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Covid, parla il primo vaccinato d’Italia

- Cronaca
3 Dicembre 2020

In Toscana c’è un uomo di 42 anni che è già stato vaccinato per il Covid-19. È un imprenditore cinese che vive e lavora a Prato. Come racconta a La Nazione ad agosto si è offerto volontario, con la moglie, per partecipare alla sperimentazione del vaccino Sinovac e il mese dopo è stato chiamato da un ospedale di Wenzhou, città di tre milioni di abitanti situata nella parte sud-orientale della provincia dello Zhejiang.

Contrariamente a quanto si possa pensare non è vero che i cinesi in Italia si ammalano poco di Covid perché si sono fatti vaccinare, in fretta e furia, nel loro Paese. “Il biglietto aereo costa 4mila euro – spiega Wu Yang – e un viaggio con tutta la famiglia è molto oneroso”. Molti, però, erano già tornati nel loro Paese. Proprio come il signor Yang, tornato in Cina a marzo, con tutta la famiglia, dopo l’inizio della pandemia nel nostro Paese. Trascorsi sei mesi, e con il vaccino fatto, è rientrato in Italia (i figli sono rimasti a Wenzhou) per riprendere la vita normale.

Racconta di sentirsi bene, di non aver avuto effetti collaterali e di aver scelto di vaccinarsi prima possibile perché aveva troppa paura del virus. Dopo essersi messo in lista (ad agosto) l’hanno chiamato presto, dopo neanche un mese: “Immaginavo che avrei dovuto aspettare di più, invece hanno dato priorità alle persone che dovevano tornare in Europa, dove l’epidemia è ancora in fase attiva, mentre in Cina la situazione è sotto controllo”.

Su 50mila cinesi residenti tra Prato, Firenze e Pistoia i positivi al Covid sono stati solo 308, con un tasso di incidenza molto basso. Come si può spiegare? Probabilmente sono stati molto rigidi nel rispettare le misure di prevenzione, chiudendo il più possibile le loro attività ancor prima che venisse deciso dalle autorità (come molti avevano notato a febbraio-marzo). Qualcuno ipotizza che molti, pur avendo i sintomi, non si siano sottoposti al tampone. Potrebbe essere, ma sicuramente nei casi più gravi, che hanno richiesto il ricovero in ospedale, non sarebbe stato possibile sfuggire al controllo.

 

Foto d’archivio

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Giornalista.

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