– Ludovica Brocchi –
“Ma sai che ho aperto la pagina che mi dicevi? Sì, quella di progetti ESC (Erasmus Solidarity Corps), ci ho buttato un occhio e ho trovato un progetto di teatro in Irlanda, pare proprio ganzo!”
“Ganzo?”
“Boia, Lu, son mesi che campiamo insieme e ancora devi imparà ir toscano, ti pare normale?”
“Vabbè Ludo, ti ricordo che sono spagnola, imparà il toscano è l’upgrade, dammi agio ahah… comunque wow Ludo, bellissimo, non lasciartelo scappare!”
“Ma te mi ci vedi a fare laboratori di teatro a degli adolescenti irlandesi?
…
Te dici di sì, eh? No perché io francamente non saprei… nel senso, ho fatto teatro per tanti anni, ma farlo è una cosa, essere dall’altra parte, insegnarlo, è tutta un’altra storia…”
“Ma prova, tanto che ci perdi? E vedrai che secondo me ti prendono!”
“Sì, sì, certo, come no ah ah… vabbè io provo però figurati se prendono me, dai…”
Queste le vaghe reminiscenze di una delle tante piacevoli conversazioni con la mia coinquilina a Padova, Lucía. Solo che questa non è una chiacchierata come le altre.
Sì, è inserita nella piacevole routine del caffè del dopo pranzo fatto con la moka sgangherata di una classica casa di studenti fuori sede…ma questa conversazione, avvenuta due settimane prima della mia laurea, mi ha cambiato la vita.
Si trattava di uno di quei momenti di malinconico sconforto che aleggia nelle menti dei giovani adulti come me che stanno per terminare gli studi. Proviamo tutti quella sensazione che ha uno strano sapore di un dolce-amaro. Quando ci si sente soddisfatti di essere vicini al traguardo di un percorso ma al contempo incerti ed angosciati sul da farsi. Ecco che in questo stato mentale, spronata da Lucía, riempio il modulo per il progetto di cui sopra dal titolo “Acting for Change”. E che dire, la mia vita ha proprio subito un cambiamento, un “change” radicale.
Hanno scelto proprio me, e volevano che partissi il prima possibile! Ad oggi, a cose fatte, ancora stento a crederci. Tempo dieci giorni dalla laurea, mi ritrovo ad ascoltare a tutto volume “in un giorno di pioggia” (dei Modena City Ramblers) mentre faccio le valigie per campare sei mesi in Irlanda… impacchetto maglioni verdi per mimetizzarmi coi leprecauni, quaderni per raccogliere ricordi nuovi e fotografie per non dimenticare quelli passati; la sindrome dell’impostore, invece, la lascio a casa.
La cittadina che ho chiamato casa per questi sei mesi è Newbridge: si trova in County Kildare, a 40 minuti circa da Dublino. Qui ho collaborato con altri giovani volontari straordinari, non solo dall’Irlanda, ma proprio da tutto il mondo: dall’Armenia e dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Palestina, dalla Russia e dall’Ucraina. Questi mesi insieme ci hanno portato a stringere amicizie profonde ed autentiche, che superano i confini delle nostre origini e distanze geografiche. Questa, sopra tutte le competenze che ho allenato durante il mio tempo in Irlanda, è la cosa di cui sono più grata.
Tutti noi facevamo parte della Crooked House Theatre Company, fondata nel 1996 da Peter Hussey, nostro manager e supervisor. Si tratta di una vera e propria compagnia teatrale internazionale che ha anche il compito di gestire il Kildare Youth Theatre, la cui sede di trova proprio a Newbridge. In questo senso, siamo stati non solo seguiti da insegnanti di teatro, di facilitazione teatrale e da registi professionisti per le nostre produzioni locali e non, ma avevamo anche l’incarico di mandare avanti i laboratori teatrali offerti per ogni giovane che varcava la soglia del nostro studio, nonché per quelli a cui offrivamo workshop nelle scuole cittadine.
Eravamo, inoltre, responsabili di eventi per la comunità e della gestione di progetti europei.
Oltre che a esplorare questo paese mistico e fatato – pieno di musica e di persone dal grande cuore – ho preso parte alle riprese di un video clip musicale, ho fatto da stage manager per la produzione di uno spettacolo a Newbridge, ho preso parte a tre performance realizzate con e dai miei colleghi volontari, tra queste anche Macbeth (in lingua originale, pazzesco!).
Questa esperienza irlandese mi ha portato non solo a formarmi come acting/drama facilitator e a ritornare a calcare le scene, ma anche ad avventure inaspettate:
– Ho partecipato a un training in Grecia dal nome “Hestia: belonging to a community through theatre”;
– Con alcuni miei colleghi abbiamo preso parte all’Ashtar International Youth Theatre Festival a Ramallah: qui abbiamo partecipato a workshop internazionali e ci siamo esibiti con una breve performance durante il festival;
– Ho guidato un gruppo di ragazzi irlandesi all’interno dello scambio giovanile “VISTOS” svoltosi in Spagna (Ortigosa de Cameros, Logroño) sui temi della comunità LGBTQIA+ e su come sfruttare gli strumenti offerti dal teatro per allargarne la sensibilità in materia. In questa sede ho anche messo alla prova, per la prima volta, le mie abilità da regista teatrale.
Grazie a tutto questo sento di aver mosso i primi passi verso il futuro che voglio costruire, pieno di arte e bellezza, di crescita personale e divertimento, di avventure e curiosità.
E adesso? Adesso non riesco a stare ferma! Mi trovo in Spagna, in un posto bellissimo tra i Pirenei, per un altro Erasmus Plus Training dal titolo “Ways of Seeing”. Qui, con persone da tutta Europa, abbiamo l’obiettivo di indagare strategie di gestione del trauma attraverso l’arte e la no-violent communication. A questo seguirà uno scambio giovanile a Malaga dove rivedrò Lucía, sì, proprio quella Lucía a cui devo tutto ciò che di bello mi è successo quest’anno (a parte la laurea, ovvio, di quella mi prendo io il merito). È stata proprio lei a scrivere il progetto dietro questo youth exchange; riguarderà lo sviluppo di spazi di tolleranza grazie all’esperienza artistico-performativa. E poi? E poi si vedrà!
Con la mia laurea magistrale in scienze filosofiche potrei insegnare nelle scuole o scrivere articoli, ma penso di voler fare più di questo. Voglio essere un ponte tra gli individui e le comunità, tra i giovani e il loro futuro. Voglio costruire spazi di conoscenza di sé attraverso il teatro, la filosofia e le numerevoli altre cose che mi affascinano.
Partirò per nuovi lidi, tesserò nuove amicizie straordinarie e cercherò il mio modo di tenere insieme nel lavoro tutto quello che avrò imparato, curandomi di lasciare spazio a nuove avventure e opportunità di crescita nella curiosità che tanto mi contraddistingue.
Spero che queste parole spingano i più giovani tra i vostri lettori a trovare il coraggio di prendere e partire, perché davvero, quando tornerete, sarete sempre voi, ma anche un po’ più di voi stessi; con tante, tantissime storie da raccontare e voglia di condividere la meraviglia che avete scoperto in voi e fuori di voi.
Ludovica Brocchi
Foto in alto: Le streghe di Macbeth