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Divertimento, passione e orgoglio. I 160 anni della Società Operaia di Cascina nel racconto della presidente Meri Gronchi

- Cultura
8 Aprile 2023

Centosessanta anni di storia sono un bel traguardo per un’associazione. Eppure, nonostante l’età, la Società operaia di Cascina (Pisa), è una realtà molto vivace e dinamica nell’ambito culturale e sociale del territorio pisano. In questa intervista alla presidente, Meri Gronchi, abbiamo cercato di capirne di più.

Presidente, qual è il segreto della vostra associazione?
“Centosessanta anni per un’associazione sono un traguardo inimmaginabile, i cascinesi ne sono coscienti ed orgogliosi dimostrando il loro affetto e vicinanza sotto varie sfaccettature. Ecco, l’affetto incondizionato che avvolge ogni cittadino, da generazione a generazione, è il segreto di questa lunga vita della Società Operaia, che tanto ha fatto per Cascina. Con i sentimenti non si scherza e al cuore non si comanda”.

Da poco è stata confermata presidente. Quali obiettivi si prefigge nel suo nuovo mandato?
“In questo secondo mandato gli obiettivi sono più limpidi rispetto alle prime settimane del primo mandato, dove trovai una mole di lavoro indefinito e immenso. Tanto abbiamo fatto in questi tre anni appena trascorsi e ora la Società Operaia ha uno scopo preciso: conservare e tramandare per le nuove generazione il proprio patrimonio storico e culturale. Ora, noi volontari e soci di questa associazione siamo coscienti della grande responsabilità che abbiamo, sempre svincolata da interessi personali”.

Qual è, delle innumerevoli iniziative che avete portato avanti negli ultimi anni, quella a cui è rimasta più legata?
“Ogni attività svolta è per me molto sentita in quanto affrontata con passione. Non portiamo avanti progetti che non sentiamo nella natura della Società Operaia. Le nostre attività spaziano dalle mostre, agli incontri, alle gite ed a qualsiasi forma di attività non delineata e spesso improvvisata. Se non c’è divertimento non dedichiamo il nostro tempo. E se devo ricordare un progetto particolarmente divertente direi la realizzazione del cortometraggio ‘La mostra del Mobilio di Cascina’, visibile sul nostro canale Youtube, dove ingegno e divertimento presero il sopravvento”.

Per chi ancora non vi conosce, che cosa fa una Società Operaia oggi in Italia?
“È difficile sintetizzare cosa sono le Società Operaie, che ricordo sono nate prima dell’Unità d’Italia, troppa è la storia che hanno attraversato e molto il contributo che hanno e che stanno tutt’ora dando alla nazione. Le Società Operaie oggi hanno un ruolo più leggero e rivolto alla cultura e al sociale rispetto a una Società Operaia di Mutuo Soccorso che svolge funzioni di mutualità e di istruzione. La S.O. di Cascina è nata come Società Operaia di Mutuo Soccorso ed è diventata, negli anni 60, associazione culturale. Oggi il nostro ruolo è appunto tenere in vita il grande passato di queste consorelle che sono la base del nostro strato sociale e dei diritti che abbiamo oggi. Perdendo le Società Operaie perderemo la memoria”.

La vostra che tipo di legame ha con la realtà territoriale? Rapporti con altre associazioni?
“Sentito è l’aggancio con la realtà territoriale che possiamo abbracciare in ogni ambito, da quello lavorativo a quello dell’istruzione, nel turismo, culturale, ecc… In 160 anni la Società Operaia di Cascina ha lavorato su tutti gli ambiti e settori. Abbiamo le porte aperte di tutti perché troppo forti sono i collegamenti ed è un vero piacere quando vediamo che avanti a tutto passa la collaborazione spinta da un amore comune. Lo stesso vale per le associazioni, nel rispetto dei diversi principi”.

Cascina non è più la ‘Città del mobile’, eppure questa tradizione si respira ancora girando tra i vicoli del centro. Ancor di più visitando il vostro museo. Questa indubbia ricchezza, storica e culturale, non potrebbe essere fatta fruttare meglio? E in che modo?
“Bellissima domanda. In questo caso la mia risposta è avvolta dal sentimento di fierezza e da quello della nostalgia. Fierezza perché da cascinese sono estremamente orgogliosa del grande passato artigianale di Cascina, ma subentra la nostalgia e la tristezza perché noto che manca quell’appoggio necessario affinché il nostro patrimonio possa essere un punto di forza per la nostra comunità. Nel nostro Museo abbiamo visitatori che arrivano da tutta Italia, anche dall’estero… Dunque le potenzialità ci sono. Ogni attività è seguita e molto partecipata. Intorno alla Società Operaia si è formata un’aureola magica” (sorride).

Come si è avvicinata la prima volta alla Società operaia? Ce lo può ricordare?
“Sono cascinese, figlia di un falegname e non sapevo dell’esistenza di questa associazione. Nel 2018, casualmente, mi fu proposto di fare una mostra esponendo i miei disegni come designer nel locali che all’epoca erano concessi alla Società Operaia nel centro di Cascina. Durante il primo incontro con i volontari dell’epoca fui invitata nella sede storica, all’ora molto diversa da come si presenta oggi e ne fui affascinata ma con le lacrime agli occhi la immaginai diversa, appunto proprio com’è oggi”.

Portare avanti nuovi progetti richiede sempre tempo, lavoro e sacrifici. Se lei avesse la “bacchetta magica cosa le piacerebbe realizzare?
“Se avessi una bacchetta magica mi piacerebbe vedere realizzato il mio sogno, l’unico sogno che non ho ancora realizzato nella mia vita: vedere il Museo della Società Operaia di Cascina Legno e Mestieri”, collocato in un punto strategico in Cascina. Un museo dalla struttura moderna che però accoglie tutto il nostro materiale antico… e dove possano essere accolte classi in gita con tanto di laboratori”.

Ci può raccontare qualcosa del suo lavoro?
“Ho frequentato la Scuola d’arte di Cascina, appunto fondata dalla Società Operaia nella propria sede storica e oggi sono designer di arredi di lusso classici per l’estero. Lavoro per una bellissima azienda della Brianza. Ecco perché dentro la Società Operaia mi sento a casa e quando guardo i disegni dei mobili dei primi del 1900 è come se prendessi in mano i miei disegni”.

Progetti futuri?
“Una bella e lunga vacanza all’insegna del riposo”

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Giornalista.

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