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La velocista Anna Bongiorni incontra i ragazzi di una scuola: dai Giochi di Tokyo alla Medicina

- Sport
17 Ottobre 2021

Giosuè Manzi

Dopo quest’estate trionfale per tutti gli sport del nostro paese assumono un altro valore anche le iniziative che vedono lo sport protagonista a scuola, come in occasione della settimana Europea dello sport, promossa dal 2015 dalla Commissione Europea per promuovere lo sport e gli stili di vita sani e attivi al fine di incrementare il benessere fisico e mentale dei cittadini europei. Il tema di quest’anno era “From school space to movement space” e voleva stimolare alunni e docenti a utilizzare tutti gli spazi, dentro e fuori la scuola, come luogo per muoversi in maniera creativa, magari partendo dalla emulazione dei campioni per arrivare a raggiungere il personale benessere psicofisico.

Alla scuola secondaria di primo grado pisana “Vincenzo Galilei”, il professore di Educazione fisica Daniele Urzì, referente del progetto, insieme ai colleghi della scuola e col sostegno della dirigente scolastica, professoressa Rossana Condello, ha festeggiato tale giornata insieme a tutti gli altri scolari europei portando a scuola l’atleta pisana Anna Bongiorni. Per quei pochi che non lo sapessero è una velocista italiana di atletica leggera, di assoluto valore internazionale, reduce dalle Olimpiadi giapponesi, dove si è fatta bene valere al pari dei suoi colleghi.

È stata una bella occasione affinché gli alunni classi delle terze potessero avere un diretta testimonianza dell’importanza dello sport in questo loro momento di crescita. L’incontro, avvenuto all’aperto nel piazzale antistante la palestra e nel pieno rispetto delle norme anticovid, è risultato molto stimolante. La campionessa ha narrato con semplicità, schiettezza e competenza la sua esperienza, sottolineando l’importanza dell’attività sportiva nella sua vita, e successivamente ha risposto alle domande degli alunni sul modo con cui ha seguito fino ad ora la sua passione agonistica.

Alla fine dell’incontro abbiamo sentito il giovane professore di Educazione Fisica della Secondaria “V. Galilei” Daniele Urzì, organizzatore dell’evento, per cogliere le sue impressioni.

Professor Urzì, ci parli di questa esperienza…
È stata importante e significativa non soltanto per me a livello professionale, ma soprattutto per i ragazzi, perché hanno avuto la possibilità di incontrare un personaggio sportivo che ha disputato le Olimpiadi ed è un emblema di sport e non solo. Infatti Anna Bongiorni ha raccontato che nel suo percorso di vita lo sport è stato un trampolino importante anche per la sua crescita psicologica e per lo studio. Questa testimonianza è importante per i nostri ragazzi, che stanno vivendo un momento difficile dettato dal Covid 19 e riappropriarsi adesso dello sport è un elemento importante per ritrovare un po’ di serenità personale e di benessere.

Il professor Daniele Urzì

Da quanto insegna?
Da sei anni mi occupo di educazione fisica nelle scuole medie, e nella fattispecie mi ritrovo a Pisa, da quest’anno, alla Secondaria “V. Galilei”. L’esperienza di oggi, per me, è stata una grande occasione per fare gruppo con tutti i ragazzi e farli riavvicinare allo sport anche dalle parole di atleti importanti.

Le viene da?
Catania.

Differenze tra Pisa e Catania?
Sicuramente ci sono differenze di primo impatto perché Catania è una città di mare mentre Pisa l’ha un po’ più lontanuccio. Quello che accomuna Catania, che è più grande e ha un bacino d’utenza più vasto, è proprio lo sport. Ho visto che a Pisa si fa molto sport, anche a livello amatoriale le persone possono dilettarsi con lo jogging e altre discipline sportive, e questo mi fa sentire un po’ a casa perché anche a Catania c’è una grande partecipazione nella pratica sportiva.

Daniele Urzì e Anna Bongiorni

Dal punto di vista della socialità nota differenze tra la Sicilia e la Toscana?
È da poco che sono qui in Toscana, certo posso dire che in Sicilia si è molto disponibili verso le persone anche se non si conoscono bene, ci si apre subito. A Pisa, devo essere sincero, non ho ancora avuto modo di fare questo distinguo, ma per ora posso dire che i pisani sono abbastanza affettuosi, almeno a giudicare dall’ambiente di scuola, e mi trovo molto bene anche coi pisani.

