– Ilaria Clara Urciuoli –
Davanti ai grandi libri di coro, i volumi manoscritti dove le note sovrastano parole in tardo latino, il tempo si trasforma e assume un valore altro, non più legato a orologi necessariamente precisi ben oltre il secondo, ma a clessidre che approssimano lo scorrere delle ore, a campane che scandiscono il tempo delle preghiere, a candele pronte a supplire alla luce del sole quando prima dell’alba ci si sveglia per le liturgie. Un tempo in cui la fede è cronometro della vita, fulcro e meta di tutto.
Il benvenuto offerto dalle prime sale di “Medioevo a Pistoia” assorbe il visitatore della mostra che raccoglie circa 70 opere nelle sedi dell’Antico Palazzo dei Vescovi e del Museo Civico, mentre molte altre si incontrano lungo il percorso tracciato nella città medievale, dalle chiese di Sant’Andrea e di San Giovanni Fuoricivitas alla cattedrale di San Zeno, toccando San Bartolomeo in Pantano, San Paolo, San Domenico, San Francesco, la chiesa del Tau e il Battistero.
Il progetto, a cura di Angelo Tartuferi, Enrica Neri Lusanna e Ada Labriola, è un racconto per immagini della storia di Pistoia a partire dal 1140 quando vi giunge, per volere del vescovo Atto, la reliquia di San Jacopo. La città viene immediatamente proiettata nelle principali rotte di pellegrinaggio europeo attirando così artisti di rilievo chiamati dai committenti locali ad esplorare i diversi campi dell’arte: la scultura di Guglielmo, Guido da Como, Nicola e Giovanni Pisano (di cui non si può non menzionare il pulpito nella già citata chiesa di Sant’Andrea, capolavoro di sintesi tra concezione dottrinale struttura compositiva e stile), l’architettura dominata dalla caratteristica bicromia e dai tanti innesti della scultura, l’oreficeria rappresentata da una delle più importanti opere del periodo, l’Altare d’argento di San Jacopo, e ancora la miniatura portata avanti dalla bottega del Maestro di S. Alessio in Bigiano e, nel Quattrocento, dal Maestro della Cappella Bracciolini che ha lavorato alla Divina Commedia oggi conservata alla Biblioteca Nazionale di Napoli.
Non viene trascurata la pittura, per la quale si può suggerire, malgrado la scarsità di documenti figurativi superstiti, una predisposizione a incrociare già dal XII secolo linguaggi diversi tra loro in cui l’iconica severità della “Madonna con il Bambino” proveniente da San Matteo non toglie la scena alla narrazione ricca di colori luminosi di “Fuga in Egitto”, antica decorazione della cripta della Cattedrale.
I tanti maestri d’importazione arrivati a Pistoia tra il XII e XV secolo rispondevano a un bisogno non secondario dei cittadini: l’esigenza di affermare attraverso le arti il prestigio della città politicamente debole, viste anche le modeste dimensioni del territorio, di fronte a centri come Firenze che già alla fine del Duecento rappresentava una minaccia alla sua autonomia.
Pistoia Musei coglie dunque l’occasione dell’anno Iacobeo per realizzare un progetto culturale che risulta ricco di suggestioni per chi si lascia guidare in una mostra diffusa, articolata lungo la città di cui si riesce a cogliere, attraverso la storia, anche il profondo orgoglio di chi ancora oggi utilizza il patrimonio artistico e intellettuale per tornare a far parlare di sé.
EVENTI
Tra le attività organizzate al latere della mostra (che resterà aperta fino all’8 maggio) si ricorda il ciclo di incontri “Orizzonti aperti” tenuti presso l’Auditorium dell’Antico Palazzo dei Vescovi: il prossimo appuntamento è per giovedì prossimo alle 18 con Attilio Bartoli Langeli, già professore di Paleografia e Diplomatica che, partendo dalle opere esposte, affronterà il tema del legame tra scrittura e figura.
Ecco l’elenco degli altri appuntamenti
- Giovedì 24 febbraio alle 18: “Crescita urbana e decoro cittadino: la metamorfosi delle città comunali nell’Italia del tardo medioevo”, con Jean-Claude Maire Vigueur e Marco Folin
- Giovedì 10 marzo alle 18: “La tavola di San Francesco a Pistoia e la tavola Bardi: debiti e innovazioni”, con Chiara Frugon
- Giovedì 24 marzo alle 18: “Il Medioevo nello specchio del cinema dai fratelli Lumière a Ridley Scott”, con Riccardo Facchini e Davide Iacono