Barbara Capovani, psichiatra presso l’Ospedale Santa Chiara di Pisa, non c’è più. Un suo paziente le ha tolto la vita colpendola ripetutamente con una barra di ferro. Sulla dinamica criminale di questo episodio di violenza non voglio dire altro. Quello che invece ritengo giusto è evidenziare il gesto di altruismo della scelta compiuta quando era in vita e quella dei suoi familiari che ne hanno confermato il suo volere. Barbara aveva dato il consenso alla donazione dei suoi organi post-mortem e quel suo volere compiuto quando era ancora in vita contribuirà a salvare coloro che senza un trapianto non potrebbero sopravvivere, o a migliorarne la qualità della propria esistenza.
Evidenzio che la sua scelta ha un doppio valore: unisce la consapevolezza con la generosità. Consapevolezza perché da medico non poteva ignorare l’importanza della donazione degli organi; generosità in quanto ha dato il suo consenso per lenire le sofferenze che nel suo ruolo di medico vedeva giornalmente. L’ultimo suo gesto di umana solidarietà.
Non è un fatto episodico che una donna, una professionista, una persona istruita dia il proprio assenso al prelievo degli organi. Quando affermo poggia su una ricerca statistica compiuta alcuni anni orsono (e non più ripetuta) sulla realtà pisana dall’ Aido (Associazione italiana donatori di organi) dal quale emerge che l’universo femminile sia maggioritario rispetto a quello maschile, tra coloro che aderiscono ai valori della donazione d’organi post-mortem.
Ritorno a te, generosa Barbara, e mi auguro che il tuo Dio ti accolga nella Sua gloria e ai tuoi familiari di superare questo tragico momento. Per quanto mi attiene domani parteciperò alla manifestazione in tua solidarietà. Una manifestazione che si annuncia sobria e con un duplice fine: ricordarti Barbara e chiedere che simili atti criminali non si ripetano.
Giuseppe Di Colo
Segretario Regionale Toscana Aido