Com’è la scuola “V. Galilei”?
È molto inclusiva, e questo è l’aspetto che più mi piace. Devo essere sincero, l’ho scelta io questa scuola, e devo dire che, per ora, questo matrimonio s’ha da fare.

Prospettive di educazione fisica per quest’anno scolastico?
Ho posto ai ragazzi un po’ di obiettivi. Mi piacerebbe proporre una campestre d’Istituto nel periodo di dicembre, e chiudere in bellezza nel periodo finale con una bella Festa dello Sport nei mesi di maggio-giugno, sperando che le limitazioni covid siano ridotte per coinvolgere tutte le classi a farle gareggiare in tutte le discipline sportive.

Dopo aver lasciato l’ottimo ed entusiasta docente abbiamo approfittato della grande disponibilità evidenziata da Anna Bongiorni nel corso dell’incontro coi ragazzi, per porle alcune domande.

Allora, tanto per iniziare, vorrei invitarla, Anna, a presentarsi da sola.
Sono Anna Bongiorni, velocista della nazionale italiana in quanto disputo gare di 100, 200 e 4×100. Sono nata a Pisa, ho 28 anni, e qui mi alleno. Quest’estate ho partecipato alle Olimpiadi di Tokyo e sono medico, essendo laureata in medicina da due anni e in attesa di iniziare la specializzazione.

Anna Bongiorni con le professoresse di Lettere Rossella Liberati e Federica Severini

In quale ambito medico?
Sono un pochino indecisa tra Pediatria e Medicina dello Sport.

Per quale società corre?
Per il G.S. dei Carabinieri e prima per il Cus Pisa, che è la mia società civile attuale.

Questi gruppi sportivi militari sono fondamentali per permettere agli atleti di praticare lo sport ad alti livelli.
Esatto, in Italia è questo uno dei pochi modi con cui si può diventare atleti professionisti. Grazie a questi gruppi ci si può allenare, praticare lo sport ad alti livelli come se fosse un lavoro, e inseguire risultati di valore.

Perché l’Italia è un paese calciocentrico…
Appunto, gli altri sport sono considerati minori perché hanno una minore attenzione mediatica. Speriamo che dopo i successi di queste olimpiadi, compresa la paraolimpiade, si possa registrare un cambiamento in questo senso, e che l’atletica e gli altri sport riescano ad attrarre un numero maggior di praticanti e di spettatori.

Voi protagonisti di questi sport, ritenuti erroneamente minori, siete invidiosi della notorietà e dei guadagni dei calciatori?
Possiamo essere un pochino invidiosi del seguito che riescono ad avere e dei guadagni anche se noi, che gareggiamo a livello olimpico e mondiale, non ci sentiamo certo inferiori a loro. Io non li invidio perché non amo il calcio ma amo il mio sport e preferisco tutta la vita praticare il mio.

Lei, come ha spiegato ai ragazzi poco fa, si è avvicinata a questa disciplina anche per motivi familiari.
Mio padre è stato anche lui un velocista della nazionale italiana, ha tenuto fino a quest’anno il record della 4×400. Correva anche lui i 200 e la 4×100 con Mennea e ha partecipato alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Ha conosciuto mia madre, che faceva anche lei atletica a livelli un po’ più bassi, e sono entrambi insegnanti di educazione fisica. Anche mio fratello, di cinque anni più grande di me, che ha giocato a calcio tutta la vita, è docente di educazione fisica. Quindi lo sport è sempre stato nella mia famiglia.

