Carissimo burattino, che poi sei una marionetta animata, buon compleanno! Portarsi addosso, come preannunciato dalla stampa locale, centoquarant’anni e non dimostrali affatto è davvero impresa leggendaria, senza precedenti. A volerla dire tutta, per l’esattezza che non guasta mai, gli anni sarebbero centoquarantadue. Sì, proprio così. Perché il nostro carissimo Pinocchio, per chi non lo avesse capito è di lui che si va raccontando, iniziò a sgambettare il 7 luglio del 1881 dalle pagine di un settimanale per bambini. Centoquarant’anni sono invece gli anni che ci separano dall’uscita delle Avventure di Pinocchio in volume, dal libro uscito dai torchi di Felice Paggi editore in Firenze.
Sciolto il nodo cronologico, non resta che godersi il genetliaco del burattino multimediale più famoso del mondo, creato dalla fervida penna del giornalista fiorentino Carlo Lorenzini. Pinocchio è il burattino per antonomasia, le cui perpezie sono state tradotte in oltre 250 lingue. Un ever seller che se la gioca con testi sacri come la Bibbia e il Corano in quanto a copie vendute. E pensare che Collodi al principio lo aveva pubblicato a puntate, ostentando scarsa convinzione ‒ e non è da escludere spinto da debiti di gioco ‒ sulla prima annata del 1881 del Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini, periodico settimanale che usciva come supplemento del quotidiano Il Fanfulla. Lorenzini, che si firmava Carlo Collodi in omaggio al paese natale della amatissima mamma, considerava quel lavoro «una bambinata», tanto da scrivere al direttore: «Fanne quello che ti pare, ma, se la stampi, pagamela bene, per farmi venire voglia di seguitarla».
Dopo una marcia editoriale che non conobbe soste, negli anni Cinquanta del XX secolo Pinocchio “traslocò” portandosi appresso baracca e burattini proprio in quel di Collodi, frazione di Pescia. Qui, nel 1956, vide la luce il Parco commemorativo di Pinocchio, struttura cresciuta a mano a mano negli anni. Un valore aggiunto, come suol dirsi, per il territorio. Uno spazio concepito come parco tematico per l’educazione dell’infanzia. Un luogo da ripercorrere come una sorta una fiaba vivente all’interno di un percorso scandito dal connubio tra arte e natura.
P.S. Una dimenticanza, forse un particolare insignificante. Il taglio del nastro del Parco di Collodi fu inevitabilmente accompagnato da qualche polemica. Per la sua realizzazione, oltre ai contributi statali e comunali, ci si avvalse anche delle sovvenzioni da parte delle scuole. Ebbene, una volta constatato che il Parco sembrava più un’area per i grandi che per i più piccini, da varie parti dello Stivale alcuni insegnanti per protesta chiesero i soldi indietro. Soldi veri, non i favolosi zecchini d’oro nascosti dal Nostro nel Campo dei Miracoli, in località Acchiappa-citrulli. Pinocchio, divenuto da quel dì un ragazzino perbene, ritornò per un attimo alla sua giovinezza di scavezzacollo. E gli si allungò pure il naso.
Nipa
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