– Ilaria Clara Urciuoli –
La gioia per la riapertura dei luoghi d’arte si percepisce bene anche a Grosseto, tradizionalmente nota grazie alla sua Maremma per la natura fascinosa e pressoché incontaminata. Qui, tra le mura della città, dove le suore del piccolo convento delle clarisse un tempo elevavano le loro preghiere al Signore, da poco più di un anno (un anno ahimè non molto fortunato) sorge il Polo Museale delle Clarisse che espone fino al 5 settembre la mostra “Le variabili del colore” dedicata a Primo Conti, incredibile personaggio dell’arte del Novecento che manifestò il suo genio nella straordinaria capacità di appropriarsi di quelle che furono le Avanguardie nel campo della pittura, e non solo.
Artista poliedrico (per lui musica, pittura, letteratura erano linguaggi che gli appartenevano quasi istintivamente), enfant prodige che a soli undici anni realizzò il suo primo autoritratto e che si mostrò ben consapevole del suo valore quando, appena tredicenne, sorprese i già grandi Soffici, Marinetti, Palazzeschi, Carrà e Papini per la sua arguzia. Quest’ultimo non poté fare a meno di omaggiarlo con una dedica che diceva: “Al più giovane e al più intelligente visitatore dell’Esposizione Futurista”. Primo Conti seppe reinterpretare le inquietudini artistiche del Novecento partendo dai già citati Futuristi, con i quali condividerà molte esperienze fino al 1919. Ora primi anni dell’esperienza pittorica sono raccolti in una sala che ci pone subito davanti a uno degli aspetti chiave di questo percorso: il colore. La prima opera che incontriamo è il Ritratto con cappello e fiori del 1913. Qui il colore è chiaramente un rimando a dimensioni interne fatte soprattutto di emozioni tanto che la madre, ritratta con un profondo sguardo austero e tagliente, sembra mostrarsi in contrapposizione al cappello e ai fiori poggiati sul grembo, accesi in tinte più calde.
Il percorso, breve ma molto piacevole, continua con altri quadri che mostrano chiaramente gli influssi delle correnti e delle personalità con cui l’artista venne in contatto: Uomo col fiasco, emozionante “omaggio” a Cezanne, La cocomeraia e Strada di paese, che abbracciano i temi chiave del Futurismo fatto di movimento e dinamicità. Sono opere, queste, che appartengono al primo decennio di attività di Conti che, a partire dagli anni Venti, mostrerà maggiore attenzione al neoclassicismo europeo, in particolare Ingres, per poi trovare strade diverse che potessero dar voce alla sua espressività.
La mostra, ideata da Carlo Sisi e curata dalle storiche dell’arte Anna Mazzanti e Susanna Ragionieri, è un primo passo per il visitatore che torna a casa con il desiderio di conoscere più a fondo questo artista la cui esperienza pittorica (e non solo pittorica) può essere approfondita visitando la Fondazione e Museo Primo Conti di Fiesole, luogo dove fino alla fine l’artista si era dedicato al suo lavoro se, come disse già ottantenne in un’intervista, si può chiamar lavoro il riempire questo spazio fatto per essere. Ognuno ha questa piccola area in cui sviluppa il suo destino.
Ilaria Clara Urciuoli
Foto in alto: La cocomeraia 1917, olio e collage su tavola, cm 54×36. Firenze, Fondazione CR Firenze