Quest’estate è stata trionfale per lo sport italiano sia a livello europeo che mondiale in quasi tutti gli sport. Quale spiegazione sa dare a questi successi?
Intanto c’è da dire, parlando per il mio sport e non di quelli di squadra dove abbiamo ugualmente vinto tanto, i risultati non sono frutto del lavoro di un anno ma dipendono da tutto lo sforzo che c’è stato dietro negli anni precedenti. Io dico che i risultati riportati dall’atletica in realtà erano anni che dovevano esplodere e per qualche motivo non eravamo riusciti a coglierli ma poi sono arrivati tutti insieme. Questi talenti vincenti ci sono da anni nel nostro panorama e avevano solo bisogno del momento giusto per venire fuori. Sicuramente, noi italiani abbiamo sfruttato l’anno passato per disputare tante gare senza avere la pressione delle competizioni internazionali. Almeno per me è stato così. Sono riuscita a trovare la mia stabilità a livello internazionale facendo solo meeting e quest’anno sono arrivata più pronta, tranquilla e preparata agli appuntamenti importanti.

Per quanto riguarda la vostra Federazione di Atletica, la Fidal, c’è stato poi il cambio del presidente che magari ha favorito questo salto in avanti…
Il Presidente è cambiato quest’anno come un po’ del Consiglio, e c’è da dire che lui…

Un ex-campione europeo di Fondo, lo spezzino Stefano Mei…
Certo. Lui ha avuto ed ha il pregio di starci più vicino possibile. Anche a Tokyo non è andato con tutte le autorità ed è stato con noi al villaggio. È stato un nostro super tifoso e la sua filosofia è di dare più possibilità a tanti atleti per cui cerca sempre di portarne più che può alle competizioni per permettere anche a chi non ha chiare possibilità di successo o medaglia di fare esperienza.

La federazione atletica ha cambiato senza dubbio organizzazione per passare dalle zero medaglie di Rio de Janeiro del 2016 ai cinque trionfi giapponesi.
Quest’anno c’è stato il cambio di presidenza ma senza dubbio i risultati positivi sono il frutto anche degli otto anni della precedente presidenza. I risultati si costruiscono nel tempo e quindi i successi sono frutto di un lavoro che parte da lontano. Da tre anni c’è il direttore tecnico La Torre che è una persona competente, segue molto noi atleti, ci dà tante indicazioni ma, ripeto, i risultati sono il frutto di questo lavoro portato avanti nel corso degli anni da tutta la Federazione.

Perché è importante una giornata come questa di oggi?
È importante perché ritengo che lo sport sia fondamentale in età scolare sia dal punto di vista medico per la prevenzione di tante malattie, sia mentale perché è una bellissima valvola di sfogo delle tensioni che uno ha, sia della socializzazione perché permette di conoscere tante persone, sia psicologico perché dà la possibilità di conoscere meglio sé stessi, i propri limiti, le proprie difficoltà, e a trovare il modo per affrontarle. Penso, quindi, che sia bello venire nelle scuole, provare a parlare con questi ragazzi. Se oggi ho invogliato anche solo uno di loro a continuare o iniziare un percorso sportivo per me è un successo e un grande onore.

Come si potrebbe fare per incentivare la pratica dell’atletica leggera nei giovani?
Se i ragazzi vengono a fare atletica noi siamo felicissimi, però ci sono tantissimi altri sport che vengono poco praticati e penso che lo sport in genere vada incentivato proprio perché per i ragazzi rappresenta una bellissima occasione. Bisognerebbe partire dalle famiglie perché ce ne sono tantissime che ritengono la pratica sportiva,, anche ad alto livello, non conciliante con lo studio. Invece, posso assicurare, con il mio e tantissimi altri esempi, che si può praticare lo sport e arrivare a laurearsi. Tra gli atleti di Tokyo c’era l’80-90% con la laurea in vari ambiti. Quindi non è vero che occorre scegliere tra sport e studio e bisogna spiegare alle famiglie che lo sport può solo arricchire e non togliere.

Quanto tempo pensa di dedicare ancora all’Atletica Leggera?
Diciamo che pensavo di buttarmi verso la specializzazione medica dopo queste Olimpiadi. Invece, adesso, sto iniziando a pensare alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Da ora in poi andrò avanti di anno in anno e l’anno prossimo ci saranno i mondiali e gli europei per cui intanto pensiamo a quelli e poi deciderò ogni anno come comportarmi.

Quanto tempo dedica all’allenamento?
Mi alleno circa sei-sette volte a settimana e una volta o due faccio doppio allenamento. Ognuno di loro dura non meno di tre ore perché sono abbastanza brevi ma intensi.

