Lo scorso 23 aprile si è svolta a Pisa una manifestazione, forse un po’ oscurata dalle vicine elezioni, che meriterebbe di essere ricordata. Parlo della giornata dedicata alla memoria dell’unica regina di Haiti mai esistita che abitò nella città della Torre dal 1824 fino alla morte, nel 1851. La giornata fu organizzata dall’assessorato al Turismo del Comune di Pisa, dall’Ambasciata di Haiti in Italia e dall’associazione di volontariato Fraternità Haitiana. Alla regina sono stati dedicati due cartelli progettati dall’architetto Chiara Prosperini: il primo di fronte alla Chiesa di San Donnino dei Cappuccini in via Quarantola, zona San Giusto, dove la regina riposa nella Cappella del Sacro Cuore con le figlie, e il secondo di fronte alla sua ultima residenza in piazza Carrara. Nella tarda mattinata, invece, le fu dedicata una messa in lingua francese celebrata in San Nicola. Nel pomeriggio ebbe luogo un convegno in Sala delle Baleari con i saluti dell’assessore Paolo Pesciatini e di Maître Emmanuel Charles, Chargé d’Affairs dell’Ambassade d’Haiti in Italia. In tale occasione venne presentato anche un libro, che ha dato il là a tutto, edito in italiano e francese, di Alessandro Panajia, dal titolo: “Da Haïti al bel teatro dell’Arno pisano L’amara vicenda umana di Marie-Louise Christophe Coidavid, regina di Haïti” (ed Ets). Una storia che mi ha incuriosito e poiché ho ritenuto che meritasse una particolare attenzione per la sua singolarità sono andato a cercare sia lo scrittore che l’architetto per approfondire con loro la questione.
Allora, signor Alessandro Panajia, la ringrazio per la disponibilità e la invito a presentarsi.”
“Sono pisano d’origine ma abito a Firenze da tanti anni dove ho svolto attività lavorativa prima in qualità di docente di Diritto ed Economia e successivamente, per vent’anni, in quella di dirigente scolastico di un Istituto di Scuola Media Superiore. Da quando ho raggiunto la pensione mi occupo di storie pisane ma, anche per diversificare i miei interessi, di Leopardi e di Manzoni. Di quest’ultimo ho realizzato alcune presentazioni di libri anche alla meravigliosa casa Manzoni a Milano. Ma a Pisa sono conosciuto come quello “delle famiglie” perché ho scritto un volume con Guglielmo Vezzosi, de La Nazione di Pisa, ora operativo alla sede Firenze, su tutte le famiglie ancora presenti dell’aristocrazia pisana”.
Parliamo ora di questo suo libro su Marie-Louise Cristophe Coivadid, regina di Haiti, a cui vedo ha collaborato Miriam Franchina anche con la traduzione in francese. Come nasce questa storia che, a saperla tutta, sembra quasi un soggetto di un film, o una serie Neflix…
“La regina Maria Luisa l’avevo incontrata subito dopo il libro sulle famiglie pisane perché ho realizzato il volume “Il casino dei nobili” in cui ho preso in esame tutte le vicende costitutive di questo palazzo tutt’ora presente in Via Garibaldi. Vedendo i nomi delle persone che lo frequentavano mi sono imbattuto nella Principessa Mora e nelle sue figlie. Perché i pisani così la chiamavano. Nell’archivio della chiesa di San Nicola avevo trovato pure l’atto di morte. Poi, durante il periodo del covid, una ricercatrice italiana che lavora in una Università tedesca mi ha contattato per avere notizie della regina. Io le ho mandato tutto quello che avevo e quando si sono finalmente riaperte le porte lei è venuta appositamente per questo a Pisa e io le ho fatto leggere tutti i documenti di cui ero in possesso. Lei, in un secondo tempo, mi telefonò per dirmi che c’erano degli haitiani interessati a ricordare la loro prima e unica regina. Così mi mise in contatto con una signora haitiana, Monette Etienne, presidente dell’Associazione Onlus Fraternità Haitiana odv, e tutti insieme sono venuti a trovarmi a Firenze per organizzare una manifestazione in ricordo della regina. A quel punto mi sono messo in contatto con l’assessore al Turismo e il sindaco di Pisa che si sono dimostrati subito ben disposti a collaborare. La manifestazione, quindi, si è realizzata nel mese di Aprile, purtroppo periodo preelettorale. Dato che la signora Etienne desiderava affiggere una lapide sul palazzo dove è morta ho contattato l’architetto Chiara Prosperini per la realizzazione della lapide. Ma alla fine si è optato per sistemare due cartelli: uno di fronte al palazzo e un altro davanti alla Chiesa dei Cappuccini in San Giusto. Desidero sottolineare che abbiamo avuto una grande disponibilità da parte dei Frati Cappuccini e dal Comune di Pisa, che ci hanno permesso di raggiungere i nostri scopi”.
