– Roberto Riviello –
È passato da poco il 16 agosto, il giorno in cui si festeggia in molte città san Rocco perché, a partire dal Medioevo, il suo culto si è particolarmente diffuso in Italia, nonostante che egli fosse venuto dalla Francia – precisamente da Montpellier – come uno delle migliaia di pellegrini che attraversavano le Alpi e poi s’incamminavano verso Roma.
Ma in questi ultimi anni la venerazione del Santo pellegrino, raffigurato quasi sempre col bastone, il cappello e il tipico mantello dei viandanti, si è ulteriormente rafforzata a causa della pandemia di Covid. Lo ha dimostrato un sondaggio pubblicato dalla rivista scientifica “Ethics, Medicine and Public Health” a prima firma di Antonio Perciaccante, riguardante i santi più invocati dai cattolici europei contro la malattia: ebbene, san Rocco è risultato il santo più pregato dopo santa Rita da Cascia, la patrona delle cause impossibili solitamente invocata nelle situazioni più difficili.
Ma perché san Rocco si è aggiudicato un prestigioso secondo posto? Il motivo va ricercato nella sua fama di taumaturgo. Quando arrivò presso Roma, nell’estate del 1367, vide che la popolazione veniva decimata da un terribile contagio di peste; e non esitò a prodigarsi nell’aiuto dei malati. Secondo la tradizione, egli ne guarì molti e addirittura, nelle città in cui passava, la peste spariva.
Durante il viaggio di ritorno, a Piacenza, san Rocco venne contagiato dal morbo e in seguito ne portò i segni: per questo, in tutte le sue immagini pittoriche e scultoree, egli mostra una piaga sulla coscia scoperta. Quando poi il male venne debellato nella città, il Santo entrò nei boschi circostanti per occuparsi degli animali colpiti dalla peste. E infine riprese il cammino per ritornare in Francia.
Il culto di san Rocco, testimoniato dalle numerose chiese a lui intitolate, si diffuse a partire dalla prima metà del XV secolo, inizialmente nel nord e poi in Toscana, Lazio, Umbria e sud Italia. In seguito il culto arrivò in Francia e negli altri paesi d’Europa, e finanche in alcune comunità cattoliche dell’estremo Oriente.
Oltre ad essere tradizionalmente invocato durante le grandi epidemie (il 6 dicembre 2020 papa Francesco ha esortato i fedeli a pregare il Santo per la protezione dal Coronavirus), oggi è patrono dei volontari, dei pellegrini e dei viandanti, degli automobilisti, dei farmacisti, dei chirurghi, degli infermieri, dei becchini, dei prigionieri, dei giovani e degli animali (in particolare dei cani). Oltre ad essere patrono di più di cento comuni italiani e trenta francesi.
Nell’arte san Rocco è stato particolarmente celebrato. In quasi tutte le sue raffigurazioni scultoree è rappresentato vestito da pellegrino e in compagnia di un cane fedele; solitamente con una mano tiene il bastone e con l’altra mostra la piaga sulla coscia. In pittura bisogna ricordare innanzitutto i capolavori del Tintoretto presenti a Venezia e a lui dedicati: “San Rocco risana gli appestati” e “San Rocco in gloria”, che si trovano nella Scuola grande di san Rocco, dove il celebre artista lavorò per oltre vent’anni.
Io sono particolarmente affezionato ad una tavola che si trova nella bellissima collegiata di Figline Valdarno: la “Madonna in trono col Bambino, angeli, San Romolo e San Rocco” (foto sotto), datata 1539 e attribuita alla bottega marchigiana di Giovanni Andrea de Magistris da Caldarola. Mentre sulla sinistra della pala san Romolo, con una ricca stola e la mitra, tiene in mano un modello di Figline con i suoi principali monumenti e nello sfondo, alle spalle della Madonna, si intravede un paesaggio collinare tipico della zona, a destra c’è san Rocco, vestito umilmente da pellegrino.
La piaga sulla sua coscia scoperta ci ricorda che l’umanità dovrà sempre convivere, nonostante i progressi della scienza e della medicina, con il pericolo delle epidemie; come ormai sappiamo bene, dopo quasi tre anni di Covid. Il 16 agosto, per questo, è diventata una data che nei calendari dei devoti viene cerchiata di rosso: la festa di san Rocco significa che non siamo abbandonati ai noi stessi, in balia degli eventi e dei virus. Perché lui, il Santo taumaturgo, è sempre al fianco degli ammalati e dei bisognosi d’aiuto; sempre pronto a rimettersi in cammino per combattere la peste in tutte le sue terribili forme.
Roberto Riviello