La sostenibile leggerezza dell’esistente tra cronaca, storia e commento: Buccia di Spritz / di Maurizio Sessa
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Dall’Arno d’argento al firmamento dei Navigli. Sacchi trasloca da Firenze a Milano. Non stiamo parlando di Arrigo Sacchi da Fusignano, il mister dell’Invincibile Armata di Berlusconi, il leggendario Milan di Marco van Basten e Ruud Gullit, nonché della nazionale della sfortunata spedizione azzurra ai Mondiali di Usa ’94 conclusasi con il rigore calciato alle stelle dal divin codino Roberto Baggio.
Stiamo parlando, invece, di Tommaso Sacchi, trentottenne rampante privo, sia detto a sua lode, di tessera di partito. Un caso più unico che raro, il suo, di assessore che cambia città occupando la stessa poltrona. Solo, si fa per dire, un cambio di location. E, cosa più importante, di sindaco: da Dario Nardella a Beppe Sala, recentemente riconfermato alla guida di Palazzo Marino.
Sacchi assessore alla cultura di Firenze è stato chiamato a svolgere funzioni di assessore alla cultura di Milano. Francamente, ammettiamo la nostra ignoranza, non sappiamo di precedenti del genere nel caleidoscopico Grand Hotel dalle porte girevoli della Politica.
Un ritorno a casa per il meneghino Tommaso Sacchi, classe ’83, che va ad occupare, come a Firenze, uno degli scranni più prestigiosi e strategici: l’assessorato alla cultura, appunto. Non ci si meravigli più di tanto. Gli scambi storici e culturali tra due grandi città come Firenze e Milano nel corso dei secoli sono stati molteplici. Si ricordi, per esempio, un tale chiamato Lorenzo dei Medici, per inciso detto il Magnifico, rampollo di una famiglia di banchieri che, oltre a sostenere la vittoria di Edoardo di York nella Guerra delle due Rose, aiutò economicamente gli Sforza per la conquista di un importante Ducato. Il Ducato di Milano.
In riva d’Arno per sette anni, prima come tecnico poi come titolare dell’assessorato alle attività culturali, Sacchi è stato sinonimo di installazioni, mostre, eventi di larga risonanza. Il suo, comunque, è un arrivederci e non un addio alla Città del Giglio. Sacchi lascia a Firenze un pezzo di cuore, ma conserva la carica di presidente della Fondazione Teatro della Toscana, l’ente che guida il glorioso Teatro della Pergola. Mantiene dunque un piede a Firenze, a meno che in virtù del suo precoce e veloce talento manageriale, oltre a strizzare l’occhio ai protagonisti della musica rap e trap, nella metropoli cara alla Madunina non riesca a scalare altri alti gradini. Magari a salire sul tetto della Scala…
Maurizio Sessa
Foto: Facebook (Tommaso Sacchi)