Nell’alternarsi di proposte diverse del variegato, interessante e composito cartellone del Teatro Verdi di Pisa in questi giorni è stata la volta dell’opera di un grande drammaturgo francese contemporaneo, Eric-Emmanuel Schmitt, col suo “Variazioni enigmatiche“.
L’opera è stata portata in scena dalla compagnia Mauri-Sturno, con scene e costumi di Alessandro Camera, musiche di Vanja Sturno, luci di Alberto Biondi e la regia di Matteo Tarasco. Sul palcoscenico si sono esibiti due pezzi da novanta della scena teatrale italiana: Glauco Mauri e Roberto Sturno.
La messa in scena è un serrato e progressivamente drammatico faccia a faccia tra due personaggi: lo scrittore Abel Znorko (Mauri) premio Nobel della letteratura che, come un novello Salinger, vive isolato in un’isoletta norvegese, e il giornalista Erik Larsen (Sturno), riuscito a varcare il limite del riserbo dello scrittore con il pretesto di un’intervista.
L’incontro-scontro subisce le variazioni suggerite dal titolo e ispirate alla partitura musicale dell’opera omonima del noto compositore anglosassone Edwar Elgar, la cui numero nove (Nimrod) ricorre nella messa in scena, e l’enigma che sta dietro questo incontro vede protagonista Helene, una donna, amata da entrambi, e a cui lo scrittore scriveva lettere da 15 anni.
Come il tema principale dell’opera del musicista inglese evocatrice del titolo non viene mai suonato per intero, così l’evocata Helen, presente in modo ossessivo nelle menti dei due uomini, non è mai presente in scena e non viene svelata fino in fondo nemmeno dopo le tante agnizioni che intervallano il racconto restando un enigma, come in fondo tutte le nostre vite.
La complessità dei rapporti umani in tutte le varie sfumature, tematica sempre presente nell’opera del drammaturgo, qui viene esaltata. Sul palco, infatti, si assiste ad un alternarsi, uno scambio continuo di impressioni, stati d’animo, rivelazioni, che tengono avvinto lo spettatore portandolo dalla commedia al dramma, facendogli toccare con mano un percorso umano ricco di sofferenza dove tentare di cogliere il senso delle azioni dei personaggi, grazie alla riconosciuta sapienza dei due attori.
Una pièce non banale ma ricca di profondità psicologiche che ha coinvolto e appassionato il numeroso pubblico presente, generoso e riconoscente nel tributare grandi applausi finali.
Guido Martinelli
Foto: Manuela Giusto (Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Facebook)