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Il “console” pisano a Livorno della Brigata dei dottori. Intervista a Leonardo Begliomini

- Cultura, Interviste
17 Aprile 2022

Maurizio Ficeli

Continua il nostro viaggio fra le eccellenze culturali della nostra città come quelle riguardanti il teatro e in particolare quello vernacolare. Stavolta siamo andati ad intervistare un personaggio importante della mitica “Brigata dei dottori”, che riveste un ruolo di spicco dopo la scomparsa dell’indimenticato Giancarlo Peluso, sostituendolo nel ruolo della Sora Cesira che in un esilarante tandem con la Sora Colomba (interpretata da Atos Davini) è sempre stata uno dei “piatti forti” della compagnia vernacolare pisana. Stiamo parlando di Leonardo Begliomini, pisano doc, residente a Livorno, città nella quale ha esercitato il ruolo di funzionario della polizia di stato prima di andare in pensione alcuni mesi fa. Nel 2010 partecipò alla trasmissione “Chi vuol essere milionario” (Canale 5), condotta da Gerry Scotti, nella quale scherzosamente si presentò come “Console pisano a Livorno”.

Ringraziandola per la disponibilità, le chiediamo di presentarsi…

“Sono nato a Pisa, in via della Faggiola, Casa di Cura Quinti, il 20 agosto 1961. Ho frequentato tutte le scuole qui a Pisa, dalle elementari Nicola Pisano, alle medie Carducci fino al Liceo Scientifico Dini. Ora sono in pensione da pochi mesi, dopo aver lavorato per la Polizia di Stato presso la questura di Livorno, città in cui vivo attualmente, prima come agente semplice, poi come ispettore, poi commissario tecnico ed infine funzionario. Da settembre 2021, essendo in pensione, voglio dedicarmi con ancora maggiore impegno al teatro vernacolare che è la mia grande passione dal lontano 1979”.

Come ha avuto inizio questa sua grande avventura nel teatro vernacolare?

“Nel 1974 vidi per la prima volta la compagnia della “Brigata dei dottori” al campino di Santa Caterina, zona in cui vivevo, e dove era parroco il compianto don Guido Corallini. Detti un po’ di fastidio durante lo spettacolo perché, essendo già un barzellettiere, anticipavo le battute. Il povero Fiori, compianto attore, mi avrebbe voluto tirare una scarpa. Verso i 16 anni feci un provino da loro e quando dissi che stavo in Santa Caterina mi chiesero se non ero per caso io quello che anticipava le battute, ma io feci finta di nulla. Non ci hanno mai creduto, ma poi, più avanti, confessai che ero davvero io, tanto ormai ero entrato a far parte della compagnia”.

Quando è avvenuto il suo primo debutto come attore vernacolare?

“Nel giugno del 1979 a Ponticelli di Santa Maria a Monte, nelle vesti della Sora Rosa, la ‘lucchesaccia’ mamma di Umbertino nella commedia “La dittatora” di Aldo Podestà. A quel tempo facevamo 30/40 spettacoli all’anno, specie in estate. Venivamo chiamati alle varie feste dell’Unità, dell’Avanti o alle sagre, si recitava in tutta la Toscana fra le province di Firenze, Siena, Pistoia… sembrava di recitare in casa, e questo, per un giovane quale ero io, è stata veramente una bellissima esperienza”.

Qual è attualmente lo stato di salute della Brigata dei Dottori e del vernacolo pisano?

“La Brigata dei dottori ha avuto un momento triste e difficile per la scomparsa del suo alfiere, autore, bandiera e maestro che è stato Giancarlo Peluso, che ha recitato sul palco fino a 88 anni. Io avevo già preso il ruolo della Sora Cesira già un paio di anni prima che lui ci lasciasse. Ho cominciato nel 2014 prima ad affiancarlo e poi a sostituirlo, anche se immeritatamente. La Brigata dei dottori comunque è viva e vegeta ed ora riprenderemo il 22 aprile a Ponsacco con lo spettacolo “L’assiurazione”. Passato questo periodo di assestamento, noi ci siamo: qualche componente ha lasciato, qualcun altro si è aggiunto ma tutto sommato si può dire che siamo sempre tutti presenti, operativi, e l’ossatura è più che solida. Il vernacolo pisano gode ottima salute, almeno per ciò che riguarda la nostra compagnia. Personalmente ho avuto il piacere di scrivere due commedie, fra le quali una intitolata “L’Otello 2000”, che si è rivelata un successo, facendo divertire il pubblico con una parodia in chiave pisana della tragedia di Shakespeare.