A questo punto raccontiamola tutta e bene questa storia di Marie-Louise…
“Marie Louise Coidavid Cristophe era figlia di un albergatore haitiano, schiavo già liberato, e loro avevano a servizio uno schiavo che era Henry Cristophe. Lei lo affranca, se ne innamora e lo sposa. Hanno quattro figli: due maschi e due femmine. Lui partecipa alla rivoluzione haitiana contro i francesi che occupavano l’isola, e nel 1811 si autoproclama re Henry I di Haiti e costruisce sei castelli ,otto palazzi e una fortezza, conferisce titoli nobiliari ad amici e conoscenti, promulga leggi sulla falsariga del codice napoleonico. Il suo modello è l’Inghilterra. Si parla di lui come di un re impopolare e sempre in perenne conflitto col sud repubblicano. Nel 1820 scoppia una sommossa e lui, cinquantatreenne ma già sofferente per un colpo apoplettico frutto di una caduta da cavallo, si suicida. Il figlio adolescente, che doveva succedergli, viene ucciso dai rivoltosi dopo pochi giorni. L’altro figlio lo aveva affidato ai francesi per l’istruzione ma, appena arrivato a Parigi, i francesi lo mettono in carcere e il povero ragazzo muore in seguito a stenti. Così la vedova e le due figlie vengono prese sotto l’ala protettrice dell’Inghilterra e con un veliero britannico raggiungono Londra, dove soggiornano in varie residenze. Va segnalato che la signora, accortamente, aveva portato con sé molto oro e diversi gioielli che a Londra vendette all’asta, trovando così il modo di poter condurre una vita da gran signora. Insieme a loro scappa in Europa anche una fedele cameriera che morirà a Pisa. Le figlie sono malaticce: una soffre di tisi e l’altra di cuore. Così viene consigliato alla madre di trasferirsi in un posto di mare con l’aria buona, e Pisa, all’epoca, era una rinomata stazione climatica. Le donne arrivano a Pisa nel 1826 e cambiano più volte abitazione, prendendo in affitto il primo piano di alcuni palazzi”
Dove hanno abitato?
“Hanno abitato prima in via San Martino n.60, all’attuale palazzo Fiumi e Fossi incorporante palazzo Galli; successivamente in Lungarno Gambacorti n.42 a Palazzo Studiati, e quindi in Via Santa Cecilia n.29, dove la signora dettò il testamento a un notaio pisano. La tappa finale fu in Piazza F. Carrara 13 dove muore, nel 1851, seguita sempre dalla fedele cameriera. Negli ultimi anni di vita si ammalò e le venne amputato anche un piede. Lei chiamò a Pisa la sorella, che poi diventerà la premier dame di Haiti perché sposerà il presidente della nazione una volta tornata repubblicana. Scrive anche una lettera al presidente di Haiti chiedendo di ritornare con la promessa di non fare mai più politica, ma non le verrà mai concesso il passaporto.”
E le figlie che fine fecero?
“Anche le figlie muoiono nel nostro Paese. Una, la figlia maggiore Marie Amethiste, poco più che trentenne, perde la vita a Pisa nell’ottobre del 1831 per ipertrofia di cuore, quando abitavano in via San Martino. L’altra, mentre erano in villeggiatura a Stresa, nel settembre del 1839, scivola sulle scale, batte la testa e muore. Entrambe furono seppellite presso il convento dei Cappuccini nella cappella definita “delle more”. Mentre la cameriera ha un vitalizio dalla regina e continua a vivere qui a Pisa e viene seppellita nei loggiati del camposanto suburbano. La sua lapide viene realizzata dall’amministratore della regina, un famoso banchiere livornese. Nel testamento Marie Louise fa dei lasciti a tutti i parenti e in chiusura dell’atto ne lascia tanti ad un signore xy che, andando a sfogliare gli atti, si scopre essere il figlio illegittimo del re avuto da un’altra donna”.
