– Guido Martinelli –
Il secondo appuntamento della terza rassegna “Le muse contemporanee e Note D’arte” organizzata dall’associazione Fanny Mendelssohn e diretta da Sandra Landini in collaborazione con Sandro Petri, presidente della “Voce del Serchio”, si è svolto a Pisa alcuni giorni fa. Questo importante evento musicale, reso possibile grazie al contributo della Fondazione Pisa e Unicoop Firenze col patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Pisa e dei Comuni di San Giuliano Terme e Pisa, stavolta si è spostato alle Officine Garibaldi pisane di via Gioberti. In questa “cattedrale di vetro”, nata nel 2017 sulle ceneri dell’Istituto Commerciale Einaudi che nei suoi ben 3.000 metri quadri razionalmente distribuiti e organizzati ospita molti eventi importanti per la nostra città, si è svolta un’intera giornata di spettacoli interessanti e in linea con l’alto tasso artistico contraddistinguente l’intera rassegna. Per questo dividerò il mio resoconto in due parti: mattino e pomeriggio/sera.
In mattinata, verso le 11, il primo artista ad esibirsi è stato di gran valore. Sto parlando di Edoardo Bruni e della lezione-concerto da lui tenuta sul preludio da “Bach ai contemporanei”. Il pianista e compositore trentino è una personalità di spicco, come evidenzia il suo curriculum. Diplomatosi presso i conservatori di Trento e Rotterdam si è successivamente perfezionato con maestri di alto valore internazionale. Oltre ai tanti titoli accademici si segnala per svolgere da decenni regolare attività concertistica nel nostro paese e in Europa, sia da solista sia in formazioni cameristica, con programmi di generi musicali diversi. Ha insegnato presso molti conservatori e attualmente è Docente titolare della cattedra di Lettura della partitura presso il Conservatorio di Vicenza.
In qualità di compositore ha definito una propria visione estetica descritta nel Manifesto dell’Estetica della Catarsi, e formalizzata in una nuova e personale tecnica compositiva, la Pan-Modalità, che tende a sintetizzare e superare la dualità tra tonalità ed atonalità. Nel corso della sua interessante lezione il maestro Bruni ha preso in esame dapprima J. S. Bach (1685-1750), Dal clavicembalo ben temperato, nel “preludio e fuga n. 24 in si minore” Successivamente è toccato a brani tratti dal suo “Ars modi-L’Arte del mondo”. In quest’opera il compositore trentino ha applicato quei principi della pan modalità cui accennavo prima. Il progetto “Ars Modi”, costituito da 352 meta-composizioni (una per ogni scala) suddivise in 2048 composizioni (una per ogni modo), fu rappresentato per la prima volta nel 2010 in Germania. Alle Officine ha suonato sei preludi modali, seguiti da quattro, complessi preludi di S. Rachmaninov (1973-1943). Un concerto, insomma, per virtuosi dello strumento che ha comunque attratto e incuriosito tutti i presenti. Così, alla fine del concerto, insieme al collega musicista Cosimo Acquaviva, colpiti da questa personale estetica da lui elaborata, siamo andati a scambiare qualche impressione col maestro, mostratosi disponibile e paziente.
(Il collega Acquaviva, esperto pianista, si fa avanti per primo):
Maestro, se dovesse spiegare in poche parole a un non addetto ai lavori questa sua estetica della catarsi e la tecnica della pan-tonalita cosa direbbe?
La pan-tonalità è veramente un argomento molto tecnico e un po’ complicato da spiegare ai non addetti ai lavori per cui m soffermerei sull’estetica della catarsi. Per una qualsiasi persona che conosce un po’ di musica, soprattutto della seconda metà del novecento, si può dire che con questa tipologia estetica da un lato intendo evitare le astruserie, le complicatezze e soprattutto le mancanze di espressività e di intuizione presenti in gran parte della musica avanguardistica della seconda metà del ventesimo secolo. Dall’altro voglio altresì evitare di cadere nella tentazione di rifugiarmi nel passato della tonalità e nelle cose già viste. Insomma potrei dire, molto semplicemente, che cerco di coniugare il complesso con il bello, che è un po’ più difficile
(Il collega Acquaviva ribatte):
Si è percepito questo nei suoi preludi, e un orecchio attento e sensibile lo apprezza molto.
Mi fa molto piacere
(Intervengo io e continuo lo scambio di impressioni)
La scelta di questo programma della lezione concerto da cosa è dipesa?
