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Le testimonianze che hanno incastrato la donna: “Dalle valigie fuoriusciva materiale nauseabondo”

- Cronaca
23 Dicembre 2020

Emergono particolari raccapriccianti sul giallo delle valigie al cui interno sono stati trovati resti umani, in un terreno agricolo tra il carcere di Sollicciano (Firenze) e la superstrada Fi-Pi-Li. A convincere gli inquirenti della necessità di arrestare Elona Kalesha, con l’accusa di duplice omicidio e occultamento e vilipendio dei cadaveri dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, sono state le testimonianze di alcuni vicini di casa della donna, in via Fontana, nel quartiere fiorentino di San Jacopino. Ricordiamo che Kalesha anni fa era la compagna di Taulent Pasho, uno dei figli della coppia, oggi detenuto in un carcere della Svizzera.

Cosa hanno raccontato i vicini di casa alle forze dell’ordine? Il giorno in cui le scadeva il contratto di affitto della casa in cui viveva Kalesha sarebbe uscita portando con sé alcuni trolley da cui usciva materiale con un odore nauseabondo. Qualcuno dei vicini, infastidito, le chiese cosa fosse, lei rispose che era solo vino, uscito da alcune bottiglie che erano andate distrutte. Ma c’era qualcosa di strano e particolarmente fastidioso in quel cattivo odore. I testimoni hanno raccontato alla Polizia che sul pavimento dell’androne c’erano delle macchie con del materiale rappreso e che dall’appartamento proveniva un forte odore di carne.

“Una mattina – ha detto un’inquilina ai carabinieri secondo quanto scrive La Nazione – tornai dal supermercato e mi accorsi di questo puzzo di carne marcia. Vidi una donna giovane che stava uscendo da lì con in mano delle buste di carta dalle quali usciva una sostanza che sgocciolava sul pavimento, io le dissi ‘o icché c’è un morto?‘ perché ero disturbata da questo fetore. Lei continuando a sistemare queste buste rientrò dentro l’appartamento e riuscì trascinando un trolley e mentre riprendeva in mano le buste di carta mi disse ‘signora si è rotta una damigiana di vino’ e io le dissi ‘altro che vino, questo è odore di ciccia andata a male’. Poi questa signora, senza rispondermi e anche seccata, uscì dal portone e la vidi che gettava le buste di carta che sgocciolavano nel cassonetto di fronte a casa e se ne andò con il trolley”.

I coniugi Pasho nel 2015 erano in Toscana per incontrare i figli, Dorina, Victoria e Taulant, quest’ultimo in attesa di uscire dal carcere di Sollicciano dove era stato rinchiuso per un reato di droga. I Pasho avrebbero avuto 40mila euro con sé, frutto di un risarcimento ottenuto a seguito di un incidente stradale. Quei soldi non sono mai stati trovati.

Dettagli importanti

Il fermo della donna, avvenuto su richiesta della pm Ornella Galeotti, è scattato la mattina presto del 22 dicembre. Secondo gli inquirenti c’era il pericolo di fuga. Elona Kalesha consigliata dal suo avvocato si è avvalsa della facoltà di non rispondere: ha fatto sapere di non aver visto la coppia di albanesi nei giorni della loro scomparsa.  Ma secondo le figlie dei Pasho era stata proprio lei ad averli incontrati per ultima, il 1° novembre 2015,  nella casa che i due avevano preso in affitto a Firenze.

Sopralluogo del Ris

Gli uomini del Reparto di investigazioni scientifiche dei carabinieri di Firenze questa mattina hanno fatto un sopralluogo nell’appartamento dove viveva Elona Kalesha. Gli investigatori sospettano che i coniugi Pasho siano stati uccisi proprio in quell’abitazione, dove Shpetim e Tauta erano stati ospitati, all’epoca, dalla compagna del figlio Taulant. La donna non avrebbe agito da sola ma con l’aiuto di altri complici. La procura è convinta che non abbia agito da sola e proprio per questo ha iscritto sul registro degli indagati almeno altre due persone.

L’avvocato della donna

Normalmente “il provvedimento di fermo, si emette nel momento in cui si teme il pericolo di fuga”, afferma l’avvocato Federico Febbo legale di Elona Kalesha. “Per il momento si attribuisce il fatto alla signora, ma immagino – conclude – che l’ipotesi sia di concorso con altri soggetti. La mia cliente non ha reso ancora alcun interrogatorio, quindi non si sono né conferme, né smentite”. Ora sarà il gip a decidere”.

Domande senza risposta

Oltre al movente e agli eventuali complici, gli inquirenti cercano di capire la data e il luogo in cui è avvenuto il duplice omicidio. E come le valigie siano finite nel terreno. Chi le ha trasportate fino a lì? Sono state gettate dalla superstrada? Quando? Gli inquirenti ipotizzano che i coniugi possano essere stati uccisi il giorno stesso della loro scomparsa. Perché le valigie sono state portate, con il loro macabro contenuto, proprio in quel punto, con il rischio – più forte che altrove – di essere scoperti?

 

Foto: Chi l’ha visto?

 

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