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Camerun, la Coppa d’Africa parla italiano

- Economia
4 Febbraio 2022

Doady Giugliano

In questi giorni in Camerun ospita il top del calcio africano per assegnare la 33esima Coppa d’Africa. Il Camerun, che continua a “sfornare” grandi campioni internazionale ha compiuto un grande sforzo per allestire l’evento che ha ospitato gli incontri nei sei principali stadi della nazione. La struttura più ardita e nuova è stata realizzata a Douala, capitale commerciale e più popolosa città del Paese, su un’area in origine paludosa, non lontana dall’aeroporto internazionale, che l’intervento ha contribuito a rigenerare migliorando i collegamenti con la città. Un’impresa ritenuta impossibile e realizzata nei tempi previsti grazie all’italico genio, questa volta rappresentato da un architetto pisano: Salvatore Re, titolare della Leonardo Progetti, a cui abbiamo chiesto il segreto di questo mezzo miracolo.

“È stata la forza della nostra professionalità condita con abbondante coraggio – afferma – perché non esisteva progetto ma solo la consueta follia Italiana che ha fatto partire il cantiere. ‘Vous avez la foi (voi avete la fede) Gesù camminava sull’acqua… fatelo anche voi’, mi disse il consigliere tecnico della Presidenza della Repubblica Ms Ayem”.

L’architetto Salvatore Re

Gli africani ci stimano così tanto?

“Credo di sì, ma credimi la vera difficoltà è stata che un piccolo uomo, come me, uno solo, un italiano, messo a capo della missione si è preso una grandissima responsabilità scommettendo solo su se stesso per non fermare tutte le attività. Pensi che nel massimo momento di punta hanno lavorato quasi 1800 persone. E come già ho detto, trattandosi di area paludosa abbiamo dovuto costruire l’opera partendo dalla realizzazione di oltre 2000 pali posti da 20 a 40 mt sottoterra”.

È andato tutto liscio?

“Tenendo conto in quale zona si stava operando, direi proprio di sì e poi lo stadio Japoma è pronto da più di un anno. In meno di 30 mesi sono stati eseguiti lavori per 250 milioni di dollari. È l’unico finito in tempo e nel budget previsto. Faccio notare che il nostro stadio Japoma (foto in alto), da 50.000 posti, è secondo solo a quello della capitale (60.000 posti), che peraltro non è ancora finito e dove gioca l’Algeria, detentrice della Coppa d’Africa”.

Mi risulta che ci sono state altre ditte italiane che hanno operato sotto la sua direzione…

“Certamente, ci siamo avvalsi della collaborazione di due grosse realtà italiane nel campo delle strutture civili e dell’ impiantistica: Structura Engineering srl dell’ingegner Gilberto Sarti, di Rimini, e Steam srl  dell’ingegner Mauro Strada, di Padova”.

Dalle foto che mi ha mostrato Japoma non sembra certo una cattedrale nel deserto…

“Esatto. Il complesso è composto da un centro acquatico con 1.000 posti a sedere dotato di una piscina olimpionica di 50 metri di lunghezza e una piscina di riscaldamento di 25 metri. Poco distante sorge un palazzetto polisportivo con 2.000 posti a sedere che può ospitare incontri di basket, pallavolo e pallamano. Inoltre abbiamo realizzato due campi di calcio per sedute di allenamento con pista di atletica leggera, con edifici spogliatoio e tribune, campi
esterni multisport in cemento per un totale di 4 da tennis, 2 da pallavolo e 2 da basket. Una struttura Club House collegata ai campi multi sport esterni. Ovviamente con le relative strutture infrastrutturali per l’agevole accesso ed uso dell’impianto con viabilità e parcheggi”.

In poche parole avete trasformato una palude in una nuova, moderna porzione di città…

“Il complesso sportivo ha dato luogo ad una vera e propria rigenerazione urbana, consentendo la realizzazione di importanti infrastrutture anche per il collegamento con la Capitale e la creazione di vere e proprie attrezzature di servizio al complesso che venivano realizzate al posto di fatiscenti baracche. Sono nati nuovi posti di lavoro e dato dignità ai residenti quel luogo. Per questo L’opera ha ricevuto apprezzamenti da parte della Presidenza della
Repubblica del Camerun oltre che da tutti coloro che hanno avuto modo di visitarlo, tanto da essere considerato tra i migliori complessi sportivi di tutta l’Africa”.

La sua società, Leonardo, vincitrice di tanti premi internazionali, ha sede principale a Pisa, ma lavora sempre all’estero. Come lo spiega?

“Il colmo è che a Pisa fanno investimenti microscopici sul calcio e a casa mia non mi considera nessuno. Né col russo, né con Ricci e né con Corrado. Eppure sono l’autore del progetto di stadio presentato con Pef a Ospedaletto e della foresteria e campi di allenamento in San Jacopo, che avevo progettato per Bulgarella. Il detto, nessuno è profeta in patria, qui si amplifica!”.

Doady Giugliano

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