Poco più di 500 abitanti, Caprona è una piccola frazione del comune di Vicopisano (Pisa) nota per due cose: la pittoresca torretta che domina dall’alto, e l’incrocio tra la strada lungomonte – snodo tra Pisa, Calci e Cascina – e quella che superando il ponte sull’Arno conduce a Navacchio. A Caprona è comparso uno strano striscione che polemizza nientepopodimeno che con Dante Alighieri, che oltre 700 anni fa si trovò a combattere proprio da queste parti. A qualcuno evidentemente non è piaciuto il murale, realizzato dall’artista Daria Palotti, in cui è raffigurato anche Dante. Il progetto, promosso dal Comune di Vicopisano per ricordare le vittime della mafia, coniuga i versi di Dante e la memoria, visto che lo slogan della “Giornata della memoria” di quest’anno è proprio una frase di Dante: “A ricordare e rivedere le stelle”. Sarebbe bastato andare un po’ in profondità, quindi, per evitare di sollevare una polemica inutile. Dante era solo un pretesto narrativo (e artistico) per ricordare le vittime della mafia.
Ma torniamo allo striscione che è stato appeso ad un muro, proprio sulla strada più trafficata di Caprona. La scritta che campeggia è questa: “Calci & Caprona: Dante non rappresenta la zona“. I colori utilizzati per la scritta svelano la “mano”, o meglio l’ispirazione. “Calci e Caprona” di colore rosso, “Dante” è scritto di viola e “non rappresenta la zona” sono scritti alternando il nero e l’azzurro. Viola (colori della Fiorentina) e il nerazzurro (colori del Pisa) evidenziano la matrice calcistica di questa polemica. Ma l’aver voluto ricordare Dante, in questo periodo, non è casuale: oltre ad essere il più grande poeta mai esistito, simbolo della cultura italiana conosciuto in tutto il mondo, quest’anno ricorrono i 700 anni dalla sua morte. Certo, era fiorentino (peccato imperdonabile per un pisano). Ma dobbiamo anche ricordare che Dante morì a Ravenna, mandato in esilio proprio da Firenze.
Dante e la battaglia di Caprona
Correva l’anno 1289 e il giovane Dante partecipò alla spedizione dei guelfi fiorentini contro i ghibellini pisani. Il Sommo Poeta descrisse poi quella battaglia nella Divina Commedia, nel 21° canto dell’Inferno:
“Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto;
e i diavoli si fecer tutti avanti,
sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto;
così vid’io già temer li fanti
ch’uscivan patteggiati di Caprona,
veggendo sé tra nemici cotanti”.
(Inferno, XXI, 94-96)
“Allora mi mossi e lo raggiunsi rapidamente;
e i diavoli si fecero tutti avanti,
così che io (Dante) ebbi paura che non rispettassero i patti;
allo stesso modo vidi temere i fanti (Pisani)
che uscivano dal castello di Caprona secondo i termini della resa,
vedendosi stretti da tanti nemici” (Fiorentini e Lucchesi).
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Dante descrive i soldati pisani che, dopo aver negoziato la resa, erano alquanto intimoriti di fronte ai numerosi soldati fiorentini. Dante definisce i pisani “diavoli”, che rinunciano ai loro propositi e si arrendeno pur di salvarsi.
La torretta di cui parlavamo sopra è una ricostruzione ottocentesca della “torre degli Upezzinghi”, che ricorda l’antico castello esistente nell’XI secolo, distrutto dai Fiorentini nel 1433.
mi sembra di aver letto che, proprio a Calci, in passato, venisse eretto un monumento ai caduti in guerra con la scritta “Calci ai caduti”…..
“il più grande poeta mai esistito” mah…