– Ilaria Clara Urciuoli –
Una storia che affonda le radici nel XII secolo è quella che porta nel Cinquecento all’affermazione di una lavorazione diventata sinonimo stessa di Montelupo: la ceramica. A testimoniarlo non sono solo gli scavi archeologici in loco ma anche i manufatti pervenuti (salutati gli stretti confini dell’allora Granducato di Toscana) da varie località del Mediterraneo, del Giappone e anche delle Americhe.
Ma senza volerci spingere necessariamente in territori esotici per l’epoca, il ruolo delle maioliche di Montelupo è ben evidente dalle tante nobili committenze: la cosiddetta “fabbrica di Firenze” tra i suoi decori infatti vide gli stemmi di diverse nobili casate fiorentine, una su tutte la famiglia Medici. Cuore della mostra dal titolo “La ceramica di Montelupo e gli Uffizi: una galleria di confronti”, visibile nel Museo della ceramica di Montelupo fino al 1° ottobre, sarà proprio la ceramica con la sua capacità di dialogo con la storia e la pittura.
Il progetto, che inaugura la terza edizione degli “Uffizi diffusi”, ci mostra la stretta connessione tra queste due arti attraverso prestiti che escono dalle celebri Gallerie fiorentine per arrivare nell’antico borgo. Tra questi “Dispensa con testa di porco, tacchino e lepre” di Jacopo Chimenti detto l’Empoli (come si legge in un’iscrizione sulla tela che riporta “Jacopo da Empoli 1621 in Firenze”). L’opera rappresenta una ricca dispensa in cui accanto a candele, carni, uva, mestoli, un bricco in peltro, una fiasca impagliata, troviamo un grande piatto e una giara in ceramica, a ricordarci oggi che questi oggetti adornavano le case delle più facoltose famiglie fiorentine.
Sul rosso della parete spicca, malgrado le dimensioni ridotte, anche l’altro prestito fiorentino, il “Ritratto di Leone X” di Agnolo Bronzino e bottega, datato 1565 circa. La miniatura faceva parte di una serie più ampia di ritratti della famiglia Medici e richiamava un modello illustre, in questo caso il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de Rossi dipinto da Raffaello su commissione dallo stesso pontefice nel 1518, in occasione delle nozze di suo nipote Lorenzo duca di Urbino.
Tutte le ceramiche esposte provengono da scavi effettuati a Montelupo Fiorentino a partire dal 1973. Anno memorabile per la città quello di cui si festeggia il cinquantesimo anniversario: il lavoro di pavimentazione di un’antica strada del castello portò alla luce un antico pozzo adibito a discarica per le vicine fornaci. Il pozzo, detto “dei lavatoi”, si rivelò un grande deposito archeologico, fondamentale grazie alla sua stratigrafia per ricostruire la storia della produzione delle ceramiche.
A coloro che approfitteranno della mostra per scoprire la città si ricorda che, arrampicandosi nella parte più alta, si potrà raggiungere il castello medievale dal quale godere di una piacevole vista. Montelupo custodisce inoltre un’altra perla, questa volta tutta da valorizzare: l’imponente Villa Medicea dell’Ambriogiana, una costruzione con affaccio sull’Arno, nata come fattoria agricola e trasformata in villa nella seconda metà del XVI secolo, probabilmente su disegno di Bernardo Buontalenti. Entrata a far parte dei possedimenti dei Lorena divenne poi manicomio criminale. Attende ora una sua giusta rivalutazione.
Ilaria Clara Urciuoli
Foto: Stefano Casati – Fcrf – Terre – Uffizi / Montelupo Fiorentino