Si parla tanto di integrazione e di abbattere i muri, a partire dalla scuola, ma questa storia che arriva da Prato, in Toscana, deve indurci a una seria riflessione. Tutto nasce dalla richiesta dei cinesi di isolarsi per proteggersi dai rischi di contrarre il Covid-19, chiedendo delle classi separate. L’idea, accarezzata da una parte della grande comunità cinese di Prato, sarebbe proprio quella di togliere i ragazzi dalle scuole e provvedere autonomamente alla loro educazione. O in famiglia o mediante insegnanti privati. Ovviamente a fine anno i ragazzi dovrebbero sostenere un esame pubblico per superare l’anno scolastico. A dirlo apertamente è stato il consigliere comunale Marco Wong: “Si pensa di riconvertire strutture ferme come quelle delle associazioni cinesi per creare una scuola protetta”. Non ci sono dati ufficiali ma sembra che a Prato e dintorni il numero di chi non si presenta a lezione sia pari quasi un terzo degli studenti. La notizia crea non poche perplessità e proteste, anche sul fronte politico.
“Questa sarebbe la loro visione democratica di inclusione?”, si domandano Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e Rita Pieri, responsabile regionale Dipartimento Istruzione di FI Toscana. “Quale rispetto avrebbero delle istituzioni? In questo caso intendiamo per le istituzioni scolastiche. Se vivi in Italia e pretendi giustamente di andare a scuola poiché per Costituzione il diritto allo studio è in Italia per tutti, non puoi pretendere poi non solo di dettarti da solo le regole di frequenza e di comportamento, ma addirittura si desidera una scuola etnica. Questa è follia. Ogni etnia, ogni comunità una sua scuola? Sarebbe uno schiaffo in faccia a pedagogisti italiani come la nostra educatrice Maria Montessori o altri”.
“Questo pare ipotizzare il consigliere comunale pratese Marco Wong – proseguono sdegnate Mazzetti e Pieri -. Ha dell’incredibile ipotizzare, anzi avere la presunzione di chiedere classi senza gli italiani formate quindi da soli cinesi, pertanto per loro classi sicure, quindi scuole protette. Perché ‘nella testa’ dei Cinesi invece i ragazzi italiani non avrebbero diritto a tutto ciò? Devono essi per caso vivere senza garanzie quotidiane? La scuola italiana è e sarà sempre una ed aperta a tutti, sia quella statale che paritaria”.
“Quando mai la sicurezza passa attraverso scelte etniche? Certi pensieri per poter mettere in sicurezza i ragazzi tutti, vanno non solo ostacolati ma combattuti. Il Covid non può portarci a tutto questo non dobbiamo permetterlo. Guai a cedere alla paura e poi generare contemporaneamente dichiarazioni pubbliche folli. La scuola sta facendo di tutto per essere sicura e non certo per merito del Governo Conte (Azzolina si sta dimostrando da mesi un disastro) ma solo per il buon senso e la grande responsabilità dei dirigenti e della scuola tutta. Senza dimenticare l’impegno delle famiglie italiane e dei nostri studenti, dai piccoli ai grandi, tutti insieme indipendentemente dai loro tratti somatici. Non dimentichiamolo mai. Questa è la vera inclusione sociale, in sicurezza in questo momento, per tutti non solo per alcuni… altro che le proposte scellerate della comunità cinese”.
La rettifica di Marco Wong
La frase riportata nel suddetto articolo, “si pensa di riconvertire strutture ferme come quelle delle associazioni cinesi per creare una scuola protetta”, oltre a non citare la fonte da cui la frase stessa è estrapolata, ossia l’articolo sul “Corriere Fiorentino” del 15.10.20 a firma del giornalista Giorgio Bernardini, ne travisa del tutto il significato. Leggendo l’intero articolo originale e il contesto da cui la frase è stata da Voi estratta , si comprende infatti bene come il Consigliere Wong si sia limitato a confermare un’informazione appresa nell’ambiente della Comunità cinese di Prato, e quindi non abbia affatto espresso un’idea propria o “ipotizzato” una soluzione come quella espressa nella frase citata. Al contrario, l’opinione del Consigliere va convintamente nella opposta direzione, ossia quella di rassicurare le famiglie cinesi e di incoraggiarle a mandare i ragazzi a scuola, luogo in cui, oltre alle nozioni che fanno parte della cultura di base , s’impara anche la socializzazione con i propri compagni , che costituisce la base di una reale integrazione nel tessuto sociale della città. Si precisa, peraltro, che sulla questione, anche il pensiero della famiglie cinesi ( che è comunque complesso ed eterogeneo ), è espresso, nel Vostro articolo, in maniera errata e riduttiva.
Bene allora tornate in Cina, li si che sarete al sicuro.
Anzi torni in Cina anche il “Consigliere Wong” almeno è al sicuro anche lui.
E con lui anche i suoi amichetti del PD visto che, insieme alla sua amichetta. ci si è iscritto!
Questi sono gli stessi che,a febbraio,saltellavano su tutti i socials al grido “sono un cinese,non sono un virus”,mentre a Milano era di moda lo slogan “abbraccia un cinese”,a Roma la sindaca andava da una certa Sonia,che dava degli ignoranti agli italiani,perché si macchiano dell’onta di avere timore nel recarsi al suo ristorante,ad ingozzarsi di involtini primaverili..classi separate,anzi meglio,istruzione in famiglia?Ok,ma l’esame alla fine dell’anno ve lo andate a fare in qualche bel villaggio rurale in patria,dove neanche parlano mandarino,ma qualcuno fra i “mille mila”dialetti…se poi doveste sentirvi più sicuri,non fatevi scrupoli a trasferirvi lì definitivamente,ce ne faremo una ragione.
io ho un’alunna di quinta che è cinese ed bravissima a matematica, perciò è una delle mie cocchine, però, pur essendo nata e cresciuta in Italia è cinese e non sarà mai italiana, nel senso che si sentirà sempre cinese e della Pietà di Michelangelo o del Colosseo non gliene fregherà mai nulla. non c’è nessuna integrazione e mai ci sarà
dr.Strange ha ragione. Uno può essere nato, cresciuto, vissuto in Italia finché vuole, ma se in casa con i propri familiari parla una lingua che non è l’italiano (o un dialetto italiano) non è italiano. Punto.
Beh, visto che i cinesi come si contengono bene i virus(sia in cina 0 contaggi da mesi)sia la comunità cinese in italia(quasi 0 contaggi fino a poco fa) e ovvio che si sentono rischi mezzi ai deficienti che nn se ne frega nt del salute di se stesso e degli altri…qua la differenza non è etnica ma è di intelligenza