Ho conosciuto Ettore Neri un po’ di anni fa, quando era sindaco di Seravezza (Lucca). Dopo aver saputo, di recente, che aveva scritto un libro, mi è subito venuta la curiosità di scoprire di cosa si trattasse. Immaginavo un saggio politico, invece, con mia sorpresa, si trattava di un romanzo, ambientato proprio nel suo paese (che è anche il paese dei miei nonni), Seravezza.
“L’inchiesta di San Lorenzo” è il titolo del suo romanzo. La storia parte dall’incendio in un bosco. C’è qualche collegamento con la realtà o è solo fantasia?
“Il romanzo è opera di fantasia. Vero è il contesto geografico e coerente alla realtà è la rappresentazione del contesto sociale nel quale la vicenda si svolge. Non è molto infrequente, ad esempio, che nelle zone di collina versiliesi (e non solo) possano svilupparsi, quasi sempre per causa dolosa, incendi che distruggono ettari ed ettari di bosco e sottobosco e uccidono gli animali che ci vivono. Il grande incendio con cui si apre il romanzo ha anche un valore simbolico che richiama alla festa del Patrono di Seravezza, San Lorenzo, che fu martire cristiano in epoca romana e che venne ucciso, bruciato vivo su una graticola. A Seravezza tutti i 9 agosto, vigilia di San Lorenzo, si ricorda il martirio del Santo con l’incendio di una enorme pira collocata nel greto del fiume.
Come le è venuta l’idea di questa storia? Si è ispirato a qualcuno?
“L’idea è maturata nel tempo, senza particolari richiami a scrittori del passato, mi interessava costruire una trama realistica con personaggi credibili per raccontare, ovviamente dal mio punto di vista, alcuni aspetti che io ritengo rilevanti della vita di provincia in Versilia nel tempo contemporaneo. Ne è maturata, mano a mano che la scrittura procedeva, una narrazione corale, con tanti personaggi che raccontano di se stessi e degli altri. Tante donne e uomini reali, credibili, che vivono le stesse gioie, i dolori, le difficoltà, le speranze e le contraddizioni che viviamo noi in questa epoca”.
Il comandante della stazione dei carabinieri che indaga, Nicodemo Gatti, è un uomo con un carattere spigoloso. Come si trova a Seravezza, incarico per lui per certi versi “punitivo”?
“Gatti non è contento di essere stato trasferito a Seravezza, non tanto per il luogo, ma perché teme che questo fatto gli pregiudichi la sua carriera e la sua voglia di diventare un grande investigatore. Con il tempo, però, riuscirà ad apprezzare i luoghi e la vita di questa provincia e stringerà importanti legami di amicizia e stima con diverse persone”.
Quali tratti della sua terra ha voluto descrivere nel romanzo?
“Mi interessava descrivere i luoghi e gli ambienti, che trovo in molti aspetti estremamente affascinanti, e mi interessava descrivere i caratteri delle persone e il contesto socio culturale del nostro territorio. Mi interessava molto, e forse proprio questo è il tema centrale del romanzo, raccontare come è sfuggente la verità e come ogni essere umano racconti e si racconti una propria verità (che spesso corrisponde poco alla realtà) e che è la verità che sovente fa più comodo a chi la racconta. Il tema dell’incoerenza è pure largamente presente, così come quello della mistificazione”.
La Versilia dell’interno, spesso poco o per nulla conosciuta dai turisti che frequentano le spiagge, per certi versi si può definire la Versilia “autentica”. Se pensiamo al libro “Morte dei Marmi”, di Fabio Genovesi, le località di mare hanno subito un grandissimo mutamento. C’è questo rischio anche per Seravezza e dintorni?
– Un conto sono i mutamenti fisici dei luoghi che per certi versi sono normali perché in tutte le epoche della storia gli esseri umani sono intervenuti sottraendo spazi alla natura e modificando il volto di consistenti parti di tutti i continenti. Come possiamo capire bene adesso l’impatto dell’uomo sulla vita sulla sopravvivenza del Pianeta è terribile. Allo stesso modo in tutta la Versilia di pianura comprese ampie e importanti parti dei comuni di Seravezza, Pietrasanta e Camaiore le urbanizzazioni hanno ridotto ai minimi gli spazi a verde e le aree naturali e naturalistiche. Direi che da
questo punto di vista siamo tutti sopra una tristissima barca. Un altro sono le mutazioni degli stili di vita ed anche per questo versante direi che il capitalismo, il consumismo e, in ultimo, la digitalizzazione e la globalizzazione hanno uniformato e sottomesso alle orribili leggi del mercato i gusti, le sensibilità e le voglie di miliardi di esseri umani. Al tempo stesso mi sento di dire che i ‘caratteri generali’ dei versiliesi (che, si badi bene, hanno al loro interno specificazioni e differenziazioni per ogni chilometro quadrato della nostra terra) si sono conservati nel tempo ed hanno, anche a Forte dei Marmi o a Viareggio, resistito in modo significativo all’impatto con le diverse culture, e sostanze economiche, dei tantissimi turisti. Poi, alla fine, è anche normale che le comunità cambino, anche profondamente, con i cambiamenti delle generazioni”.
Pensa che “L’inchiesta di San Lorenzo” potrà avere un seguito?
“Si, è possibile, anche se non è certo. Le risposte che ho dalle lettrici e dai lettori sono molto incoraggianti e il romanzo sta ottenendo ottimi risultati di vendite. Le tante presentazioni che ho fatto in questi due mesi dalla sua uscita mi hanno fatto capire che ‘L’inchiesta di San Lorenzo’ è piaciuta e che i personaggi principali sono già entrati nel cuore di tante persone che l’hanno letta”.
“L’inchiesta di San Lorenzo”
Ettore Neri
Sem Libri (368 pagine, 20 euro)