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Cinque agenti di polizia penitenziaria a processo per tortura

- Cronaca
26 Novembre 2020

Al tribunale di Siena il prossimo 18 maggio 2021 si aprirà il primo processo in Italia che vede imputati alcuni appartenenti alle forze dell’ordine accusati di tortura (reato introdotto nella legislazione italiana nel 2017). Il gup ha rinviato a giudizio cinque agenti di polizia penitenziaria, tre ispettori e due assistenti, che prestavano servizio nel carcere di San Gimignano (Siena), accusati di aver picchiato un detenuto tunisino durante un trasferimento di cella. I reati contestati: lesioni aggravate, minaccia, falso ideologico e tortura. La procura sta ancora indagando sulle posizioni di altri 10 agenti. Nel procedimento sono state ammesse sette parti civili, legate a varie associazioni a tutela dei diritti e delle garanzie dei detenuti.

Profonda amarezza per la decisione del Gup è stata espressa da Manfredi Biotti, avvocato di quattro dei cinque agenti rinviati a giudizio e di nove degli altri dieci agenti indagati. “Il giudice non ha deciso niente di ciò che si è chiesto. La decisione sarà quindi del tribunale collegiale. Avevamo fatto presenti una serie di questioni sulle indagini, sulla situazione, sulla tipologia di reato. Il Gup ha fatto un mero rinvio a giudizio senza decidere niente perché può farlo, non essendo obbligato, e rimettendo quindi la palla al tribunale”.

La tesi dell’accusa

Il detenuto avrebbe subito sofferenze acute e un “trattamento inumano e degradante”. L’11 ottobre di due anni fa quindici agenti prelevarono il detenuto dalla cella dove si trovava in isolamento per reati legati allo spaccio di droga, per portarlo in un’altra cella. Lungo il tragitto sarebbe stato picchiato e insultato, cercando di occultare le riprese delle telecamere di sorveglianza. La vittima, sempre secondo l’accusa, sarebbe stata minacciata e terrorizzata tanto da rifiutarsi di farsi visitare dal medico e di sporgere denuncia. E avrebbe detto di essersi ferito al sopracciglio cadendo. Ma alcuni diedero un’altra versione dei fatti e così fu aperta l’inchiesta. I sindacati degli agenti di polizia penitenziaria  denunciarono l’emergenza delle carceri, a causa del sovraffollamento e delle gravi carenze di personale e di investimenti.

Centrodestra dalla parte degli agenti

”A prescindere dal merito giuridico del procedimento penale”, commenta Edmondo Cirielli, presidente della direzione nazionale di Fratelli d’Italia – riteniamo che questo sia solo il primo effetto di una legge penale vergognosa contro le Forze dell’Ordine, che è stata contrastata con forza da Fdi. Non certamente perché siamo contrari a punire le torture, ma poiché riteniamo che questa norma sia stata ideata per trasformare in tortura altre condotte illecite e perfino molte altre che non lo sarebbero affatto’. Per questo motivo – prosegue – nella prossima legislatura cancelleremo questa orribile norma sul piano giuridico che criminalizza e discrimina le forze dell’ordine. In un’epoca nella quale le aggressioni e le violenze finanche gravi ai danni degli uomini e delle donne in divisa non vengono spesso punite neanche con un solo giorno di carcere, aver previsto anche per presunte violenze psichiche pene folli e sproporzionate per il nostro ordinamento, nonché l’invenzione di condotte eteree qualificandole come un grave reato, rappresenta una vergogna istituzionale verso i servitori dello Stato in divisa. “Nella prossima legislatura, quando saremo maggioranza, prevedremo che soltanto vere condotte violente vengano punite adeguatamente introducendo una circostanza aggravante specifica”.

Nell’autunno di due anni fa la Lega fu in prima fila con gli agenti di polizia penitenziaria finiti sotto accusa. Matteo Salvini espresse solidarietà agli agenti e visitò il carcere senese, davanti organizzando una manifestazione di solidarietà nei confronti degli agenti. Anche la parlamentare senese del Pd Susanna Cenni, prese posizione sull’episodio allargando il discorso sulla gestione complessiva del carcere e sottolineando “i problemi di organico, le difficoltà rispetto alle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria evidenziate da anni, così come la mancanza di una direzione stabile”.

L’associazione Antigone: “Governo sia parte civile”

“Il rinvio a giudizio per tortura è una notizia che speriamo dia ristoro alle vittime”, sottolinea in una nota il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella. “La tortura è un crimine che va indagato con decisione, così come è stato fatto. La tortura, purtroppo, esiste ma fortunatamente ora esiste anche una legge che la punisce”. Da Gonnella “un invito al ministero della Giustizia e al Governo tutto: si costituisca parte civile. Così garantiremo maggiormente quella enorme fetta di operatori che si muovono nel solco della legalità”.

 

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4 Commenti
    Antonio

    Che questi delinquenti siano incarcerati insieme ai mafiosi! Loro si suppone rappresentino la legge e loro per primi dovrebbero rispettarla!

      Orlando Sacchelli

      Andiamoci piano con le parole. Non c’è stato ancora alcun processo e in uno stato di diritto fino a sentenza passata in giudicato c’è la presunzione di innocenza. A meno che non si ami la legge del taglione…

    bertoldo

    che esagerazione parlare di “tortura” ! e’ l’attacco scellerato dei”sinistri” a una categoria di servitori dello Stato da sempre encomiabili e di grandissima abnegazione !

    Giorgio+Colomba

    Ben gli sta. Così imparano che in un regime rossogiallo e con toghe eredi di Togliatti Guardasigilli, gli agenti carcerari le botte non devono darle, ma solo prenderle.

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