Si sa qualcosa di più di questo figlio?
“Non si sa niente. Molto probabilmente era anche lui un fuoriuscito. Io ho trovato il testamento ma non so come e se sia stato attuato. La regina aveva anche molti beni ad Haiti che vennero distribuiti ai parenti che ancora vivevano lì”.
Il re, quindi, ebbe cinque figli?
“Di cui uno illegittimo. Lei non lo dice espressamente ma si capisce sfogliando i documenti. Esistono foto del re con i figli legittimi ma non della regina, di cui non si trovano né quadri né foto”
Su Wikipedia ne ho trovata una…
“Pare che sia un falso”.
Questa storia conferma l’importanza di Pisa come luogo di cura per diversi stranieri nell’800…
“Che venivano a svernare ma spesso ci morivano. Tutti i più grande personaggi sia dell’arte che della politica sono passati dalla nostra città nell’Ottocento, e molti hanno finito qui la loro esistenza. Basta girare per i cimiteri cattolici per vedere quante tombe di stranieri si trovano. La bella Rosina, favorita del re sabaudo Vittorio Emanuele II, che muore nel palazzo dove ora ha sede la Prefettura. Alphonse De Lamartine, alcune importanti principesse russe, Giuseppe Mazzini, il famoso generale Cialdini, il barone Boileau, alto funzionario francese…”.
Marie Louise com‘era di carattere?
“Era religiosissima. Lei e le figlie si recavano quotidianamente in chiesa per messe e orazioni. Ed erano molto generose nei confronti dei poveri che le attendevano fuori dalle chiese per recuperare un obolo”.
Altri aneddoti?
“Quando morì la figlia, a Stresa, lei era in contatto con il filosofo Rosmini e lui, scrivendo al fratello di Cavour gli raccontò l’incidente, parlandone successivamente anche con Manzoni. Possiamo quindi dire che anche Don Lisander era al corrente della presenza di questa regina in territorio italico”.
Abbiamo accennato ai cartelli affissi in primavera in cui si segnalano i luoghi della sosta della regina messi a punto dall’architetto Chiara Prosperini cui chiediamo ragguagli in merito.
“Quello che si trova davanti al palazzo, in piazza Carrara, dove la regina è spirata, praticamente nel luogo in cui tempo fa c’era la nota legatoria Cesarotti, di fronte all’abside della chiesa, è stato realizzato dal Comune di Pisa e ha le medesime caratteristiche degli altri cartelli che si trovano in città. Trattasi di un cartello in cui si trovano spiegazioni in tre lingue (italiano, inglese, francese). L’altro, invece, si rinviene nel giardino della chiesa dei Cappuccini, San Donnino, in San Giusto. Poichè,in questo caso, eravamo in un un giardino privato e non pubblico come l’altro e quindi si poteva realizzare qualcosa di diverso rispetto a quelli più economici che si trovano in città, abbiamo deciso di impostarlo diversamente. Di conseguenza l’associazione haitiana ha deciso di sponsorizzare un cartello disegnato appositamente e si è provveduto a realizzarlo in ferro verniciato con cornice. E’ stato sistemato in modo che il testo, oltre a spiegare le figure delle donne sepolte, illustrasse le caratteristiche della chiesa. La sua forma, con timpano, si ispira allo spiovente del tetto della chiesa prospiciente e, intraforato, ha pure lo stemma del tau che ricorre molto nei monogrammi dei Cappuccini in modo da renderlo specifico di quel luogo.Mi sembra che il risultato finale sia soddisfacente e adatto alla bisogna.”
Proprio una bella iniziativa e un libro importante per ricordare una storia che è degna di essere annoverata tra le tante, memorabili, che rendono unica la storia della città di Pisa
Guido Martinelli