Non ci è piaciuto quello che è accaduto alla prima della Bohème a Torre del Lago (Lucca), sia per l’eccesso di polemiche sia per il maestro Alberto Veronesi, che si è presentato bendato come Zorro per dirigere l’orchestra. Scelta fatta, come lui ha sostenuto, per non voler vedere la rivisitazione in chiave sessantottina dell’opera, decisa dal regista Christophe Gayral.
Le polemiche fanno parte dell’arte e della cultura, questo si sa. Però ci deve essere un limite. Quando la polemica supera tutto il resto, e lo spettacolo finisce neanche in seconda ma addirittura in terza o quarta fila, significa che si è passato il segno.
“Quando ho scoperto la deriva che aveva preso (l’opera, ndr) eravamo all’ultima settimana, alle provo, non potevo tirarmi indietro a causa della mia funzione”, racconta Veronesi a La Stampa. Che aggiunge: “Per me non puoi imbrattare le opere di Puccini, Wagner o Verdi ed essere esaltato come l’eroe del momento. Ancora più grave se dietro, da parte del regista, c’è una precisa presa di posizione politica. Non sono i simboli comunisti a preoccuparmi, ma il ’68 francese e il comunismo con Puccini non c’entrano nulla. Il farlo è solo strumentalizzazione, è tradirne lo spirito, è fuorviante. Non voglio partecipare a questo scempio”.
Sull’opportunità di non politicizzare l’opera Veronesi ha ragione da vendere. Ma per quale motivo, alla fine, dopo infinite polemiche, si è prestato a dirigere? E lo ha fatto in quel modo bizzarro, coprendosi gli occhi con la benda? Il pubblico non merita rispetto?
Ecco in che modo il regista Christophe Gayral ha spiegato la propria scelta di trasportare le vicende di Mimì e Rodolfo nella Parigi della contestazione giovanile: “Il teatro è libero. E tale deve restare. Il 1968 calza a pennello alla vicenda messa in musica da Puccini perché è stato un momento emblematico della storia in cui i giovani, che erano giovani come Rodolfo e i suoi amici, musicisti, filosofi e pittori, hanno voluto credere in nuovi ideali e nuovi valori”. Può piacere o no ma si chiama cultura. Che è tale solo se è libera. L’unica arma di dissenso è il fischio da parte del pubblico.
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