È proprio la forma del preludio che mi è sempre piaciuta molto perché da un lato è libera e non ha una sua struttura predefinita, quindi il compositore molto spesso si trova in una sintonia intima con una forma cosi perché non è richiesta una particolare lunghezza, quindi nei preludi si trovano a volte veramente le forme più interessanti che non magari in una struttura predefinita come un tema di variazione o una fuga. Quindi, da un lato c’è questa libertà strutturale e dall’altro questa espressività che a volte è maggiore rispetto ad altre. Pensiamo ai Preludi di Chopin che sono come delle confessioni intime.
È vero, come ho sentito dire, che Rachmaninov è un compositore particolarmente difficile da suonare?
Assaissimo.
Ha impiegato molto tempo per impararlo?
Diciamo che ho iniziato a studiarlo dopo che mi sono diplomato. È particolarmente faticoso dal punto di vista fisico.
Come mai?
Le faccio l’esempio del preludio opera 23 numero 5 che non è composto da semplici melodie ma è tutto accordo di battuti. Quindi, ogni nota che si fa sono tante note fatte insieme con tutto il braccio, e di conseguenza se uno lo irrigidisce un attimo prova un dolore incredibile
Ringraziamo il maestro per la sua disponibilità e andiamo ad ammirare l’esposizione che alle 12 si apre negli stupendi locali delle Officine, a cura di Barbara Benincasi. Si tratta di stupendi gioielli creati da Stenia Scarselli, designer diplomatasi nel 1987 all’Istituto d’arte che dal dopo varie esperienze lavorative come incassatore in vari laboratori ed esposizioni in Italia e all’estero, nel 2014 ha creato sul web un sito con shop on line www.steniagioelli.it. Dal 2019.poi, ha inaugurato a Pisa il suo nuovo spazio esclusivo: Steniagioiellicontemeporanei.
Poco più tardi le emozioni musicali mattutine si concludono con un momento dedicato allo Spazio Giovani, una novità che trovo veramente importante e significativa in questa terza rassegna delle muse dei nostri giorni. Si sono infatti esibiti cinque giovani talenti del Liceo Musicale “G.Carducci” di Pisa: Matilde Ghertsos, Irene Giari, Emanuele Paolino, Enya Magon, Marco Scaramelli. Questi giovani talenti, seguendo le note provenienti dal pianoforte suonato con maestria dalla professoressa Francesca Amato, si sono cimentati in brani musicali mozartiani.
Il breve e delizioso intrattenimento era denominato “Queste chiamate dee”, ovvero Piccole muse mozartiane nell’universo femminile mozartiano. Cinque brevi e noti brani tratti dai capolavori del genio salisburghese, “Le nozze di Figaro” e “Don Giovanni”, interpretati con maestria e ottima presenza scenica nonostante l’ancor giovane età dai giovani liceali. Dopo la piacevole esibizione siamo andati ad incontrare i ragazzi e i loro professori del Liceo Musicale, un vero e proprio fiore all’occhiello nel panorama scolastico pisano. I cinque giovani talenti hanno mostrato a me e al mio collega Acquaviva tutto il loro entusiasmo e amore per la musica accennando ai loro impegni anche extrascolastici con altri generi musicali, perché la musica è una sola e l’amore nei suoi confronti pare totalizzante, e il desiderio che questa diventi la loro ragione di vita è predominante nei loro pensieri.
Non posso non sottolineare quanto sia stato piacevole toccare con mano tanto giovanile ardore musicale da parte di un così evidente, sia pur ancora acerbo, talento. Non potevo, quindi, esimermi dall’ascoltare le voci degli insegnanti che li avevano accompagnati in quest’occasione. La prima che acconsente gentilmente a rispondere a qualche sollecitazione è la professoressa Marialuisa Pepi che nel Liceo insegna “Musica d’insieme e arte scenica”
Oltre all’impegno scolastico, professoressa Pepi, svolge altre attività musicali?
Sono molto impegnata in questa mia attività di docente che mi assorbe molto, ma al di
fuori sono corista in produzioni teatrali della zona.
Ci descriva in poche parole com’è nato e si è sviluppato questo lavoro mozartiano.
È un lavoro che entusiasma sia noi docenti che i ragazzi. Loro hanno una gran voglia d’imparare, di lavorare, di mettersi in gioco, e ovviamente sono ancora in formazione. C’è qualcuno al quinto anno, qualcuno al quarto, qualcuno addirittura al terzo. Abbiamo scelto, in questo caso, alcune cose che avevano già elaborato dal punto di vista musicale e insieme abbiamo fatto la regia. Qui abbiamo dovuto ritagliare alcuni pezzi di varie opere ma abbiamo fatto un lavoro più esteso sia su testi teatrali sia su testi operistici.
