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Pisa, tutti i “perché” di una stagione balorda / di Andrea Cosimi

- Sport
22 Maggio 2023

Prima di archiviare definitivamente il campionato appena concluso è bene porsi alcuni interrogativi su ciò che é stato e su ciò che ci aspetta. La critica deve esserci sempre se è rispettosa, costruttiva e fatta con il cuore, non ci può mai essere spazio per le offese e le prese di giro, come invece a qualcuno piace fare. Né ci si deve dimenticare quanto sia bello essere in serie B stabilmente, e di ciò va dato merito alla Societá in tutte le sue espressioni.

Persa la finale con il Monza fu del tutto legittimo fare i conti con la batosta morale e psicologica che ne derivò, ma tanto e troppo fu il tempo utilizzato per prendere decisioni che poi hanno condizionato negativamente tutta la stagione.

Perché quelle settimane di “casting” alla ricerca del nuovo mister per poi scegliere Maran, allenatore poco avvezzo alla cadetteria e fresco reduce da un discreto periodo di inattività, oltre a diversi esoneri in serie? C’erano dei profili molto più importanti in giro e molto più in linea con le chiare ambizioni della Societá.

Perché il ritiro di Rovetta si svolse con una rosa profondamente incompleta finendo per rendere detto ritiro quasi inutile?

Perché il mercato estivo fu così “faticoso”, con trattative estenuanti, per poi ritrovarsi a partire a Cittadella con una squadra incompleta e con a seguire l’arrivo del centravanti, Gliozzi, solo l’ultimo giorno di mercato? Maran ebbe delle chiare colpe nell’avvio di campionato, ma certo non fu messo nelle condizioni di poter operare con una rosa allestita per tempo e soprattutto già pronta per il ritiro almeno per buona parte dell’organico.

Unica parentesi positiva il grande autunno, coinciso con il ritorno di D’Angelo: per questo dobbiamo tutti ringraziarlo per aver accettato di tornare e prendersi una squadra ultima dopo sei giornate e con una serie innumerevole di problemi da gestire: un atto di grande coraggio e di grande attaccamento ai nostri colori. Quello é stato l’unico momento bello, una rimonta strepitosa, un Pisa impetuoso, determinato, volitivo e consapevole, che riuscì a chiudere nei primissimi posti il girone di andata.

Ma ora ricominciano i “perché”.

Perché, ancora una volta, Mister e Societá non sono stati capaci di gestire la sosta e, ancora una volta, la ripartenza é stata condita da sconfitte e prestazioni deludenti?

E a seguire, quando dopo Parma pensavamo di esserci rimessi in carreggiata, perché questo progressivo tracollo?
Perché tutte queste sconfitte quasi in fotocopia, Modena, Cosenza, Ternana,  Ascoli, con approcci “molli”, reti subite in modo ripetitivamente simile, nessuna capacità di porre correttivi nel prender goal sul consueto traversone avversario e perenne incertezza della difesa?

Perché non sono state prese decisioni più coraggiose per porre fine a questo tracollo, appoggiandosi su applausi a fine partita spesso eccessivi e non meritati?

Perché sui calci d’angolo a nostro favore ci siamo spesso posizionati male ed abbiamo continuato a farlo subendo ripartenze letali? Perché sui corner avversari ci siamo messi sempre tutti nella nostra area, spesso inutilmente e privandoci della possibilità di ribaltarsi rapidamente nella metà campo avversaria?

Perché la Societá non ha effettuato comunicati più chiari sulla situazione degli infortunati, un po’ come avviene ovunque?

Ma i “perché” non sono finiti. Perché non si parla più dello stadio? Perché non viene detto chiaramente quando verrà posata la prima pietra del centro sportivo?

Perché Knaster o chi per lui non ha mai fatto una conferenza stampa davanti alla città ed alla tifoseria in questi anni?

Bisogna porsi questi interrogativi e farne tesoro per il futuro a breve termine. Che il Pisa non fosse più forte di quello che aveva sfiorato la A l’ho sempre pensato, né il mercato di gennaio, a parte l’arrivo dell’ottimo Moreo (nel modulo giusto e sfruttato secondo le sue caratteristiche ci darà soddisfazioni), mi ha convinto.

La squadra si é rivelata molto più debole sulle fasce, Beruatto non ha replicato la stagione precedente e non aveva un sostituto all’altezza, l’ottimo Calabresi non ha nelle corde la spinta propulsiva di Birindelli che, non dimentichiamocelo, buttava in mezzo una infinità di cross, spesso andava al tiro e comunque ripiegava sistematicamente.

In mezzo non si ė pensato a giocatori di regia, per cui la creatività a centrocampo non è esistita. Davanti troppi trequartisti senza una vera punta centrale da doppia cifra. Sul mercato si é deciso di non andarsi a prendere giocatori avvezzi a vincere ed esperti della categoria, ma ancora una volta l’esito del campionato cadetto, con le meritate promozioni di Frosinone e Genoa, ha confermato che per puntare in alto occorrono giocatori così con un giusto mix con i migliori profili provenienti eventualmente dalla C.

Ora non c’é tempo da perdere, la stagione appena conclusa ha visto tanti soldi investiti e né i Corrado né l’azionista di maggioranza, giustamente, sono contenti. Individuare quanto prima i profili chiave é fondamentale, dalla conferma o meno di D’Angelo, che se rimane deve avere sempre le motivazioni a mille e se va via deve esser sostituito con nomi di sicura esperienza, alle decisioni riguardanti la direzione sportiva.

Definire questi due ruoli velocemente permetterà di far bene tutto. Indugiare potrà invece compromettere in modo molto pericoloso la prossima stagione che prenderà avvio tra meno di tre mesi.

Le “grandi” persone si distinguono dalle “piccole” per la capacità di fare rapidamente tesoro degli errori, fare autocritica e nel saper non indugiare nelle scelte “chiave”. I prossimi giorni delineeranno il futuro che ci aspetta.

Andrea Cosimi

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