Neanche il Covid ha fermato il rito del ponce a Livorno. Un vero e proprio simbolo della città, come il cacciucco, i fossi medicei, il porto e le libecciate del mare. Consiglio non richiesto a chi non lo conosce: se un giorno vi trovaste a passare da Livorno fate un salto al Bar Civili, in via della Vigna 55, non lontano dalla stazione ferroviaria, vi accorgerete subito dell’atmosfera d’altri tempi che si respira. Ovviamente ordinate il ponce alla livornese. Il bar festeggia quest’anno 130 anni di storia, uun bel traguardo. Un pezzo di Livorno e di Toscana dalle gustose tradizioni che ci piace raccontare.
Al bar Civili si notano alcuni quadri pregevoli di pittori macchiaioli (Renato Natali e Cafiero Filippelli) oltre a moltissime foto e gagliardetti delle squadre di calcio. Qui sono di casa i colori amaranto del Livorno, ma tra i cimeli sportivi appesi alle pareti c’è un po’ di tutto. Tra arte, sport e il gioco a carte ai tavolini (Covid permettendo) il Bar Civili è un luogo dove si può trascorrere del tempo in compagnia, sorseggiando un buon ponce o altre bevande proposte dai titolari. Inconfondibile il rumore della macchina del caffè da cui sbuffa vapore a grande potenza. L’odore del rum si mischia a quello del caffè, poi arriva la magia della vela, ossia la scorzetta di limone, il tocco inconfondibile. Il ponce del Civili è questo, da provare!
A lanciare la moda del ponce fu la numerosa comunità britannica che viveva o passava da Livorno. A differenza del punch inglese la versione livornese al posto del tè o dell’acqua bollente mise il caffè. E al rum delle Antille venne preferito il cosiddetto rum Fantasia, prodotto tipico locale fatto con zucchero, alcol e caramello di colore scuro. Tra Ottocento e Novecento il caffè macinato veniva fatto bollire in una pentola piena d’acqua. Poi si faceva filtrare l’infuso con un panno di lana immerso nella caffettiera. Al caffè che si otteneva veniva aggiunto un misurino di rumme – come si dice a Livorno – o in alternativa un liquore di semi di anice verde macerati nell’alcol.
“Avremmo voluto celebrare il nostro anniversario dei 130 anni con una grande festa”, racconta titolare Carlo Fusco, uno dei titolari – ma per ora non è possibile. L’appuntamento è soltanto rimandato. Vedrete che presto, appena questa maledizione del Covid sarà finita, organizzeremo un grande evento di cui si parlerà dappertutto”.
La ricetta
Prima di tutto si mette un cucchiaino (o due) di zucchero in un bicchierino di vetro (a Livorno si usa il “gottino”, tipico per la sua forma esagonale), poi si aggiunge la scorza di limone (la vela) e si versa mezzo bicchierino di rum. Con la macchina per l’espresso si porta a ebollizione la miscela. Non appena si formeranno le bollicine sulla superficie, si sposta il contenitore e si aspetta che lo zucchero si sciolga con il calore del vapore. Si prepara poi un caffè espresso (come si deve), tenendo il bicchierino leggermente inclinato sotto il beccuccio della macchinetta, finché la schiuma non raggiungerà il bordo. Si fa roteare leggermente il bicchierino e, finito il caffè, si serve. La schiuma resterà ben salda sulla superficie. Gustatevi il ponce e… fateci sapere!
La leggenda
“Era una mattina del 1614 – si legge sul sito ufficiale del turismo della città labronica – quando nel porto di Livorno, che già rappresentava, su volontà dei Medici, la porta e l’emporio sul mare del Granducato di Toscana, approdò una feluca saracena con a bordo alcune balle di caffè e barilotti di rum. Questi chicchi profumati e misteriosi suscitarono subito l’interesse di alcuni osti che nelle loro taverne provarono a utilizzarli, aggiungendo del rum caldo, per preparare una bevanda forte e ricostituente per i marinai infreddoliti che a causa del brutto tempo non potevano uscire per mare”.
Foto: Bar Civili (Facebook)