In questo periodo di riflessione mondiale sui problemi del global warming si fa un gran parlare della scomparsa delle tradizionali mezze stagioni come primavera e autunno, ormai godute poco e male da tutti, ma pochi giorni fa, alla Pieve San Casciano (Pisa), per l’ennesimo appuntamento del X Festival Internazionale di Musica dell’associazione Fanny Mendelssohn, almeno quelle dell’immortale Antonio Vivaldi si sono rivelate in tutto il loro splendore imperituro. Va sottolineato come la location sia l’assoluta novità nel decennale di questo Festival itinerante che quest’anno ha coinvolto anche il Comune di Cascina, intervenuto attivamente nella manifestazione grazie all’interessamento dell’Assessorato alla Cultura Bice Del Giudice, presente alla serata con il Sindaco cascinese Michelangelo Betti.
La suggestiva, stupenda Pieve San Casciano, che richiama le soluzioni architettoniche introdotte da Buschetto nella cattedrale pisana e la cui esistenza è documentata sin dal lontano 970, nella sua austera e imponente bellezza è risultata un luogo perfetto per l’ennesimo, splendido concerto del festival. L’esibizione musicale ha visto all’opera artisti di assoluto valore internazionale, qualità ormai riconosciuta alla direttrice artistica del festival Sandra Landini sempre coadiuvata da Francesca Amato e da tanti altri ottimi collaboratori. Parlo dell’Asolo Chamber, un’orchestra formata dai migliori musicisti del panorama musicale nostrano guidati dall’insigne Maestro e clavicembalista Valter Favero, un ensemble di alto valore in cui hanno spiccato la pianista Rita Cucè e il primo violino Carlo Lazari: gruppo e musicisti di cui tralascio, per motivi di spazio, sia i prestigiosi percorsi formativi e le collaborazioni di gran livello nonché le esibizioni all’interno di luoghi rinomati in ogni parte del mondo.
A onor del vero va specificato che il programma della serata non era limitato solo alle note stagioni del “prete rosso”, ma ha compreso pure una iniziale e importante pagina mozartiana, ovvero il “Concerto per pianoforte e orchestra K 414”.
Trattasi di un’opera del sommo W.A. Mozart (1756-1791) eseguita per la prima volta al Burgtheater nel 1783, considerata da molti la seconda di una triade concepita per l’esigente pubblico viennese e che riprende, in genere, lo stile del concerto in fa maggiore riproponendolo con una melodia di qualità eccelsa e con una ricchezza di temi sempre muovi in tre tempi (Allegro, Andante e Allegretto) sviluppati essenzialmente col pianoforte. in questa occasione l’ottima Rita Cucè è riuscita a far rifulgere in modo incantevole e trascinante le sublimi note del genio salisburghese. Il pubblico, ammaliato dal suo tocco, non poteva esimersi da richiederne un bis alla conclusione dell’ esibizione ottimamente gestita da tutto questo ben diretto ensemble di alto spessore, e in questo modo l’eccellente musicista ha felicemente portato tra le secolari nevate del suggestivo luogo di culto anche una sua personale e struggente visione del sognante Clair de lune di Claude Debussy, con cui il pubblico si è congedato da lei a malincuore.
È quindi arrivato il momento delle attese Quattro stagioni, la porta attraverso cui tutti noi cuccioli d’uomo del lontano tempo passato fummo introdotti, nelle aule scolastiche, all’interno dello sconosciuto e impervio territorio della musica classica. Questi quattro concerti per violino, perla del barocco musicale frutto del talento ineguagliabile di Antonio Vivaldi (1678-1791), il sublime violinista nonché sacerdote che mai esercitò il suo magistero religioso per motivi di salute, sono celeberrimi anche per aver permesso lo sviluppo del concerto, della tecnica del violino e dell’orchestrazione influenzando, al contempo, innumerevoli compositori del suo tempo.
Il primo violino di Carlo Lazari, ben coadiuvato dal clavicembalo del virtuoso direttore Favero e ovviamente anche da tutti gli altri esimi colleghi, ha reso piena giustizia all’estro dell’autore, vanitoso al punto di dichiarare di scrivere un concerto in tutte le sue parti in minor tempo di quello necessario al copista per ricopiarlo, e ha magistralmente accompagnato il rapito uditorio rapito entro gli umori, il gusto, il sapore sensoriale e naturale di queste stagioni scritte nel 1720 e ancora non appassite.
Siamo partiti dal celeberrimo primaverile “Canto degli uccelli” in allegro, ormai usato anche dalla pubblicità, per arrivare al largo “Riposo del padrone col suo cane” e chiudere la prima saison con la vivace “Danza finale” in allegro. Com’è risaputo ai melomani incalliti, il primo violino sottolinea in questa fase alcuni elementi come il pastore, i latrati del cane e qualche altro, mentre gli altri violini danno voce al canto degli uccellini. E’ arrivata,quindi, velocemente l’estate, in cui sono stati rappresentati momenti come la tempesta in arrivo (allegro, molto allegro),in prossimità del pastore al punto di inziare a spaventarlo (adagio) per esplodere in tutta la sua tipica virulenza (presto),forse antesignana delle dannose bombe d’acqua attuali.
Il terzo momento autunnale, a sua volta, ha avuto come protagonista il dio enologo Bacco con la descrizione della vendemmia (allegro) l’ebbrezza vinicola (dormienti ubriachi) in un clima tranquillo (adagio) che diventa, in presto, più ritmato accennando a una battuta di caccia.
Il momento finale invernale della veloce galoppata di quest’artistico anno virtuale ha descritto l’azione del vento gelido (allegro non molto), la pioggia sul lago ghiacciato (largo) e infine l’arrivo, ben accolto, delle fredde temperature, così lontane dalle nostre, ben più tiepide e di conseguenza più preoccupanti per il nostro futuro.
Concludendo, una serata musicale bellissima e molto apprezzata dai presenti che aspettano senza dubbio alcuno il prossimo appuntamento di questa interessante rassegna che avverrà Venerdì 12 maggio p.v. presso la Villa Rita in loc. la Noce, 42, in quel di Uliveto Terme, dove si esibirà il duo Nicoria- Baroffio con un repertorio di brani suonati in pianoforte a due mani.
Per le prenotazioni si può fare riferimento ai seguenti recapiti:
Tel. 347-6371189- 347-8509620
www.fannymendelssohn.eu
Guido Martinelli
Foto di Alessio Alessi