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Teli impermeabili contro l’inquinamento da keu. Basteranno?

- Cronaca
12 Ottobre 2021

Definite le modalità per la messa in sicurezza dei tratti di strada dove sono finiti i fanghi prodotti dalla concia delle pelli. I lavori consistono nella realizzazione di una copertura impermeabile con teli in pvc della scarpata della rampa nord del cavalca ferrovia della Sr429 della linea ferroviaria Empoli-Chiusi in località Brusciana e nella realizzazione di un idoneo sistema di raccolta delle acque di superficie che consenta un adeguato campionamento e controllo delle acque raccolte dalla copertura impermeabile. L’area interessata dall’intervento ha una superficie di circa duemila metri quadri e riguarda il secondo gradone del rilevato stradale (il primo gradone è risultato non interessato dalla potenziale contaminazione) della rampa Nord (quella che scende verso la rotatoria di Brusciana) lato vecchia Sr429 (Est).

L’intervento, come spiega la Regione Toscana, mira a impedire la percolazione all’interno del rilevato delle acque piovane nell’area dove è stato rinvenuto una quantità di cromo superiore ai limiti tabellari previsti dal decreto legislativo 152 del 2006, e dunque di impedire che il cromo presente nel rilevato, trasportato dall’acqua piovana, possa contaminare le matrici ambientali suolo e acqua con termini al rilevato stesso.

“L’avvio dei lavori di messa in sicurezza della Sr429 è il frutto del lavoro svolto da Regione Toscana e Comune di Empoli in questi mesi – dichiara l’assessore all’ambiente e alla difesa del suolo della Toscana, Monia Monni – ed è la dimostrazione del nostro costante impegno nell’affrontare la questione Keu, in particolare modo per assicurare con la massima determinazione la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. Colgo l’occasione – aggiunge Monni- per ricordare che su ciascuna delle aree interessate continua un costante monitoraggio e coordinamento degli interventi che ci vedono collaborare con Arpat ed i sindaci, nella consapevolezza della specificità richiesta dai singoli interventi e della necessità di assicurare la massima celerità rispetto a procedure certamente complesse”.

Il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, puntualizza: “La messa in sicurezza è un primo passo per sanare la ferita aperta dopo l’inchiesta keu. La nuova 429 deve tornare ad essere percepita come un patrimonio pubblico che ha cambiato in meglio la vita dei cittadini della Valdelsa”.

Da mesi sui tratti di strada in questione vengono rilevati livelli di sostanze inquinanti superiori ai limiti consentiti dalla legge. Proprio per questo è necessario mantenere alta l’attenzione su questo argomento. E vigilare affinché gli interventi di messa in sicurezza e bonifica siano celeri, efficaci e, soprattutto, duraturi nel tempo.

Le zone inquinate

Quali sono le zone inquinate a causa del keu?  Un deposito a Massarosa (Lucca), la parte sottostante il manto stradale della Sr 429 a Empoli, l’area ex Vacis a Pisa (zona industriale a Porta a Mare), un’azienda di Peccioli (Pisa) con maneggio. Valori molto alti sarebbero stati trovati anche nel comune di Crespina Lorenzana di Pisa vicino ai cantieri dell’acquedotto. Un’altra zona inquinata (ma già bonificata) è nell’aeroporto militare di Pisa. Fari puntati anche su due impianti di una ditta di movimento terra e inerti nel comune di Bucine (Arezzo) e Pontedera (Pisa).

La denuncia di Forza Italia

“Cromo e arsenico decine di volte superiori ai limiti: hanno avvelenato la Toscana con il keu. Empoli, Pisa, Crespina Lorenzana, Montramito di Massarosa. E questi sono solo i siti emersi fino ad ora… E ancora non abbiamo chiaro se e come ci siano stati danni all’ecosistema e alle persone”, attacca la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti. “È inconcepibile come sia stato possibile utilizzare il residuato del keu come materiale per sottofondi e basamenti. È possibile che nessuno abbia vigilato? È possibile che nessuno si sia fatto una domanda? Non dico per i cantieri privati ma quantomeno per quelli pubblici visto che per la famigerata strada dei veleni – inaugurata in pompa magna – la Val d’Elsa ha dovuto pure aspettare 20 anni. Venti anni per cosa? Per ritrovarsi con i veleni e dover fare nuove bonifiche? Questa inchiesta – aggiunge – ha scoperchiato un sistema che ha prosperato nelle intercapedini lasciate scoperte dalla legge e dalla politica. Da quanto emerge dobbiamo trarre delle conclusioni e cercare di imparare. Al netto dei colpevoli e dei facilitatori che auspichiamo siano colpiti duramente, dobbiamo individuare strategie di smaltimento e riuso affidabili sul nostro territorio, come già feci per gli scarti tessili, presentando una proposta di legge purtroppo bocciata dal governo Conte. La prossima settimana – annuncia – ho già organizzato una visita in loco con imprenditori ed amministratori locali per verificare direttamente la situazione e per valutare come meglio agire per il bene delle persone e delle aziende del territorio”.

 

Foto: Carabinieri

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