Non c’è pace tra i democratici in Toscana. Non solo per l’inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti delle concerie. A tenere banco, in questi giorni, è la decisione del presidente Eugenio Giani di permettere ai negozi e ai supermercati di aprire per mezza giornata il Primo maggio. Immediata è esplosa la rabbia dei sindacati (“decisione sbagliata e non concertata”), a cui si sono uniti tutti i consiglieri regionali del Pd, che in una lettera hanno espresso la loro contrarietà alla decisione del presidente: “Temiamo che il messaggio che sta passando sia sbagliato e la Toscana non può mandare questi segnali, non può ammainare la bandiera del Primo maggio, neppure per mezza giornata, neanche in una situazione particolare come quella determinata dalla pandemia di Covid 19″. Molto forte l’espressione usata, “ammainare la bandiera”, soprattutto per un partito che, per storia e tradizioni, dovrebbe avere nel proprio dna le battaglie a fianco dei lavoratori. Alla protesta del Pd si è unita anche Sinistra civica ecologista: “Il Primo maggio è simbolo di lotta per i diritti. Così la doveva vivere la Regione Toscana, dando un segnale forte al mondo del lavoro che è stato ed è fortemente esposto durante la pandemia, disponendo la chiusura per l’intera giornata”.
Alla vigilia della festa, nella serata del 30 aprile, Giani ha tentato di ricucire lo strappo, con un messaggio in cui ha ricordato che: “questo Primo maggio è andato così, ricordiamoci che ci troviamo in una lunghissima situazione emergenziale purtroppo. Il prossimo Primo maggio sarà tutto chiuso: nel 2022 pieno e tradizionale rispetto della festa del lavoro. Vorrà dire che siamo usciti da questa terribile crisi da pandemia”.
Bisogna ammettere che viviamo un periodo assai particolare e che i negozi sono stati costretti a chiudere per moltissimi giorni, in questo ultimo anno disgraziato, causa Covid. Però è anche vero, come ricorda qualcuno, che i simboli sono simboli, e se si ammaina una bandiera è difficile, poi, ricucire con la propria base. Posto che questo ancora interessi. Quella del gruppo dem in Regione è una vera e propria “censura” di fronte all’operato di Giani. Sa di avvertimento. Anche se il ritiro del provvedimento (obiettivo più importante) non è arrivato.
Il gruppo Pd ha ricordato a Giani l’importanza di una festa che simboleggia la “lotta costante che nel tempo hanno dovuto sostenere i lavoratori per la propria emancipazione, per i diritti di lavoro e nel lavoro. Il Primo maggio è molto di più di una data segnata come festiva nel calendario. È una bandiera di diritti e libertà che, come tu sai, non sono patrimonio comune ovunque”. Verrebbe quasi da dire che Giani è stato bocciato in storia dal suo stesso partito. Ma non è il primo, nella recente storia della sinistra italiana, ad aver deciso di intraprendere questo tipo di manovra simbolica per il Primo maggio. Prima di lui era stato Matteo Renzi a ingaggiare una durissima battaglia contro la Cgil, all’epoca guidata da Susanna Camusso, proprio sulla facoltà dei negozi di poter aprire il Primo maggio.
Il centrodestra toscano, che nei giorni scorsi ha fortemente criticato la maggioranza per la poca chiarezza sullo “scandalo rifiuti”, sulla polemica per il Primo maggio sottolinea che “Giani anche sull’apertura dei centri commerciali per il primo maggio è riuscito a fare il Giani. Ha preso una decisione a metà che ha provocato lo sconcerto di tutti”, come ha sottolineato Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale. “Decidendo di tenerli aperti solo la mattina è riuscito a scontentare i clienti che volevano approfittare del giorno di festa per fare shopping, ma anche i negozianti che si vedono costretti ad aprire nonostante sia il primo maggio. Che ci fossero attriti tra il Pd ed il governatore Giani era sotto gli occhi di tutti. Sorprende che i consiglieri regionali del Partito democratico si dissocino per una decisione di questo tipo – continua Torselli – Non è Giani ad aver ammainato la bandiera, ma il Pd. Ricordiamo ai nostri colleghi democratici che governano assieme a Mario Draghi, l’uomo di Bruxelles, della finanza e delle grandi banche. Il Pd non è più dalla parte dei lavoratori tra oltre 20 anni. L’annunciata dissociazione dei consiglieri dem non è altro che una scusa per prendere le distanze da un Presidente di Regione che ha sbagliato tutto sin da quando è stato eletto”.
La rabbia dei sindacati
A far infuriare ancora di più i sindacati c’è anche un altro aspetto. “Alcune ore prima dell’ordinanza regionale che consentiva l’apertura dei supermercati la mattina del Primo Maggio, alcune aziende già avevano informato i loro clienti sui social che sarebbero state aperte, con orari poi successivamente inseriti nell’ordinanza. Chiediamo che a spiegarci come sia stato possibile questo evidente episodio di preveggenza, ai limiti del paranormale, sia il presidente Giani”. A dirlo sono i segretari toscani di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, rispettivamente Stefano Nicoli, Alessandro Gualtieri, Marco Conficconi. “Quando nel comunicato di ieri abbiamo parlato di ‘una politica inaffidabile e completamente in mano alla lobby della grande distribuzione e delle associazioni datoriali del commercio’ evidentemente avevamo colto nel segno”, tuonano i sindacalisti. “La sensazione, assai sgradevole, è che la Regione agisca sotto dettatura di pochi soggetti economici e delle loro potenti associazioni datoriali, più che tenere conto dei diritti dei lavoratori e del bene dei cittadini che li hanno eletti, in nome e per conto dei quali dovrebbero governare”, spiegano i tre sindacalisti, che concludono: “Di certo questa scelta scellerata, compiuta oltretutto con un bruttissimo voltafaccia, dimostra come le ragioni dei registratori di cassa pesino più di quelle della storia, della sicurezza e dei valori del mondo del lavoro”.
ma questi cialtroni in che mondo vivono? MA i loro elettori che dicono? ah vero votano come robot , con il cervello alienato dalla propaganda della sinistra, da 70 anni, chi ha stabilito che si deve stare chiusi , il primo magio, giani pur essendo un nano, questa volta ha ragione. perchè ospedali e forze dell’ordine lavorano, quindi se uno vuole lavorare è libero di farlo.