Il Consiglio regionale della Toscana ha mandato in soffitta il famoso emendamento che avrebbe favorito alcune concerie della zona di Santa Croce sull’Arno, permettendo loro di smaltire i liquami tossici senza troppi problemi. Il presidente Eugenio Giani tiene a sottolineare l’importanza della decisione presa, senza alcun riferimento alle durissime polemiche e agli imbarazzi che hanno toccato il suo partito, il Pd, con lo scoppio dello scandalo rifiuti: “Penso che oggi debbano essere tutti contenti perché sostanzialmente al di là delle opinioni questa legge è quella che è emersa dal voto unanime del consiglio ed è la più corretta”. A chi gli domandava se l’emendamento sarebbe stato abrogato anche senza un’inchiesta della magistratura, Giani ha risposto in questo modo: “Questo non lo so proprio. Sicuramente ci saremmo posti il problema, nel senso che il vero elemento di riflessione è il 7 luglio, quando avremmo avuto di fronte la seduta della Corte costituzionale (il Governo aveva impugnato la legge sui rifiuti della Toscana, ndr), e di fronte a questo contenzioso chiaramente i tecnici sia all’assessore all’ambiente che al sottoscritto avremmo posto il problema di come rapportarsi un anno dopo” davanti a tale emendamento.
Intanto l’ex presidente della Regione, Enrico Rossi, continua a tenere nel mirino il centrosinistra. “Bene che si cancelli l’emendamento. Ma dobbiamo anche dire la verità su come andarono le cose, altrimenti rimarrà una macchia su questa regione e sul Pd. Con gli imprenditori si discute, non ci si piega”. Poi attacca Fratelli d’Italia: “Ha provato a infangare l’operato della mia giunta dicendo che fummo noi a volere l’emendamento che riduceva i controlli sulle concerie. E la risposta è stata inadeguata”, afferma Rossi, perché “mi aspettavo che si intervenisse a difendere la correttezza e l’operato della giunta Rossi tenuto conto che è stata una delle cose alla base del consenso che ha consentito a Eugenio Giani di diventare presidente”. Poi aggiunge: “Non ho nessuno scontro con il presidente. L’unica cosa che mi preme è difendere l’operato della mia giunta nei rapporti col settore delle concerie. Non accetto che ci siano ombre, che non ci sia una verità. Gli aspetti giudiziari avranno il loro corso. Ma c’è una verità che non si può lasciare alla destra neofascista. Non si tratta di scaricare nessun barile ma di riconoscere i fatti. La vicenda nasce quando la giunta regionale nel 2016 diventa competente in materia di autorizzazioni ambientali ereditando le funzioni dalla Provincia”.
Non si fa attendere la replica di Fratelli d’Italia. “Eliminare l’emendamento non toglie certo il problema, che anzi resta, come restano tanti interrogativi ai quali abbiamo ottenuto parziali risposte grazie ai vari accessi agli atti, ma non si può certo dire che la vicenda si sia risolta”, afferma Alessandro Capecchi, consigliere regionale FdI e vicepresidente della Commissione Ambiente. “L’ex governatore Enrico Rossi in merito all’istruttoria di proposta di legge del 2018 per modificare l’art 13 della legge sulla gestione degli impianti di depurazione industriale parla di atto tecnico degli uffici. Ma gli uffici hanno agito su richiesta dello stesso Rossi e su un tema sul quale, già nel 2017, Arpat aveva dato indirizzi tecnici precisi e rigorosi. Le parole di Rossi vanno smentite – aggiunge Capecchi – non è vero che la sua giunta ha imposto regole più stringenti per la tutela ambientale, bensì è stata Arpat ad aver stabilito che gli scarichi di Aquarno fossero insostenibili dal punto di vista ambientale secondo quanto recita la normativa nazionale. Sulla base del decreto 152 del 2006 fu sempre Arpat, e non la giunta Rossi, ad imporre ad Aquarno di ottenere l’Aia anziché la semplice Aua! Rossi continua a fare lo scarica barile dicendo che la provincia di Pisa a guida Andrea Pieroni (consigliere regionale Pd indagato, ndr), pur sempre un esponente del suo partito, aveva sempre garantito la procedura più semplice per gli scarichi di Aquarno. Le parole dell’ex governatore, però, sono smentite dai fatti: per sette anni la Regione ha continuato a concedere proroghe ad Aquarno, perché la Giunta attese tutto questo tempo?”. Capecchi conclude sottolineando che “l’emendamento della vergogna è stato cancellato ma il lavoro della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e i rapporti di potere in Toscana è appena iniziato ed è in questa sede che ci auguriamo di fare ulteriore chiarezza sulla vicenda”.
Per giudicare gli interventi di Rossi basta ricordare quando tacciava di ” provocatori fascisti ” i primi contagiati dal COVID a Milano.
i legami fra conciatori, ndrangheta e PD mi sembrano lapalissiani. quanto all’esimio Rossi, è come se i rapinatori di una banca gridassero “fascisti” ai carabinieri che li inseguono
Il PD in Toscana è una malattia.