– Ilaria Clara Urciuoli –
Con una serie di eventi tra cui una mostra che si preannuncia di grande portata culturale Cortona festeggia i 500 anni dalla morte di un suo figlio illustre e di un grande artista del Cinquecento: Domenico Signorelli. L’esposizione, da titolo “Signorelli pittore di luce e di poesia”, sarà inaugurata il 23 giugno al Museo dell’Accademia Etrusca e durerà fino all’8 ottobre. Promossa dal Comune e dal MAC sotto l’egida del Comitato Nazionale per le celebrazioni organizzata da Villaggio Globale International la mostra è curata da Tom Henry, massimo esperto in questo settore, professore emerito all’Università di Kent e già direttore della Scuola di Studi Classici e Rinascimentali dell’Università inglese di Roma.
Signorelli è uno dei protagonisti – anzi, un faro – del Rinascimento, periodo in cui trionfa la bellezza che si esprime nell’arte, nella letteratura, nella filosofia. A rendere difficile la visione d’insieme del suo percorso è stata, soprattutto, la dispersione dei lavori dell’artista cortonese in tanti luoghi e siti, in Italia e all’estero, a partire dagli stupefacenti cicli di affreschi che lo hanno reso famoso (come quelli di Monte Oliveto del 1497 e quelli nel Duomo di Orvieto tra il 1499 e il 1502) ovviamente inamovibili. Questa mostra, riunendo nella città di Luca dopo settant’anni circa trenta opere dell’artista provenienti da prestigiosi musei italiani ed esteri, compresi importanti prestiti da collezioni private e da oltreoceano, è dunque un’occasione per celebrare e consacrare definitivamente il Signorelli tra i grandi artisti del suo tempo, anche alla luce degli studi ultimi anni.
Tanto più che la nostra si integra con gli “itinerari di Signorelli” – in città, in particolare al Museo Diocesano e nella Chiesa di San Niccolò, e nelle località tosco-umbre custodi di importanti testimonianze del Maestro – voluti e promossi dagli organizzatori come momento fondamentate di completamento dell’esposizione, tramite accordi e collaborazioni attivate con i Comuni e le istituzioni interessate.
Diverse le novità scientifiche esposte tra cui la ricomposizione per quanto ancora possibile della straordinaria Pala di Matelica, realizzata nel 1504-1505 per la chiesa di Sant’Agostino a Matelica, smembrata e dispersa per il mondo a metà del XVIII secolo; quindi la presenza di preziosi pannelli con la “Nascita” e il “Miracolo di San Nicola” (1508-1510), per la prima volta di ritorno in Italia dagli Usa (Atlanta); e ancora il ricongiungimento, mai riuscito in epoca moderna, della tavola centrale del Polittico della chiesa di Santa Lucia di Montepulciano, raffigurante la “Madonna e il Bambino in trono” con la relativa predella, composta da tre pannelli in prestito dagli Uffizi e in cui il Signorelli mostra tutta la sua vena narrativa.
Il Signorelli rappresenta il passaggio fra l’arte del ‘400 e quella del ‘500. Come ha affermato il curatore, è una figura chiave e l’anello di collegamento fra il Rinascimento di Piero della Francesca e quello maturo di Raffaello e Michelangelo, ed “ebbe una straordinaria capacità di pittore colorista e scultoreo, capace di dare un tocco particolare alle sue figure caratteristiche, poi riprese anche da Michelangelo e Raffaello”. La mostra insomma evidenzia un potere d’immaginazione e un’inventiva già riconosciuti dai suoi contemporanei. Ha infatti scritto il Vasari di lui che “col fondamento del disegno, e delli ignudi particolarmente, e con la grazia dell’invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte degli artefici la via all’ultima perfezione dell’arte”.
Ilaria Clara Urciuoli