La guerra tra il Pd nazionale e quello toscano ormai è totale. L’ennesima puntata si è consumata ieri, con l’ufficializzazione dei sottosegretari del governo Draghi. La Toscana, già rimasta a secco di ministri, ha ottenuto solo due posti, ambedue del centrodestra: Deborah Bergamini (Forza Italia) e Tiziana Nisini (Lega). L’esponente azzurra di occuperà dei Rapporti col Parlamento, la leghista di Lavoro e politiche sociali. Viareggina di nascita ma fiorentina, giornalista, Bergamini è stata responsabile della comunicazione per Silvio Berlusconi quando il Cavaliere era presidente del Consiglio. Originaria di Pavia Nisini vive a San Gimignano (Siena) ed ha ricoperto l’incarico di assessore al Sociale nel Comune di Arezzo, nella giunta guidata dal centrodestra. Vicinissima a Susanna Ceccardi, è stata eletta al Senato per la Lega.
Due esponenti del centrodestra, due donne, nessuno per il Pd toscano: uno smacco bello e buono per i dem toscani. Frutto, inequivocabilmente, della guerra tra correnti, con gli ex renziani rimasti nel partito che ormai contestano sempre più apertamente il segretario Zingaretti. Eppure c’erano tre donne, del Pd, che fino all’ultimo sembravano in pole position: le deputate Susanna Cenni e Rosa Maria Di Giorgi e la senatrice Caterina Bitti. Poi però è saltato tutto. Il motivo ufficiale è questo: “Hanno voluto confermare gli uscenti e sistemare le diverse correnti incastrandole con le deleghe”. Impossibile, però, non notare la casella vuota per il Pd toscano. Per questo risultato possono essere valide tutte le motivazioni tranne una: il caso. Dall’entourage di Simona Bonafè, europarlamentare e segretaria dem in Toscana, commentano così: “Evidentemente la Toscana per il Pd nazionale è solo un covo di nemici in vista del congresso”. Ed ai nemici di certo non si regalano poltrone.
Con nessun ministro e neanche un sottosegretario non sarà facile, per il Pd toscano, far valere le proprie ragioni in seno al Governo. Si dovrà giocare di sponda con le due esponenti del centrodestra, ma la cosa fa drizzare i capelli ai dirigenti dem. Preoccupato il presidente della Regione, Eugenio Giani, che però ostenta tranquillità. Anzi, paradossalmente si sente rafforzato: sarà luci, almeno così dice, a fare da ponte con Roma: “In questi giorni ho incontrato il ministro Giovannini e il sottosegretario di Stato Garofali, ho trovato grande disponibilità per la Toscana e sono convinto che le ragioni e gli interessi della nostra regione saranno sostenuti anche senza una presenza fisica”.
Nella battaglia tra Bonafè e Zingaretti, in realtà, ci potrebbe essere qualcosa in più rispetto all’egemonia politica toscana. Stabilire un asse con Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, in vista del prossimo congresso del Pd. Lo scontro è appena iniziato e si affilano le armi, con i sindaci (Nardella e Gori in primis) che vogliono far sentire, sempre più forte, la loro voce. Sullo sfondo troviamo i renziani, che sognano il ritorno a casa dell’ex presidente del Consiglio, ovviamente solo dopo aver regolato i conti con Zingaretti.
il PD toscano, tolto il capogruppo Ceccarelli che conosco personalmente ed è un buon amministratore (e una persona di buon senso), non ha gente a cui affidare incarichi di rilievo. il livello è basso. se poi vogliamo prendere gli amici di Renzi, si salvi chi può
Purtroppo i Toscani hanno l’atavica abitudine di mettersi nelle mani sbagliate. Dopo la disgrazia del Rossi, siamo passati in mani più serie ma purtroppo debolissime. Lo dimostra il fatto che, mentre a Milano e Venezia le vaccinazioni degli ottantenni procedono abbastanza speditamente, nella mia città ( Lucca) non si riesce nemmeno a sapere se e quando cominceranno. Si fanno grandi annunci di partenza, ma poi purtroppo restano solo vane ciance.