Mentre vanno avanti le indagini e proseguono le analisi dei tecnici sui terreni che potrebbero essere contaminati dai pericolosi rifiuti delle concerie, la politica reagisce tra silenzi imbarazzati, difese d’ufficio in nome del garantismo e polemiche durissime da parte di alcune forze di opposizione. In questa intervista il segretario provinciale del Psi di Pisa, Carlo Sorrente, punta il dito contro le forze politiche, che non possono limitarsi ad attendere il lavoro dei magistrati.
Cosa ne pensa dello scandalo rifiuti?
“Sono emersi fatti di una gravità inaudita. Le responsabilità individuali sono tutte da definire e dovranno passare al vaglio dei tre gradi di giudizio, come impone una giustizia giusta. Ma le accuse sono troppo pesanti perché la politica non prenda posizioni nette in attesa dei tempi della giustizia scanditi dal lavoro della magistratura inquirente e giudicante. C’è infatti, nel caso Toscana, una questione politica che vale tanto quanto quella giudiziaria”.
In che senso?
“La risposta alla questione politica oggi, dopo lo scoppio dell’inchiesta, non è arrivata ancora con atti concreti dal partito che governa incontrastato da oltre venti anni a livello regionale e locale in moltissimi comuni anche nella nostra provincia e nel distretto produttivo del Cuoio, a fronte di accuse su tematiche centrali per una società civile quali mafia e potere, ambiente, rifiuti, appalti, strade e infrastrutture aeroportuali che hanno a che fare con la qualità della vita e con il lavoro. La mafia corteggia con successo il potere compromettendo la moralità e la salute delle istituzioni quando queste non sono dotate dei necessari contrappesi sul controllo della legalità. È compito dei partiti, fare chiarezza e concretamente sfiduciare chi ha tradito il mandato popolare e gli impegni programmatici”.
C’è chi parla di pericolose zone grigie….
“Sì, e in tal senso c’è una emergenza storica: lo smaltimento dei prodotti d’industria. Non si aiuta il distretto del Cuoio, lavoratori e imprese, con leggi stravolte da quei politici che, complice la pandemia da Covid, hanno forzato gli iter per il controllo di legittimità e hanno nascosto all’opposizione e alla stessa maggioranza il contenuto, impedendone la valutazione dell’emendamento in tema di tutela dell’ambiente e del rispetto della legalità costringendo il governo Conte al ricorso presso la Corte Costituzionale. Se la prima questione è quella morale e ambientale della qualità della vita e della salute di tutti i cittadini, la seconda questione è quella del lavoro, dell’occupazione e della sopravvivenza delle imprese. Sopra a tutto queste necessitano di una forte attività di rilancio per salvaguardare un patrimonio nazionale ed europeo. Il mondo dell’industria aiuti lo Stato e la politica con atti e azioni concrete e trasparenti”.
Come forza politica voi cosa chiedete?
“La soppressione dell’emendamento alla legge regionale; il ripristino pieno delle funzionalità nel territorio del cuoio dell’ufficio dell’Arpat; una commissione di controllo regionale trasparente che metta a fuoco non solo gli errori del passato ma che focalizzi una proposta complessiva, almeno nelle linee guida, di riordino legislativo regionale in tema di rifiuti e di cave nel rispetto delle leggi nazionali ed europee. Nel quadro degli interventi del Governo nazionale per la ripresa economica nazionale è assolutamente necessario la presenza del Pubblico nella gestione e controllo a fronte di ingenti finanziamenti dello Stato non più prorogabili per la ripartenza del distretto del cuoio”.