Quando un avversario è nettamente inferiore è giusto continuare a giocare con il massimo impegno con il rischio di umiliarlo per il risultato? Viene naturale rispondere di no. Ma prima di tutto vediamo i fatti. L’episodio di cui vi parliamo (l’ultimo, visto che non è la prima volta che si verifica un caso simile) è avvenuto in provincia di Firenze, nel campionato Giovanissimi B Under 14. La partita Santa Maria-Avane è finita 18-1. Sì, avete letto bene, diciotto a uno. Sconforto e persino qualche lacrima tra i giocatori della squadra battuta con un punteggio che, per usare un eufemismo, definiremo pesante.
C’è chi ha parlato di accanimento e chi riferisce che l’allenatore della squadra che stava vincendo nettamente continuava a incitare i propri ragazzi a fare altri gol. Proprio per questo motivo c’è chi ha parlato di “bullismo” contro chi è sportivamente inferiore. Ma è proprio così? Lo scopo del gioco del calcio è fare gol e, al di là del risultato finale, ogni giocatore non può che avere piacere nel realizzarne uno. Esiste una regola che imponga di fermarsi quando si vince con un distacco molto forte, diciamo 10-0? No, non esiste. Ma, alcuni sottolineano, c’è un limite a tutto e, proprio per questo, infierire non è bello né sportivo. Ma qual è il limite al di là del quale ci si dovrebbe fermare? Difficile avere una risposta certa. Voi che ne dite?
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Secondo me va benissimo,se chi vince smettesse di giocare o cominciasse a passarsela e basta sarebbe una presa per il culo agli avversari e mancanza di rispetto per chi guarda la partita