A 88 anni si è spento Giorgio Morales, ex sindaco socialista di Firenze dal 1989 al 1995. Nato a La Spezia il 26 marzo 1932, giovanissimo si avvicinò alla politica, dapprima nelle file di Unità Popolare, poi nel Partito socialista italiano. Laureato in Scienze politiche, fu dirigente della Provincia di Firenze dal 1965 al 1970. Dopo quella esperienza fu nominato coordinatore dell’ufficio legislativo del Consiglio regionale. Socialista lombardiano, fu eletto consigliere comunale a Firenze per diverse legislature, tra il 1975 e il 1989. Assessore al Decentramento nel 1975, divenne vicesindaco dal 1979 al 1983. Nelle giunte presiedute da Bonsanti, Conti e Bogianckino fu assessore alla Cultura. Nel 1989 divenne sindaco, dopo un infarto che mise fuori gioco Bogianckino, con il sostegno di Pci, Psi, Psdi e Pli.
L’anno seguente, sull’onda del socialismo autonomista craxiano, si ritrovò a guidare una giunta di pentapartito (Dc, Psi, Pri, Psdi e Pli), con i comunisti che dopo diversi anni finirono all’opposizione. Ricandidatosi sindaco nel 1995 con una coalizione di centro e l’appoggio di Forza Italia, fu sconfitto dal professor Mario Primicerio, candidato del Pds (ex Pci). Rimase consigliere comunale fino al 1999. Dal 2001 al dicembre 2003 fu presidente dell’Istituto Regionale per la Programmazione economica della Toscana (Irpet). Dal 2004 al 2010 membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Europeo dell’Ombudsman e Difensore civico della Regione Toscana. Autore di numerosi scritti di diritto regionale e degli enti locali, nel 1989 pubblicò il libro “Le scale consumate”, incentrato sulla politica fiorentina dal 1960 al 1985. Nel 1995 raccontò la sua esperienza di sindaco nel libro “L’assedio di Firenze”.
“Una perdita gravissima, che mi riempie di dolore e di amarezza”, commenta il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Con Giorgio Morales se ne va un pezzo della nostra migliore storia politica e amministrativa. Un grande uomo e una figura istituzionale che ha lasciato il segno nella città di Firenze e nella Toscana. Il dolore è affiancato all’orgoglio per essergli stato vicino dal punto di vista politico e umano. È stato lui il primo a credere in me ancora inesperto e affidarmi un ruolo di grande responsabilità chiamandomi in giunta nel ’93 come assessore alle infrastrutture e alla mobilità. Insieme a lui ho vissuto quella mia esperienza sentendo il conforto, quasi paterno, e il sostegno della sua grandissima stima nei miei confronti. Con lui ho condiviso tutta l’esperienza socialista; Morales era arrivato al partito dopo il suo impegno nel mondo laico e progressista che lo aveva portato nei movimenti che si ispiravano al socialismo liberale dei fratelli Rosselli. Abbiamo quindi condiviso l’esperienza dei socialisti della sinistra che si rifaceva a Riccardo Lombardi”.
“Ricordo con commozione la sua ultima visita a Palazzo Vecchio in occasione del compleanno di Mario Primicerio – ha scritto su Facebook il sindaco di Firenze Dario Nardella -. I fiorentini lo piangono nel ricordo profondo della sua dedizione al servizio della città. Alla famiglia giunga il nostro più sincero cordoglio”.
Nel libro “L’assedio di Firenze” Morales descrisse con minuzia di particolari la sua esperienza politica e le difficoltà di fare fronte ai mille problemi quotidiani di una metropoli moderna (dal traffico all’inquinamento al problema degli immigrati). Morales si soffermò anche su aspetti prettamente politici, ad esempio dell'”accerchiamento dei comuni limitrofi” di Firenze e di “un’opposizione, spesso distruttiva e ostruzionistica, del Pds”. Morales rivendicò “con orgoglio” di aver portato a termine il suo mandato di sindaco “senza essere travolto dall’onda di Tangentopoli” e di aver realizzato quanto possibile del suo progetto “Fare Firenze”, a iniziare dal piano regolatore.
In un libro più recente, “I mozzaorecchi” (2011), si soffermò su un pezzo di storia politica fiorentina ormai dimenticata, raccontando gli ex azionisti, definiti “mozzaorecchie” per il loro presunto giacobinismo moralistico: Piero Calamandrei, Ferruccio Parri, Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti ed altri, provenienti dal disciolto Partito d’Azione, o i più giovani passati direttamente dal Movimento di Unità Popolare al Partito Socialista Italiano. Ma anche i socialisti, come Mariotti, Pieraccini e Lagorio e i democristiani, come Pistelli e Butini, con la figura centrale del sindaco Giorgio La Pira. Scorrono vicende politiche come l’autonomia socialista, il centro-sinistra, la giunta La Pira-Agnoletti. In quegli anni, sia pur giovanissimo, era già presente e partecipe anche Morales, agli inizi della sua lunga carriera politica.
“Ero legato a Giorgio, sindaco di Firenze in un frangente difficile e ottimo difensore civico della regione Toscana”, ricorda il senatore socialista Riccardo Nencini, presidente della Commissione istruzione e cultura del Senato. “Ha incarnato per mezzo secolo la sinistra riformista nella sua città. Un socialista colto, preparato, figlio di una tradizione che si ricollegava a Ramat, Calamandrei, Enzo Enriquez Agnoletti. Gli ho chiesto consigli fino a poco tempo fa. Me ne ha sempre dati di buoni”.