Il coronavirus ha mandato in crisi diversi settori dell’economia. Il più colpito, per ovvie ragioni, è quello dei trasporti aerei. A soffrire, moltissimo, anche gli scali toscani, il Galilei di Pisa e il Vespucci di Firenze, che fanno parte della medesima società, Toscana aeroporti. Tutti ci auguriamo che, prima o poi, si torni alla normalità e che si torni a viaggiare, come e più di prima. Ma non sappiamo quando ciò avverrà e se quella normalità avrà gli stessi numeri di prima, o qualcosa di temo, come qualcuno teme. Sarebbe utile e sensato farsi trovare pronti alle sfide del futuro. Esseri pronti quando ripartiranno i viaggi. Per questo occorrono investimenti e lavori. Il Galilei di Pisa ha le caratteristiche per essere l’aeroporto della Toscana, garantendo tutti i collegamenti internazionali. Questo non vuol dire eliminare Firenze, perché giustamente i fiorentini chiedono uno scalo adeguato per la loro città. Ma che tipo di aeroporto? Un aeroporto di città (city Airport) oppure uno scalo intercontinentale? La domanda essenziale è questa. Il progetto su cui continua a puntare Toscana Aeroporti è quello di dotare il Vespucci di una pista più lunga, risolvendo così uno dei problemi strutturali più forti dello scalo fiorentino. Ma se ciò andasse in porto vorrebbe dire avere due aeroporti praticamente uguali a 70 km di distanza. Come si a sostenere che l’aeroporto di Pisa non ne sarebbe danneggiato?
Sono scelte che fanno capo alla società (privata) e ai suoi progetti di business. Però in ballo c’è anche l’interesse pubblico, se pensiamo ai fortissimi investimenti di denaro necessari per i lavori. E che dire dei lavori per avere collegamenti ferroviari più veloci ed efficienti, sia sulla costa che tra la costa (compreso il porto di Livorno) e Firenze. Quando parliamo di trasporti tutto va visto nell’insieme, non si può ragionare per compartimenti stagni.
In un’intervista al Tirreno l’ex sindaco di Pisa Paolo Fontanelli afferma di non credere che “Toscana Aeroporti abbia in testa l’idea di indebolire Pisa, perché si darebbe la zappa sui piedi. Ma allo stesso tempo dice che la priorità è Firenze, la pista di Firenze. È qui che il ragionamento non mi torna più. Se le piste degli aeroporti sono equivalenti, il mercato poi lo fanno le compagnie aeree, non le società degli aeroporti. Dicono: di fronte a previsioni di sviluppo fino a 12 milioni di passeggeri, dobbiamo far crescere tutti e due gli scali altrimenti non riusciamo a intercettare quei volumi e una parte rischia di andare via. Se i volumi si abbassano il ragionamento va comunque rivisto. E poi mi chiedo perché un doppione di pista grande per i voli internazionali a Firenze quando Pisa ha le potenzialità per raccogliere quella domanda”.
Proprio partendo dai numeri del prossimo futuro, sicuramente condizionati dal momento contingente, Fontanelli suggerisce di aspettare e vedere cosa succederà: “Perché insistere sulla pista di Firenze con uno scenario che per anni non sarà quello di prima? E perché tenere tutto legato a quella scelta, ricordando anche i ricorsi e il pronunciamento contrario del Consiglio di Stato? Intanto facciamo l’investimento su Pisa, dove tutto è già stato predisposto, per essere pronti ad affrontare la ripresa quando ci sarà. Non si può stare fermi in attesa di avere il via libera su Firenze che non sappiamo nemmeno se ci sarà e che comunque avrà tempi lunghissimi”.
L’aeroporto di Pisa, con i collegamenti ferroviari veloci e il rafforzamento della rete stradale, può essere l’aeroporto di tutta la Toscana e diventare un volano per lo sviluppo della regione a partire da un’area troppo spesso dimenticata, quella della costa. Stiamo parlando di Area Vasta: Pisa, Lucca, Livorno e non solo. Da Massa a Grosseto, tutta la Toscana che si affaccia sulla costa può guardare a Pisa come punto di riferimento per i collegamenti aerei internazionali. Prima di tutto, però, bisogna credere a questo progetto. Bisogna vederla questa prospettiva di crescita. Non si tratta più di ragionare in termini campanilistici ma, in modo intelligente e lungimirante, per il bene di un territorio che, troppo spesso, è stato trattato (politicamente) da Cenerentola. Anche questo, se vogliamo, è un discorso campanilistico. Allora ragioniamo in termini più larghi. Cosa conviene di più alla Toscana? Siamo sicuri che la scelta migliore sia avere due aeroporti del tutto uguali che, alla fine, finirebbero col cannibalizzarsi a vicenda?