Ormai siamo ai 400 metri finali, mancano poche ore e come vi ho raccontato la Dubai World Cup, vi parlerò della nostra piccola grande Coppa del mondo, quella che oramai ha raggiunto quota 132 edizioni. Nella storia del galoppo italiano ed europeo il Premio Pisa ha rappresentato a lungo la prima prova importante, quella che apriva il calendario delle “corse classiche”, con un ruolo molto significativo. Quando il calendario nazionale aveva meno impegni, la corsa pisana era tappa obbligata per la preparazione del Derby tanto che, sfogliando l’albo d’oro, troviamo undici vincitori del Derby di galoppo.
Istituito nel 1885 il Premio Pisa ebbe come primo vincitore Rosenberg che due mesi dopo trionfò nella seconda edizione del Derby italiano inaugurando la fortunata serie testé descritta.
Seguendo le indicazioni del calendario internazionale, la corsa dopo essere stata a lungo qualificata di Gruppo III, dal 1995 è una Listed Race. Il suo più illustre vincitore, è il cavallo invincibile, Ribot che si aggiudicò la gara il 6 marzo 1955, con ben 6 (sei) lunghezze su Donata Veneziana.
Il mio più bel ricordo rimane la vittoria di Capolago: era il 1990 e nessuno credeva in quel cavallo tanto che al picchetto si poteva giocare a 10 contro 1. Solo il Clan Turri, il sottoscritto e il compianto amico Luca avevamo la convinzione che potesse fare bene. All’arrivo fummo veramente in pochi a urlare dalla gioia e Capolago dopo quella corsa si involò verso una carriera da circoletto rosso.
Mentre scrivo mi tornano in mente molti ottimi cavalli e sfide che per gli appassionati pisani sono pietre miliari, come quella tra Morigi ed Ashoka del 1994 oppure quella tra Tatas e Blutaxidoo del 1996.
Ma è giusto ricordare anche un altro cavallo che mise tutti nel sacco, su una pista fangosa al limite della praticabilità, ad una quota di 30 contro 1, Marghine e Michele Bucci fecero un vero e proprio numero.
Nel 1995 vinse Sharp Image isolandosi, poi Tatas, War declaration, Timekeeper, Alabama Jack della scuderia Zaro; Golden Cavern, Lupesco per arrivare al volo di Salselon che percorse i 1500 metri in un minuto 26 secondi e 7 decimi, record tutt’ora imbattuto e difficilmente battibile visto che dal 2011 la corsa si disputa sui 1.600 metri della pista grande.
Eppoi Flight of destiny, dello Sceicco Mohammed, Dordone, della Dormello olgiata, Magic Box, Bravo Tazio, la doppietta del 2009-2010 della Razza dell’Olmo con Ad Honores ed Air Crew.
Nell’ultimo decennio, senza togliere i meriti a tutti gli altri vincitori voglio ricordare Out of Time, l’unico cavallo che dopo aver vinto il premio Pisa con un allungo ai 200 metri finali degno di un ghepardo è andato a vincere il Premio Parioli a Roma (foto in alto).
Altra curiosità, il Premio Pisa non è affare per femmine, infatti l’ultima vittoria risale al 1987, fu Genevien, con a bordo un fuoriclasse come Willie Carson, ad arrivare prima al traguardo. Genevien è rimasta nel cuore di tutti gli appassionati ma molto di più al mio amico Simone che puntandola vincente ed in accoppiata con Mon Coeur vinse 340mila lire del vecchio conio che 35 anni fa non era una vincita da buttar via, ma si sa, i soldi vanno ai soldi.
E con questo bel ricordo chissà che qualche allenatore non decida di provarci, la generazione 2019 ha messo in mostra un gentil sesso di tutto rispetto. Sarebbe bello vedere Amalaura, Prichi, Queen Rouge o Swipe up confrontarsi con i più quotati maschi.
Se ho parlato di sfide epiche tra cavalli, ce n’è anche una tra padre e figlio che merita di esser raccontata. Correva l’anno 1992 e alle gabbie di partenza, tra gli altri si trovavano Gianfranco Dettori, detto il “mostro” e suo figlio, un giovane dalle belle speranze di nome Lanfranco. Vinse il padre in sella a World Wide… i commenti al rientro si sprecarono.
Sabato scorso Lanfranco Dettori, alla Dubai Wolrd Cup, ha stabilito un altro record. A 51 anni ha vinto per la 4° volta la corsa più ricca al mondo mostrando, ancora una volta, la sua infinita classe. Ma c’è un però, all’intramontabile Frankie, al fantino più bravo di tutti i tempi, incoronato Baronetto dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra rimane sempre una corsa da vincere, quella del Premio Pisa, che ha corso tre volte e che per tre volte lo ha visto arrivare secondo (That’ll be the day, Deep sea, Principe di Galles).
Il popolo pisano ti aspetta e vuole vederti vincere perché non puoi non avere in bacheca anche il nostro piccolo grande trofeo. Sarebbe un bellissimo spot per il galoppo toscano ma anche per tutto il movimento italiano… e che la politica per una volta faccia la politica, dando una mano a questo settore che merita.
Negli anni d’oro dell’ippica pisana fu Checco a presentarmelo, bevemmo un aperitivo al bar La Borsa ed il giorno dopo a San Rossore finì per la prima volta secondo dietro al padre. La famiglia Dettori, quando veniva a Pisa, aveva una tappa fissa, a casa del dottor Angelo Macchi.
Quel sabato Massimo, il proprietario del bar, e tutti i clienti non fecero caso a quel giovane ragazzo… oggi chi sa cosa farebbero per scambiarci qualche parola o magari farci un selfie!
Concludo ricordando che Cristian Demuro, l’altro nostro eroe alla Dubai Cup 2022, ha vinto il Premio Pisa due volte nel 2011 e 2018 con Silver Ocean e Wait forever, due puledri che poi si sono rivelati degli ottimi cavallini da corsa.
Domenica prossima ci aspetta un gran pomeriggio a San Rossore. Il programma prevede oltre al Premio Pisa un’altra bellissima Listed ovvero il Premio Regione Toscana sui 2.200 metri, poi due Handicap Principale: il Premio Enrico Camici sui 1.200 m. ed il Premio San Rossore sui 1.600 metri, visti i tempi che corrono nell’ippica di casa nostra possiamo tranquillamente sostenere che la nostra piccola World Cup è viva, forte e sempre molto apprezzata da appassionati e addetti ai lavori.
Che altro aggiungere… vi aspetto all’ippodromo e… scommettiamo che vi divertirete?
Articolo molto bello. L’ unica cosa che volevo aggiungere era che a dire il vero anche Salford Secret vinse Premio Pisa e Parioli esattamente nel 2013.
grazie, hai ragione grazie due volte!