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Una toscana doc al Salone del libro di Torino: Chiara Francini

- Cultura, Primo piano
26 Maggio 2023

Tre giorni in mezzo a milioni di libri può essere un’esperienza esaltante per chi ama la carta stampata come il sottoscritto e il mio sodale Beppe Capuano. A Torino non eravamo certamente privi di compagnia dato che nei cinque giorni complessivi del “Salone del libro” si sono registrati bel 215.000 visitatori che hanno percorso i 573 stand e le 48 sale degli immensi 4 padiglioni del centro congressi del Lingotto, oltre al Centro Congressi e la Pista 500 della Pinacoteca Agnelli, dove si sono svolti i circa 1.600 eventi complessivi organizzati.

La nostra mission per conto del capo era di seguire, come epigoni di un valoroso Tex Willer che cavalca intorno alle sponde del fiume che nasce sul Falterona, le tracce degli autori e operatori toscani, noti e e meno noti, presenti in loco. Impresa non da poco considerando che ci muovevamo in mezzo ad operatori quantificabili in oltre 1000 persone tra staff, allestitori, fornitori, e che nel medesimo spazio-tempo si sono alla fine aggirati più del 130 % di visitatori rispetto all’anno precedente provenienti anch’essi dal vecchio Granducato.

Insomma, condividevamo con circa 5000 colleghi della stampa e blogger accreditati come noi un evento da record assoluto e la situazione è parsa subito elettrizzante.

Il momento rimasto scolpito di questi giorni appena trascorsi è stato l’incontro con Chiara Francini, la brava e bella attrice di Campi Bisenzio presente anche all’ultimo Festival sanremese, che nella Sala Rosa, domenica scorsa, ha presentato il suo ultimo libro. L’attrice, presente tra il folto pubblico con un semplice ma aggraziato vestitino da lei definito da “radical chic”, poiché da ragazza era una brava secchioncella al punto di aver frequentato uno dei licei classici più prestigiosi di Firenze, è infatti in grado di respingere con gran successo i temerari assalti del congiuntivo e indirizzare la propria evidente e rimarchevole creatività anche verso lidi letterari apprezzabili pure da lettori attenti, e “Siccome le donne sono brave e sanno far tutto” a suo dire, anche la scrittura è entrata a far parte col medesimo successo della recitazione all’interno del suo bagaglio artistico.

Andrea Malaguti, vicedirettore della Stampa, ha presentato insieme a lei questa sua ultima fatica letteraria intitolata “Forte e Chiara”, Edizioni Feltrinelli. Come si può evincere già dal titolo, trattasi di un’autobiografia sincera e schietta, da vera abitante della Tuscia, briosa, divertente, e non priva di accenni a tematiche importanti come la maternità o le molestie alle donne.

Da valente e consumata attrice ha usato tempi e modalità teatrali sovrastanti a tratti il competente e divertito anfitrione, per illustrare la trama della sua fatica letteraria quasi come se si trattasse un divertente pezzo di cabaret apprezzato da tutti gli astanti. Ha parlato della sua famiglia: la madre severa e pugnace stenografa; il padre che di secondo lavoro era istruttore di scuola guida ed essendovi in quel di Campi orde di giovani cinesi aveva quindi appreso rudimenti del cantonese; la simpatica nonna Orlanda detta “l’Orlanda Furiosa” che l’aveva allevata; le due corriere giornaliere che prendeva per raggiungere il liceo; il momento dell’ annuncio ai genitori dell’inizio dell’incerta anche se affascinante avventura della professione attoriale ai tempi in cui il lavoro a posto fisso era ancora un mito duraturo; la conseguente conquista del mutuo allorché la sua carriera artistica ha preso una piega positiva.

Non potevano mancare i riferimenti alla sua vita privata con gli accenni al suo legame sentimentale con un noto ex calciatore svedese, e soprattutto il suo attuale status di donna ancora non madre che aveva già affrontato a Sanremo con un monologo apprezzato non senza polemiche.

Un libro da consigliare anche perché, come si è intuito dalla simpatica illustrazione orale al Salone, vicende individuali come la sua riescono a suscitare riflessioni valide per tutti.

È inutile, noi toscani siamo proprio forti e simpatici, e convinti di esserlo.

Forse, come mi suggerì una volta un mio amico foresto, quando saremo anche più umili forse saremo perfetti.

O esagerava?

Guido Martinelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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