Leonardo Begliomini e Giancarlo Peluso

Come sono i rapporti con altre compagnie vernacolari pisane?

“Con il Crocchio Goliardia Spensierati ci sono ottimi rapporti, poi bisogna considerare una cosa, abbiamo una matrice comune, come si può evincere dalla storia, perché i goliardi, una volta laureati, diventavano dottori. Anche loro fanno spettacoli al Verdi, ad esempio la Francesca da Rimini. Ci vogliamo bene, anche Giancarlo Peluso è sempre stato amatissimo da loro e viceversa. C’è una stima reciproca, in nome anche della pisanità”.

Leonardo Begliomini sul palco con l’indimenticato Giancarlo Peluso

E i rapporti con le compagnie di altre città toscane come vanno?

“Rapportandoci con la realtà vernacolare a noi più vicina, che è quella livornese, ti posso dire che, a differenza dal mondo calcistico, c’è molto rispetto e stima. C’è amicizia con Giuseppe Pancaccini ed altri protagonisti. Il nostro Giancarlo Peluso era davvero ben voluto dai vernacolisti livornesi. Insomma, rapporti di assoluto rispetto e amicizia”.

Ha accennato al mondo calcistico, quindi, da pisano seguirà i nerazzurri. Che idea si è fatto sul campionato e sulle prospettive del Pisa?

“La speranza da pisano è la serie A, vedo in questo momento un po’ di crisi a livello di gioco che spero venga superata, riuscendo magari ad essere promossi anche tramite i playoff, ma, al di là di questo, son già contento che il Pisa partecipi ad alto livello a questo campionato cadetto. Strutture come il nuovo centro sportivo e lo stadio rinnovato sono da vedere bene anche in prospettiva sociale e culturale, tutte cose che possono contribuire a fare uscire Pisa da un certo torpore”.

Leonardo Begliomini truccato da donna

Per il resto come vive la sua pisanità?

“Ho sempre fatto della mia pisanità un vanto e un orgoglio e a tal proposito sono stato alla trasmissione “Chi vuol essere milionario” condotta da Gerry Scotti. Sono arrivato a leggere la domanda da 150.000 euro e da Gerry Scotti mi sono presentato come “Console Pisano a Livorno”.

Che ricordo ha di quell’esperienza con Gerry Scotti?

“Quella di avere incontrato un grande professionista, con la capacità di mandare avanti la trasmissione sapendo solo tre cose sul concorrente. Gerry Scotti è una persona simpatica, con una bravura ed una professionalità estrema. Io alla trasmissione sono stato nel 2010 con mia moglie che è livornese e a Gerry Scotti non è parso vero di giocare sulla nostra rivalità, che però è apparsa simpatica, ed ha riso alla mia battuta sul “Console Pisano a Livorno”, peraltro apprezzata anche dai livornesi. È stata una bella esperienza durata due puntate. Oltre a mia moglie ho due figli livornesi, Vittorio Ranieri e Francesco Eugenio Giuseppe. Ho cercato di emendare in qualche modo il peccato “originale” di essere livornesi e per me ha sempre contato lo “jus sanguinem” invece dello “jus soli”… si fa per scherzare naturalmente”.

Leonardo Begliomini con la famiglia

Come vede il futuro della città di Pisa?

“Credo che Pisa debba ritrovare le sue radici per poter avere un rinascimento a livello morale e culturale. Spero che ce la faccia perché la nostra città ha delle potenzialità enormi, dal punto di vista storico, artistico, culturale. Inoltre ha tutti quegli anticorpi non solo per risorgere, ma per ritornare a quei fasti che io, da pisano, posso solo auspicare”.

Come vede, invece, confrontandola con Pisa, la realtà di Livorno?

“Pisa e Livorno sono due realtà vicine, contigue ma diverse. Livorno vive i postumi di una crisi forse antecedente a quella pisana. Livorno è una città sanguigna che ha dei cittadini che Dante non avrebbe messo fra gli ignavi e che vive una realtà ‘post industriale, a differenza di Pisa che è sempre stata una realtà culturale e di terziario. Anche Livorno comunque ha i mezzi, con il porto, per potersi riprendere”.

Maurizio Ficeli

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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