Per il seggio alla Camera (collegio di Siena) rimasto vacante dopo le dimissioni di Pier Carlo Padoan nei mesi scorsi si sono scatenate un po’ di polemiche. Era stato proposto all’ex premier Giuseppe Conte, ma il Pd toscano non l’aveva presa bene, con Simona Bonafè (coordinatrice regionale dem) che aveva duramente litigato con il suo vice, lo zingarettiano Valerio Fabiani, molto favorevole alla candidatura. Il “caso” era finito fino al Nazareno, poi sfumato dopo le dimissioni a sorpresa di Nicola Zingaretti dalla segreteria dem.
Ora si torna a parlare di quel seggio. Bonafè lo ha offerto a Enrico Letta, neo segretario Pd. Ma il diretto interessato preferisce non sbilanciarsi ed evita di dire sì o no: “Il tema non si è minimamente affrontato – dice in un’intervista al CorriereTv – sono appena arrivato qui. Deciderà il Pd senese, quello è il seggio di Siena, non il mio”. Un modo elegante per sottolineare che lui non tiene alle poltrone. ma ovviamente il discorso cambierebbe qualora il Pd senese glielo chiedesse direttamente. Cosa farebbe in quel caso, direbbe di no? Tema estremamente delicato per non dire esplosivo. Quel seggio, infatti, è una delle cause (non la sola) che hanno portato Zingaretti a farsi da parte, dopo le continue liti fra le correnti del suo partito. In un’intervista a Fabio Fazio Letta era già entrato sulla candidatura a Siena, anche quella volta senza sbilanciarsi: “Non abbiamo ancora parlato di queste cose: ma io ho annunciato che da segretario del Pd rinuncio a tutti gli incarichi retribuiti. Devo rivedere tutto…”. Messaggio sottinteso: un posto retribuito gli servirà. Anche se il messaggio non è il massimo, al limite sarà il partito a provvedere al suo sostentamento, non avendo più alcuna entrata.
Sulla vicenda interviene anche il senatore Andrea Marcucci, ex capogruppo Pd. “Ero perplesso dalla possibile candidatura di Conte a Siena – dice a L’Aria che tira su La7 – continuo a pensare che a decidere sui collegi uninominali, debbano esprimersi solo i territori, anche nel caso riguardasse Letta”. Non è proprio una stoccata ma una frecciatina. Occhio a non fare eccezioni alle regole, sembra dire il senatore lucchese. Che poi rimprovera Letta, tornando sul rinnovo dei capogruppo dem alla Camera e al Senato: “Abbiamo preso atto di una richiesta del segretario, che su un tema giusto, ha scelto un metodo sbagliato. Ora abbiamo due presidenti autorevoli, resto convinto che mantenere un dibattito nel Pd sia una ricchezza e non una miseria”.
Foto: Lapresse (ilGIornale.it)
Ma pensate che questo signore sia tornato qui per entrare in un partito di provincia, seppure rispittabilissima e confacente alle sue idee? Come minimo la sua ambizione è quella di una sedia di alto rango, in caso rinunciasse Draghi o perché no, in attesa si svuoti il Quirinale e fare manovre, chi da un lato e chi dall’altro l’altro?