Il gruppo Facebook “Mi riconosci?”, seguito da oltre 44mila persone, è nato alla fine del 2015 dalla volontà di un gruppo di professionisti (o aspiranti tali) del mondo dei beni culturali di cambiare la realtà lavorativa del settore. Cercano di ottenere più dignità per il lavoro culturale e una riforma strutturale del sistema culturale italiano. In uno dei loro ultimi interventi si sono occupati dello strano destino di una grande biblioteca universitaria, quella del Palazzo della Sapienza di Pisa. La biblioteca è chiusa dal 2012, dopo alcune lesioni subite dallo storico edificio a seguito delle scosse sismiche che colpirono l’Emilia. Dopo nove anni e diversi milioni di euro spesi per i necessari restauri, una parte dei libri, finita a Piacenza, potrebbe non tornare più a Pisa.
Dopo il terremoto del 29 maggio 2012 il fondo librario della storica biblioteca ha subito uno smembramento su tre diversi luoghi, tra Pisa e Lucca (Archivio di Stato). “Dopo quasi dieci anni e innumerevoli sforzi da parte del direttore Daniele Cianchi e di realtà varie, come l’associazione ‘Amici della BUP’ – si legge in un comunicato degli attivisti pisani di “Mi riconosci?” – con tanto di recente appello al Presidente Mattarella e un’interrogazione parlamentare in data 16 novembre, ad oggi continua a mancare la volontà di trovare una soluzione al problema, individuando degli spazi idonei alla conservazione dei materiali. A ottobre parte dei libri ricoverati in un deposito pisano a San Frediano, a causa di lavori definiti ‘di somma urgenza’, sono stati spostati a Piacenza. Nonostante gli appelli rivolti alle Istituzioni culturali della città, tra cui uffici periferici del MiC, Comune e Università, nessuno ha dato disponibilità effettiva per il ricollocamento dei volumi che ormai da due mesi a questa parte giacciono in Emilia Romagna. Adesso, come chiarito nell’ultima CUT (Conferenza Università-Territorio), tenutasi tra Università e città ospitante lo scorso 26 novembre, è emerso che anche il materiale presso l’Archivio di Lucca, consistente nel fondo più antico e più consultato dall’utenza, dovrà essere dislocato, rendendo così impossibile la sua consultazione”.
Ma per quale motivo un patrimonio culturale così importante legato a doppio filo con l’università di Pisa, i suoi studenti e i suoi professori, deve fare questa fine ingloriosa? Si comprende l’emergenza e la necessità di correre ai ripari per preservare i volumi, ma dopo quasi dieci anni siamo ancora a questo punto? Eppure di soldi ne sono stati spesi parecchi: si parla di circa 3 milioni di euro, a partire dal 2014, per ristrutturare i locali danneggiati dal sisma. La Sapienza è tornata a risplendere. Ma recuperare lo spazio per accogliere in modo adeguato i libri e permettere la loro consultazione ci sembrerebbe prioritario.
Partendo da queste considerazione il gruppo “Mi Riconosci?” si rivolge a Governo e Parlamento per chiedere misure tese a impedire lo smantellamento del fondo e permettano di ricollocare la Biblioteca Universitaria sul territorio.
Serve una soluzione perché, una volta terminati tutti i lavori a Pisa, all’ombra della Torre potranno tornare solo un terzo dei libri ora ospitati a Piacenza, che non sarà a mille km di distanza ma non è proprio vicino. Ci sono problemi anche con Lucca, purtroppo. Cianchi spiega che nella città delle mura
“abbiamo circa sei chilometri e mezzo di scaffalature che sono a tutti gli effetti sotto sfratto e non si riesce a trovare una soluzione per tenere i libri in città, Pisa perderebbe un valore enorme se qualche ente non si fa avanti per ospitare la biblioteca”.
Il dialogo è aperto con tutte le istituzioni. Bisognerà al più presto trovare una soluzione per accogliere in modo intelligente (e utile) tutti questi libri. I comuni intorno a Pisa potrebbero farsi avanti, ovviamente con i necessari fondi a disposizione, mettendo a disposizione spazi e personale. Ne potrebbe nascere un circolo virtuoso fatto di conoscenza, memoria storica e studiosi, ridando slancio e vitalità ad ogni angolo della vasta provincia pisana.
Foto: movio.beniculturali.it