– Ilaria Clara Urciuoli –
Ironica, leggera ma non per questo meno profonda e meticolosa: così si presenta nel suo nuovo appuntamento fiorentino la scultura di Bjørn Okholm Skaarup, artista di origini danesi ma in stretto legame con la Toscana. Le sue sculture, esposte fino al 6 agosto presso l’Accademia delle Arti del Disegno, ci portano in un mondo di favole, non già perché Skaarup dia corpo a quelle di Esopo, ma perché con amabile leggerezza e apparente spensieratezza il suo bestiario in bronzo ci propone, mutata in quella animale, una ricercata natura umana.
Se sono le minute sculture degli animali che popolano un colorato circo (trasfigurazione dell’individuo reso più innocente e giocoso) a destare simpatia e a farci comprendere la ricchezza descrittiva e narrativa dell’artista, è davanti a opere dal chiaro rimando classico che affiora tutta la forza evocativa della sua arte che è analisi dell’uomo (e delle forze che lo muovono e talvolta lo fanno cadere) nel mondo. Ecco allora un Cavallo miceneo abitato e trainato da topi coperti da armatura e cimiero, gli stessi che, muniti di scudi raffiguranti gatti invece che teste di Medusa, combattono in Batracomiomachia contro rane che cavalcano granchi. Ed ecco ancora il gruppo marmoreo del Laocoonte trasformarsi in un bronzeo trittico di scimmie che si avvolgono, giocando, in un tubo da giardino.
Non mancano aspetti più drammatici presentati con una crudezza da cogliere nei simboli: così in Sic transit gloria mundi, in cui le Nazioni personificate in animali creano una catasta di carcasse sulle quali domina l’Aquila americana inconsapevolmente minacciata dal Drago cinese (monito forse di una possibile prossima caduta?).
L’arte di Skaarup è un invito all’attenzione, un appagare la curiosità del visitatore premiato nel rispetto del suo ruolo. Sembra che lo scultore voglia educatore l’osservatore, stimolarlo a cercare, ad andare oltre l’appagante colpo d’occhio per scoprire nel dettaglio la cura, a rileggere e riscoprire i classici e chi di quei classici si era nutrito a partire proprio dai tardo-rinascimentali Benvenuto Cellini e Leone Leoni.
Resiste tuttavia anche l’uomo con le sue forme, omaggio a chi è passato alla storia come esempio di eccezionalità: ecco allora la figura di Alessandro Magno che, come sembra lo stesso artista, è conquistatore ed insaziabile esploratore ma prima ancora è conoscitore e padrone dell’essere umano, di sé, del limite da superare e di quello da lasciare inviolato.
Ilaria Clara Urciuoli