neroazzurra deve ormai cominciare a pensare in grande dopo quasi trenta anni di profilo basso cui è stata costretta dagli eventi.

 

Foto: Gabriele Masotti

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