Ancora una volta la Ru486, meglio nota come pillola del giorno dopo, fa scoppiare la polemica politica. A Firenze e in diverse altre città italiane sono comparsi dei grandi manifesti, affissi sui “camion vela”, con questa scritta: “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486, mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo”. Li ha commissionati l’associazione Pro Vita & Famiglia schierandosi contro “l’aborto farmacologico” e la pillola equiparata al veleno. “La pillola Ru486 – punta il dito l’associazione – si può assumere fino alla nona settimana e in day hospital senza ricovero per una decisione presa dal Ministro della Salute Roberto Speranza con le nuove Linee Guida di Agosto fatte alla chetichella in estate. E tutti si sono messi a festeggiare. Ma questa o è ignoranza o è frutto di una vergognosa manipolazione mediatica. Sapete che la Ru486 può causare emorragie, gravidanze extra uterine, infezioni, setticemie, distruzione del sistema immunitario, depressione e anche la morte?”.
Un durissimo j’accuse a cui è arrivata subito la risposta della sinistra, con l’assessore regionale Serena Spinelli (Politiche sociali) che ha tuonato sdegnata: “La trovo un’azione antiscientifica e dettata dall’ignoranza in materia ed è soprattutto un attacco fortissimo all’autodeterminazione delle donne”. Molto dura anche la reazione delle consigliere regionali toscane Elena Rosignoli e Donatella Spadi (Pd), che hanno presentato una mozione in Consiglio chiedendo l’immediata rimozione dei manifesti. Una vera e propria censura, motivata in questo modo: “Si tratta di un attacco inaccettabile, vergognoso e oscurantista nei confronti dei diritti delle donne. Una affissione meschina, che racconta falsità e non è certo dalla parte delle donne, come recita il richiamo con l’hashtag. Questa è violenza e disinformazione è voler spaventare e riportarci al medioevo – dichiara la consigliera Rosignoli. “La Ru486 è stata inclusa dall’OMS nella lista delle medicine essenziali – prosegue l’esponente del Pd – è evidente che si tratta di una campagna antiabortista, omofoba e misogina per distruggere l’auto determinazione della donna”.
“La Toscana è stata la prima Regione ad adottare l’aborto farmacologico con la Ru486 – puntualizzala consigliera Spadi -. Fummo i primi a partire acquistando la Ru486 all’estero, ritenendola più sicura dell’aborto chirurgico. Poi nel 2014 il Consiglio sanitario regionale adottò un parere, dichiarando non necessario il ricovero ospedaliero. A giugno 2020 una nuova evoluzione con la possibilità di attuare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica anche nei poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati e funzionalmente collegati agli ospedali . Anche in questo caso siamo stati la prima regione”.
Foto: Pro Vita & Famiglia (Facebook)
Strani questi DEM, sembra che abbiano proprio in odio la vita e tutto ciò che è naturale e tradizionale….che siano una creazione massonica ?
E loro sarebbero democratici….. o meglio si definiscono come tali
Gianni: esatto. Facci caso da una parte sono i paladini della soppressione forzata, cioe’ innaturale, delle vite umane. Dall’altra si vorrebbero opporre al corso della natura, come nel caso del terribil morbo, con ridicoli e disumani provvedimenti. In quest’ultimo caso dicono che lo fanno per salvaguardare i vecchi. Altra contraddizione: erano proprio loro quelli che in altri periodi volevano togliere i diritti (votare) agli anziani perche’ accusati di essere reazionari. Erano e sono sempre loro a seguire le criminali teorie di gente come attali che vorrebbe eliminare legalmente il “vecchio” con l’eutanasia.