Come sono state queste strane Olimpiadi di Tokyo con il virus in agguato?
Io avevo una aspettativa un pochino diversa, negativa, perché non potevamo uscire dal villaggio e non avevamo il pubblico, ma, per me, alla fine, è stata un’Olimpiade fantastica. Queste piccole limitazioni le abbiamo utilizzate a nostro favore cercando, almeno noi dell’atletica, di fare più gruppo, e questo è stato forse un aiuto per coloro che hanno conquistato una medaglia perché abbiamo fatto tantissimo tifo per loro, li abbiamo seguiti, abbiamo fatto sentire loro il nostro sostegno, come è successo anche a me, nel momento della gara. Quando c’è il pubblico non senti i tuoi compagni perché ci sono tantissime persone. Anche nel villaggio, non potendo più uscire, abbiamo fatto più gruppo, e anche nell’atletica, che è uno sport individuale, ci siamo sentiti e siamo stati una vera squadra.

Come le è parso il Giappone da quel poco che ha intravisto?
I giapponesi sono un popolo fantastico, veramente super accoglienti, super carini, sempre a disposizione. C’ero già stata due anni fa in quel paese e avevo notato che è un popolo che lavora tanto, molto unito, legato alle tradizioni, e quindi, secondo me, ha tanti punti in comune con l’Italia. Mi piacerebbe un giorno ammirarne le bellezze perché per quelle non ho avuto tempo.

Concludendo, che diciamo, allora, ai ragazzi: lo sport è un’attività importante da prendere in considerazione?
Molto, ti aiuta ad organizzare le tue giornate, ad avere tempo per sé stessi, per conoscere i propri limiti e ti sprona ad essere una versione ogni volta migliore. A me è servito tantissimo. È bello, ha pochi effetti negativi, fa bene alla salute, allo studio, alla socialità, insegna il rispetto per gli altri ed è una vera propria scuola di vita, come suol dirsi, e mai un’affermazione fu più vera di questa.

Prima di lasciare la scuola decido di passare dalla dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Statale “Vincenzo Galilei” Rossana Condello, per ringraziarla dell’ospitalità, complimentarmi per l’ottima riuscita di questa iniziativa, e avere almeno un breve scambio di opinioni con lei. Esce un attimo da una riunione importante per concedermi gentilmente alcune battute.

Dirigente, come valuta questa esperienza della giornata sportiva internazionale?
Sono e siamo molto riconoscenti al professor Urzì che si è molto adoperato per realizzare questa giornata mettendosi in contatto con la campionessa Anna Bongiorni che ha partecipato per l’Atletica alle Olimpiadi, e che si è resa disponibile per realizzare un percorso con i nostri ragazzi. Lo sport è un fondamentale veicolo di benessere e di allontanamento dai pericoli della strada e noi, come istituto, siamo da sempre attivi in questo ambito sportivo inteso come pratica dello sport per il benessere e la salute psicofisica del bambino e dell’adolescente.

La dirigente scolastica Rossana Condello

Com’è iniziato questo nuovo anno scolastico all’Istituto Comprensivo “Vincenzo Galilei” nel terzo anno dell’era Covid?
Per me l’anno scolastico corrente coincide con il nuovo percorso di dirigente scolastica ed è ovvio che c’è stato un momento di osservazione di alcune dinamiche per intervenire nel modo più giusto e adatto possibile. Certamente per poter affrontare e gestire una situazione difficile come questa pandemica occorre molta energia e impegno. L’emergenza epidemiologica provoca delle difficoltà, ma il nuovo protocollo Covid ci aiuta a dare sicurezza e maggiore benessere agli alunni.

Le prospettive sono, quindi, ottimistiche?
Certo, prospettive di rinnovamento, di ripopolamento dell’Istituto “Vincenzo Galilei” e della Scuola Secondaria di Primo Grado omonima dove vogliamo inserire attività come, per esempio, la seconda lingua spagnola e soprattutto l’indirizzo musicale.

Buon anno scolastico a lei dirigente, ai docenti, agli alunni e alle famiglie del suo istituto e degli altri sia della nostra città sia di tutta l’Europa, nel segno dello sport. Mens sana in corpore sano!

Giosuè Manzi

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