“Ove il candidato abbia già ricoperto un incarico dirigenziale presso un istituto o luogo della cultura dotato di autonomia speciale, e l’incarico dirigenziale sia stato precedentemente rinnovato […] è ammessa la candidatura unicamente per una sede diversa da quella precedentemente o attualmente ricoperta, in applicazione del principio di rotazione degli incarichi”. Finisce con queste parole, inserite nel bando per candidarsi a rivestire il ruolo di direttore degli Uffizi, la stagione di Eike Schmidt. Niente più polemiche dunque sulla nazionalità (di qualche mese fa l’inquietudine politica di premiare gli italiani in corsa per questo incarico) ma un semplice limite di anzianità vieta all’attuale direttore di partecipare nuovamente alla corsa per la direzione di quello che è stato definito da American Art Awards “il museo italiano più importante, il più visitato, ampio e meglio conosciuto al mondo” (https://www.americanartawards.com).
Tra pochi mesi si aprirà una nuova stagione per Firenze, che comunque non potrà dimenticare il sobrio e un po’ ingessato nelle sue pose Eike Schmidt che ieri, poco prima che fosse pubblicato il bando, era a Grosseto a presentare la mostra “I favolosi anni Sessanta in Maremma. Nel segno di Ico Parisi”, iniziativa che rientra negli Uffizi diffusi (in particolare in Terre degli Uffizi, il progetto in collaborazione con CR Firenze).
La mostra, che fa rivivere gli anni d’oro del turismo in Maremma, vede il prestito di alcuni capi appartenenti al museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti che fanno parte della Galleria degli Uffizi. Avviciniamo il direttore per qualche domanda su questa sua creatura (gli Uffizi diffusi) che ha da poco compiuto 3 anni di vita.
Terre degli Uffizi e Uffizi diffusi promuovono, attraverso l’autorevolezza e le opere della celebre Galleria, un turismo consapevole in tutta la Toscana e oltre. Come mai la scelta del ‘900 e di Parisi, architetto importante ma ai più sconosciuto e forse poco attraente per il turista, invece che puntare al ‘500 fiorentino che con Grosseto ha uno stretto legame che passa attraverso il Baldassarre Lanci che ha progettato le mura cittadine e Cosimo I che ha voluto realizzarle?
“La risposta è molto semplice: perché questa è la prima iniziativa e non escludiamo altro. Chiaramente attraverso queste iniziative cerchiamo di catturare il genius loci. Inoltre con questa mostra grossetana abbiamo creato un bellissimo dialogo con l’esposizione fiorentina su Germana Marucelli inaugurata a Palazzo Pitti il 13 giugno. Gli Uffizi infatti non si limitano soltanto al Rinascimento ma si muovono in una prospettiva molto vasta che va dall’arte romana a quella moderna e contemporanea. Non vogliamo limitarci a ciò che ci dà più visibilità ma andare oltre”.
Come diceva, alle Gallerie degli Uffizi non manca l’arte contemporanea anche se i turisti che arrivano a Firenze sono richiamati dal Rinascimento. Pensa che ci sia spazio nel capoluogo toscano per l'arte contemporanea? Che ruolo hanno in questo i direttori delle istituzioni museali?
“I direttori hanno il ruolo di bilanciare le proposte da offrire. Va mantenuto l’impegno verso il contemporaneo, cosa che stiamo facendo anche con Arturo Galansino, direttore che è arrivato a Palazzo Strozzi negli stessi anni in cui io approdavo agli Uffizi. D’altra parte per quattro secoli Firenze è stata famosa in tutto il mondo proprio per la sua arte (che all’epoca era contemporanea). C’è stata poi questa calcificazione che già i Futuristi avevano lamentato. Successivamente non sono mancati momenti di apertura: nell’immediato dopoguerra, così come negli anni ‘70, Firenze era diventata nuovamente un fulcro dell’arte contemporanea. Poi però la città si è di nuovo addormentata sugli allori e questo non è mai una cosa buona. Non bisognerebbe mai dormire, nemmeno quando si hanno a disposizione tutti gli allori che Firenze sicuramente può vantare. L’arte contemporanea è importante e aggiunge un turismo intelligente e
di qualità, quello stesso che vediamo ogni volta all’apertura della Biennale di Venezia dove giungono tante persone, collezionisti e artisti contemporanei, gente che si interessa all’arte del XXI secolo e che poi viene anche a Firenze, dove da alcuni anni realizziamo interessanti iniziative durante quella stagione dell’anno”.
Tra poco scade il suo secondo mandato: quali risultati ha raggiunto in questi 8 anni di direzione delle Gallerie di cui è particolarmente orgoglioso?
“Per i risultati basterebbe andare a vedere quanto scritto nelle relazioni annuali. In generale credo sia stato un periodo interessante, in cui abbiamo realizzato molti progetti e tutti di qualità. Dovendone citare solo uno direi proprio questo degli “Uffizi diffusi” che credo possano avere una buona resa anche nel futuro.
Proviamo ancora a chiedergli: È diventato direttore degli Uffizi quando era molto giovane. Qual è la sua ambizione adesso? Non lo sappiamo dalle sue parole, ma forse – e glielo auguriamo – lo scopriremo a breve.
Ilaria Clara Urciuoli