– Ilaria Clara Urciuoli –
L’8 ottobre 2017 moriva all’Impruneta Enzo Faraoni, presidente per 25 anni della Classe di Pittura dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze che a distanza di un quinquennio lo ricorda con una mostra visitabile negli spazi adiacenti Piazza San Marco fino a domenica 30 ottobre.
Il percorso espositivo ci fa immergere nella pittura del maestro a partire dagli anni cupi della guerra e del fervore successivo, quando nell’arte si radicalizza la divisione tra astratti e figurativi. A quest’ultimo gruppo appartiene Faraoni che, pur inserendosi nel solco di una tradizione che affonda le radici nella Toscana, osserva e si interroga sul nuovo che avanza camminando su personali strade nate dal confronto con altre correnti e artisti (Guttuso, Mondrian, il cubismo).
Ad accompagnarci in questo intenso viaggio durato quasi un secolo è lo stesso Faraoni attraverso i tanti autoritratti proposti, da quello in cui spesse linee morbide ci presentano un giovane uomo di 26 anni a quelli più severi e sofferti di quando i condizionamenti dell’età influenzano pose meno spensierate e suggeriscono pennellate più sfuggenti. A dividere questi due Faraoni anni di ricerca, come emerge dall’autoritratto del 1950, dove, scomposto in figure geometriche essenziali, si colora con tinte di un inatteso viola.
Ma sono anche gli anni dell’incontro e del matrimonio con Dianora Marandino, artista innovativa nel campo dei tessuti la cui scomparsa segnerà profondamente Faraoni, di riconoscimenti (come l’assegnazione del primo Premio del Fiorino “Città di Firenze” nel 1961) e di dialogo con gli intellettuali di una città allora luogo d’eccellenza nel panorama culturale italiano, in particolare letterario. Seguiranno stagioni di minore partecipazione a quanto accade fuori le mura del suo studio, stagioni in cui il segno si farà essenziale.
Di grande intensità è la produzione di ritratti, in particolare delle tante figure femminili delle quali, attraverso pennellate più o meno veloci, più o meno consistenti e vibranti, ruba l’intensità di uno sguardo, di un sogno o pensiero, di una preoccupazione incalzante o di un momento di sereno e conviviale riposo.
Diversi i richiami alle realtà artistiche internazionali che si possono cogliere dietro le varie opere, presenze che sono state vero e proprio nutrimento per un artista dalla grande cultura quale Faraoni che negli ultimi anni si dedica, con vena ironica, all’uso di materiali di recupero sui quali fare pittura.
Ilaria Clara Urciuoli