– Guido Martinelli –
È senza dubbio necessario che dopo questo lungo periodo di clausura la vita riprenda in tutti i suoi aspetti. Per questo motivo risultano importanti iniziative come quella svoltasi qualche giorno fa alla Leopolda pisana organizzata dal Centro sociale “San Marco”. Si è trattato di una giornata solidale denominata “Nonne e nonni al Centro” in cui, nel salone storico leopoldiano, si è inaugurata la mostra fotografica e creativa “Scatti affacciati”.
La manifestazione è stata aperta dalla proiezione del filmato “Nonne e Nonni al Centro”, a cura di Valeria Bastoncelli, in cui si è potuto constatare come presso il Centro Sociale gli anziani siano pieni di voglia di fare, di vivere e di creare. A seguire si è svolto un interessante dibattito introdotto dalla presidente del Centro Paola Viegi dal titolo “I nonni risorsa imprescindibile per le famiglie e per le comunità”, moderato dal giornalista Luca Bocci, fiore all’occhiello de L’Arno.it. All’incontro hanno partecipato Angelo Zubbani (Regione Toscana), Maria Antonietta Scognamiglio (consigliera Provincia di Pisa), Valentina Ricotta (vice presidente SDS zona pisana), Veronica Poli (assessore al Sociale Comune di Pisa), oltre ad alcuni rappresentanti sindacali dei pensionati, Paolo Graziani (Cgil), Eraldo Nari (Cisl) e Marcello Casati (Uil).
A seguire si è svolta la premiazione delle classi dell’I. C. “R. Fucini”, con la vice sindaco del Comune di Pisa, Raffaella Bonsangue, che ha concluso i lavori. Al termine del dibattito sono riuscito a scambiare alcune impressioni con Paola Viegi, presidente del Centro” San Marco”.
Signora Viegi, ci parli del Centro San Marco…
“È un centro sociale che opera nel campo socio-educativo ed è una piccola ma importante realtà situata nello storico quartiere di Porta Fiorentina, per i pisani “Il Portone”, molto penalizzato, che sta tentando di risalire alla vita. Il lockdown ha, infatti, portato criticità nuove a un ambiente sociale che già ne aveva tante. Il nostro è un quartiere multietnico in cui, purtroppo, si registrano molti episodi di criminalità, e dove i nonni, quelli che sono rimasti ad abitare nel quartiere dopo la diaspora dei figli, sono la categoria più penalizzata. Con la pandemia la situazione
è peggiorata. Infatti, se prima il nostro centro era aperto e questi anziani avevano un luogo dove potersi ritrovare e poter passare un po’ del proprio tempo, con la pandemia è finito tutto e i nostri nonni, da due anni, sono rinchiusi in casa. Prima della pandemia lo erano perché avevano paura dato che nel quartiere circolavano persone malfamate, ora lo sono perché c’è il virus che è, comunque, anch’esso, un malvivente perché aggredisce anche lui, e spesso anche mortalmente”.
Quali attività vengono condotte all’interno della vostra struttura?
“Facciamo supporto scolastico ai bambini della scuola di quartiere dato che abbiamo un accordo decennale con l’Istituto Comprensivo “Renato Fucini”. Con i senior, fascia d’età compresa tra i sessanta e gli ottantacinque anni e oltre, invece, svolgevamo attività come il bricolage, giochi di società, pranzi sociali. Per il momento le attività sono sospese, ma abbiamo lanciato un altro progetto di attività motoria che funziona ed è molto importante per
rimettere in moto il motore dei corpi ingrippati dalla pandemia”.
In quali giorni si svolgono le vostre attività?
“Il supporto scolastico si svolge il mercoledì pomeriggio da parte di un gruppo di volontari che prestano alcune ore del proprio tempo per aiutare questi bambini. Il progetto di attività motoria è stato, invece, ideato e creato da una bravissima coach che si chiama Ilaria Mazzoni, istruttrice laureata in Scienze motorie. Il martedì e il venerdì dalle 16.30 alle 17.30, qui in Leopolda dove abbiamo la possibilità di utilizzare questi spazi”.
La sede del Centro Sociale dove si trova?
“In Via Carlo Cattaneo al numero 22”.
Seguite altri percorsi oltre quelli indicati?
