I numeri sono impressionanti: quasi cinque tonnellate di cocaina sequestrata. È il bilancio dell’operazione internazionale antidroga “Los Blancos“, coordinata dalla procura di Firenze, che ha interessato il capoluogo toscano e le città di Genova, Modena, Pisa e Lucca, oltre a diversi Paesi esteri, sgominando un cartello criminale albanese considerato leader in Europa. Arrestati trenta cittadini albanesi, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga. Le indagini hanno ricostruito le dinamiche operative di un cartello denominato “Kompania Bello“, che acquistava enormi quantità di cocaina dal Sudamerica. Sequestrati 5,5 milioni di euro in contanti.
La banda utilizzava sofisticati mezzi di comunicazione criptati. Il capo, un quarantenne albanese, negoziava direttamente con i cartelli della droga dell’Ecuador, organizzando le spedizioni in Europa. I proventi venivano riciclati attraverso un metodo di origine cinese, noto come sistema fei ch’ien (flying money): una somma veniva depositata in una delle agenzie della rete, in un determinato paese. La stessa somma veniva ritirata in un altro paese e consegnata al destinatario. In questo modo non restava alcuna traccia. L’operazione Los Blancos è stata coordinata a livello internazionale da Europol ed Eurojust, con la stretta collaborazione delle forze dell’ordine e le autorità giudiziarie di diversi paesi. A farla partire è stata la Polizia italiana nel 2015.
Il cartello aveva anche un proprio logo, “Bello”, che era impresso sui panetti di cocaina. Da qui il nome dell’operazione. Le indagini hanno ricostruito che la banda era ben ramificata, oltre che in Italia anche nei seguenti paesi: Olanda, Ecuador, Austria, Svizzera, Francia, Norvegia, Turchia, Germania e Belgio. Il gruppo disponeva di grandi disponibilità economiche e logistiche e i suoi appartenenti erano pronti a tutto, come dimostrato da alcune brutali aggressione messe a segno per regolare alcuni controversie.
L’indagine partita da una rissa
Nel 2015 gli inquirenti hanno iniziato a indagare da un episodio apparentemente marginale, una rissa scoppiata a Firenze tra alcuni albanesi conosciuti dalle forze dell’ordine per lo sfruttamento della prostituzione. Presto si copre che qualcuno è dedito anche allo spaccio di stupefacenti e, sempre in quella fase, vengono sequestrati 9 kg di eroina scoperti trasportati nel bagagliaio di un’auto sull’A1. Arrestati una donna insospettabile di 65 anni e un uomo di 48 anni, oltre a due albanesi di 34 e 43 anni, che viaggiavano a 30 km chilometri dall’altra auto per controllare il carico. Da quel primo episodio le indagini sono andate avanti risalendo ai complici e ai canali di rifornimento. L’organizzazione criminale aveva organizzato una rete di protezione (legale e sociale) per i propri affiliati: una parte dei proventi del traffico di coca, infatti, veniva destinata al pagamento delle spese legali in caso di arresto degli associati e al mantenimento dei loro familiari. Ai membri del sodalizio veniva imposto, pena gravi ritorsioni sui familiari, il vincolo dell’omertà, sempre rispettato per il timore di vendette.
RETTIFICA
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