Qualcuno giustamente ha sottolineato che l’anniversario della morte del poeta e scrittore toscano Renato Fucini è avvenuto in un imbarazzante silenzio da parte delle istituzioni. Neri Tanfucio, come amava firmarsi utilizzando un anagramma, si spense il a Empoli il 25 febbraio 1921. Per colmare questo vuoto imperdonabile il Capodanno dell’Annunciazione (o Capodanno Pisano), che cade il 25 marzo, sarà dedicato proprio a Fucini. Lo comunicano il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo. Lo scopo dell’iniziativa non è solo quello di ricordare, a 100 anni dalla sua morte, una figura importante nella storia culturale della regione, ma anche come strumento per attualizzare il valore dell’identità toscana che proprio il Capodanno intende celebrare.
Nel passato non solo per Pisa ma anche per altre città toscane (Firenze, Lucca, Prato e Siena) il 25 marzo era Capodanno. Fin dal Medioevo a Pisa si celebrava l“annus pisanus”, che iniziava in quella data e terminava il 24 marzo seguente. Per secoli restò in vigore questo calendario, non solo a Pisa ma anche in tutte le terre che ricadevano sotto l’influenza della Repubblica di Pisa. Tutto questo fino al novembre 1749, quando il Granduca Francesco III di Lorena con un decreto stabilì che anche in Toscana l’anno iniziasse 1º gennaio, come nel resto d’Italia e d’Europa.
“Fucini è particolarmente legato al rilancio e alla acquisizione di dignità letteraria del vernacolo pisano”, spiegano Giani e Mazzeo. “I suo 100 sonetti rappresentano infatti la riscoperta del valore letterario del vernacolo, dando vita ad una tradizione che ancora oggi è viva negli ambienti culturali pisani. Nella sua opera letteraria ha sempre avuto molto spazio la rappresentazione della campagna toscana e del suo straordinario paesaggio, quella Toscana che ha girato negli anni della sua vita. Quel meraviglioso paesaggio ancora oggi rappresenta, accanto alle città d’arte, la bellezza della Toscana nel mondo, che la Regione vuole tutelare e valorizzare”.
Oltre alle celebrazioni promosse dalla regione ci saranno diverse iniziative nei territori. “Conoscere e ricordare il nostro patrimonio culturale e storico è indispensabile per la crescita culturale, economica e sociale di ciascuno di noi – concludono Giani e Mazzeo -. E ricordare chi siamo e da dove veniamo è un patrimonio che sarà sempre in grado di arricchirci come singoli cittadini e come comunità della Toscana”.
Nato a Monterotondo Marittimo (Grosseto) l’8 aprile 1843, da Giovanna Nardi e David Fucini, visse i primi anni a Campiglia Marittima e frequentò le scuole elementari a Livorno, dai Barnabiti. Per alcuni problemi economici la famiglia si trasferì a Vinci (Firenze), e il piccolo Renato studiò privatamente a Empoli. Iscrittosi all’università di Pisa, lasciò gli studi in Medicina laureandosi in Agraria. Frequentando abitualmente il Caffè dei Risorti di Firenze, cominciò a scrivere i suoi sonetti traendo spunto dai frequentatori del locale. Grazie a questi versi si fece conoscere e apprezzare come poeta e nel 1871 pubblicò “Cento sonetti in vernacolo pisano“.
Foto: Ritratto di Renato Fucini (Wikipedia)