“Facciamo laboratori di prevenzione al bullismo a scuola, le giornate solidali su temi d’interesse, e ne abbiamo una in programma su temi sociali. Cerchiamo di essere utili alla cittadinanza cercando, al contempo, di essere la voce della comunità”.
Venendo alla mostra fotografica viene spontaneo chiedersi se al Centro si svolge anche un’attività di fotografia.
“La mostra fotografica è frutto di un’idea che è stata condivisa in una delle ultime assemblee dell’associazione da Marina, che è una socia del centro cui passerei la parola”.
Grazie e buon lavoro. Sentiamo allora Marina Sacchelli. Come s’intitola la sua mostra?
“Scatti affacciati”.
Com’è nata l’idea?
Dalla richiesta di Paola Viegi di realizzare un lavoro che prendesse in esame la vita degli anziani e in particolar modo quella dei nonni. Le persone da fotografare le ho trovate cercando tra vicini di casa, conoscenti e parenti. Per dare un taglio particolare alle foto e realizzare una mostra un po’ diversa dai soliti standard ho pensato di riprendere i nonni, in coppia o singoli, affacciati alle finestre o ai balconi. Il mio intento era di realizzare un racconto fotografico perché io adoro fotografare le persone, non mi piace scattare foto ad animali, fiori, paesaggi. Ho cercato di cogliere quello che le persone hanno dentro, le loro emozioni, le espressioni”.
Affacciarsi perché?
“Per riaffacciarsi simbolicamente alla vita dopo la pandemia con la speranza di riprendersi la vita e quel futuro che in questi due anni sembrava scomparso”.
In quanto tempo ha realizzato questi scatti?
“Ho avuto poco tempo, meno di un mese”.
Questi balconi dove li ha scovati?
“Alcuni in centro città, come nel caso di due amiche fotografate vicino al Duomo, un’altra coppia in via Cattaneo. Altri nei paesi viciniori: Campo, San Giuliano Terme, Calci, Cascina.
Quindi non del quartiere di San Marco…
“No, in altre zone del centro città di Pisa e in provincia. In alcune di queste foto si vedono gli abbracci con i nipoti finalmente ritrovati”.
La mostra verrà ripetuta in altri luoghi?
“Ci è stato proposto dal Comune di Pisa di realizzare una mostra itinerante portandola, intanto alla Biblioteca Comunale dell’SMS presso le Piagge, dopo il 20 Aprile”.
Da quanto tempo svolge quest’attività di fotografia?
“Da un bel po’ di tempo. Questa è già la mia terza mostra. La prima che realizzai fu una collettiva nel 2015 al Palazzo Lanfranchi: si trattava di foto sulle città di Pisa e di New York”. La seconda ebbe luogo qui alla Leopolda, sempre col Centro San Marco, nel 2018, ed era incentrata sulla forza delle donne che possono sostenere lavori anche pesanti, insieme con l’amica Sabrina Roggero. Questa delle finestre è la mia prima individuale”.
Cosa rappresenta, per lei, la fotografia?
“Il desiderio di raccontare con le immagini ciò che esprimo anche con la scrittura attraverso alcuni racconti che sono stati pubblicati in diverse raccolte”.
Quale macchina fotografica usa?
“Una Nikon 5003 digitale con cui mi sono cimentata anche fotografando in giro per il mondo con un gruppo di fotografi in Giappone, alle isole Lofoten (Norvegia), in India e a New York. Mi piace sottolineare che la tecnica e il mezzo con cui si scatta è importante ma più di tutti contano l’occhio e il cuore”.
Predilige bianco e nero o a colori?
“Di solito bianco e nero, che è più emozionante, ma nella mostra l’ultima foto è stata scattata a colori perché rappresenta la rinascita, la scomparsa della mascherina”.
Grazie Marina e auguri per centomila scatti futuri
“Più uno. Grazie a voi”.
Una bella iniziativa, un bel modo per riprendere il cammino così tragicamente interrotto da questo virus malandrino e girovago. Se il destino, sempre in agguato, ce lo permetterà. Ma non voglio essere pessimista e intendo a guardare avanti con fiducia, insieme a tutti voi, restando affacciati anche noi verso le cose belle che rendono la nostra esperienza terrena qualcosa di unico”.
Video di Valeria Bastoncelli