I vestiti di scena che indossavano i ragazzi da dove vengono?
Loro hanno trovato vestiti dismessi, insomma materiale di recupero, e insieme ai genitori lo hanno trasformato negli abiti che hanno indossato nella loro esibizione.
Perché questa scelta autoriale?
Perché ci piaceva l’idea di proporre qualche donna mozartiana. Il rapporto tra Mozart e Da Ponte con le donne è bello, delicato, complicato, e ci piaceva illustrarlo.
La figura di Don Giovanni come emerge da questo vostro approfondimento?
Don Giovanni alla fine insegue le donne e ne è dannato. Abbiamo inserito questo duetto tra lui e Zerlina (“Là ci darem la mano”) perché Zerlina non è una vittima ma una contadina che la sa molto molto lunga e alla fine, quando accetta di dire “si andiam”, è quasi lei che se lo tira dietro perché ha visto l ‘affare. E’ un’altra donna mozartiana molto molto scaltra. D’altronde ,questo brano è un vero e proprio classico che non poteva proprio mancare
Grazie Professoressa e ancora complimenti.
Ora ho di fronte a me un altro docente del Liceo Musicale, il Referente del Liceo Musicale, professor Carlo Deri, noto compositore e direttore d’orchestra, e non posso non chiedergli le prospettive e le problematiche della sua scuola.
Le problematiche sono quelle del covid che con il primo Dpcm ci ha costretto ad interrompere di punto in bianco tutti i concerti programmati che prevedevano anche pezzi piuttosto impegnativi dal punto di vista sinfonico. Dalla sua recente nascita, avvenuta sette anni fa, il Liceo Musicale “G. Carducci” ha operato una modifica al piano nazionale dei licei, una cosiddetta “curvatura” nel gergo ministeriale, per cui abbiamo puntato tanto sulla musica d’insieme e senza aggravi di spesa per lo stato abbiamo rimodulato le risorse che avevamo facendoci uscire un’orchestra sinfonica che nel piano dei licei non era prevista, il coro sinfonico,, l’orchestra d’archi, l’orchestra di fiati, il gruppo di percussioni, gruppo di ottoni, molti gruppi da camera. Tra questi gruppi anche questo di arte scenica che avete visto in scena oggi. Tutte cose che nel piano nazionale dei licei non c’erano. All’Usr (Ufficio Scolastico Regionale) di Firenze hanno chiamato il “Sistema Pisa” tutte queste misure messe a punto da noi grazie alla legge sull’autonomia didattica. Quindi questa battuta d’arresto del covid ci ha veramente danneggiato.
Avete anche voi problemi di aule?
Senza dubbio perché dal 2014-15 ad ora il numero degli alunni dei quattro licei è più che raddoppiati e quindi non sappiamo come rispondere a tanta domanda e dobbiamo adottare misure come turni e altro. È chiaramente una situazione disagiata ma mi pare pure un’attestazione positiva del lavoro condotto in tutti e quattro i licei. Alcuni giorni fa abbiamo avuto un incontro insieme a tutti i genitori con il presidente della Provincia Angori su questo problema delle aule e abbiamo visto gli sforzi che le istituzioni stanno realizzando per cercare di venire incontro alle nostre esigenze, anche se i problemi restano.
Le iscrizioni come vanno?
Bene, anche se nel liceo musicale quest’anno ne abbiamo avute un po’ meno anche perché nei due anni precedenti i ragazzi non hanno suonato e non hanno quindi potuto farsi notare.
Attualmente quanti sono gli iscritti?
In tutti i licei più di mille e nel musicale più di cento. Quest’ultimo dato dipende dal fatto che noi possiamo avere solo una classe per anno, e quindi dobbiamo limitarci a solo cinque classi. Siamo, infatti, contingentati in quanto per lo stato siamo un bel costo dato che ci sono lezioni individuali. Nel biennio ci sono tre ore di lezioni individuali per alunno alla settimana, e in una classe di 25 alunni sono 75 ore in più alle ore canoniche. Vorrei concludere sottolineando che i nostri alunni tutti gli anni, alla maturità, raggiungono in tanti il massimo dei voti perché si divertono imparando. Quasi tutti arrivano primi agli esami di ammissione al conservatorio e in altre facoltà universitaria.
Non stento a crederlo toccando con mano l’entusiasmo di docenti e alunni. Che bella una scuola dove tutti imparano divertendosi e frequentando con gioia! Altro merito di questa bella rassegna dell’associazione Fanny Mendelssohn è senza dubbio quella di essere riuscita a dare spazio a una simile realtà.
Guido Martinelli