– Giuseppe Capuano –
In attesa dell’apertura ufficiale di “Lucca Comics & Games 2023 – Together” io e il mio amico Guido il 26 ottobre siamo andati a Lucca per iniziare a respirare l’aria dell’attesissimo festival che si terrà dall’1 al 5 novembre. Ma prima ci siamo divertiti a partecipare alla selezione per comparse e figuranti per la nuova pellicola di Peter Greenaway che avrà come palcoscenico la città di Lucca. Il protagonista della pellicola sarà Dustin Hoffman e già da giorni a Lucca e dintorni, in attesa del festival, non si parla d’altro.
Curiosa questa coincidenza temporale, come se una mente superiore incombesse sulla città e avesse deciso di trasformare Lucca, abitanti compresi, in un luogo del tutto virtuale e immaginario, una sorta di consapevole Truman Show di provincia, che proseguirà, anche dopo il festival, per tutto il periodo della realizzazione del film. Già dai vicoli e dalle strade intorno al Cred, la sede delle selezioni, era palese una certa eccitazione, amplificata dai social e dal passaparola. Chi partecipa per divertimento, chi per interesse, chi per accarezzare il suo narcisismo, chi “perché no?”. Ci siamo così ritrovati in fila, già a inizio mattinata e nonostante la pioggia battente, con centinaia di bambini, ragazzi e adulti. In bocca al lupo a tutti, me e Guido compresi ovviamente!
Ma torniamo ai Comics. La giornata prevedeva la visita alla mostra di Palazzo Ducale, quella che ogni anno è possibile vedere prima e durante il festival. Anche quest’anno bellissima! La prima sala, come da tradizione, è dedicata agli autori della locandina, quest’anno ai fratelli gemelli israeliani Asaf e TomerHanuka. Il manifesto riporta subito alla mente il grande Moebius, con una colorazione a volte piatta a volte più densamente cromatica, e un grande drago fa da contrappeso visivo a un enorme sole posto in alto a sinistra. Asaf lavora in patria, Tomer negli Usa, ognuno ha un suo percorso individuale che però spesso si incrocia con quello dell’altro.
Molti ricorderanno di Hasaf, la graphic novel “Sono ancora vivo” in cui Roberto Saviano, l’autore di “Gomorra”, racconta, in un dialogo immaginario con il disegnatore israeliano, le difficoltà di una vita sotto scorta, tra il fantasma della solitudine e l’evasione della scrittura. La partecipazione dei due gemelli israeliani, tra l’altro, non passa oggi inosservata per le tristi vicende che stanno accadendo in Palestina e Israele. Da più parti già si sente parlare di boicottaggio, ma io credo che le persone vadano giudicate per quello che dicono e fanno, non per la loro cittadinanza. E in un pannello della mostra che fa da didascalia a un disegno ho letto questa frase che mi ha colpito.
“La mia famiglia proviene originariamente dal Kurdistan e dall’Iraq… Erano ebrei ma profondamente radicati nella cultura araba. Parlavano arabo, assomigliavano agli arabi, apprezzavano la cucina araba. Tuttavia, l’influenza del movimento sionista, di origine europea, li ha spinti a fare una scelta: identificarsi come ebrei o arabi, anche se erano entrambe le cose”.
Tra l’altro alla mostra erano presenti numerosi studenti del vicino Liceo Artistico, credo che leggere queste parole sia stato importante per loro, ancora così lontani dalla maggior parte delle descrizioni mediatiche di questo conflitto che ti invitano solo, come i bravi soldatini, a schierarti.
Nella seconda stanza si resta in ambito “familiare” perché i protagonisti sono Luis e Romulo Rojo, aragonesi, rispettivamente padre e figlio. Il primo è considerato uno dei padri del fumetto erotico e fantastico, nel 2016 ha lasciato l’impronta delle mani per la Walk of Fame di Lucca Comics & Games. Il figlio lo trovo più “manierista” ma altrettanto efficace nel creare ambienti monocromatici da sogno. Da non perdere la serie di dipinti ispirati alle opere di Goya, dove i volti grotteschi dei personaggi del grande pittore ottocentesco si mescolano o fanno da sfondo ai personaggi creati dai Rojo.
Nella terza sala le tavole di Garth Ennis, uno degli autori che più hanno cambiato la storia del fumetto, e dei suoi numerosi collaboratori. In monitor alle pareti è poi possibile gustare brani delle serie tv ispirate dai suoi lavori. Continuiamo e troviamo i lavori di AkaB: Qui non esiste morale, alias Gabriele di Benedetto, scomparso nel 2019. Il percorso espositivo è organizzato in sei sezioni tematiche che riassumono il suo lavoro negli anni.
Nelle ultime due sale troviamo, rispettivamente, le opere di Usamaru Furuya e Amélie Fléchais. La prima appartenente alla new wave giapponese rende centrali personaggi marginali, si interessa alle loro ossessioni individuali e alla loro depressione intesa come inadeguatezza al vivere civile.
La seconda, francese, è autrice, tra le tante cose, di una serie di storie per ragazzi che parlano anche agli adulti, come la fiaba capovolta “Lupetto rosso”. Le sue illustrazioni sono sempre garbate e caratterizzate da una forte impronta illustrativa, pronte per una sempre possibile animazione.
Insomma, le mostre di Palazzo Ducale sono un buon aperitivo per la scorpacciata di immagini e iniziative che partiranno dal prossimo 1 novembre e, cosa non trascurabile, fino all’inizio del festival saranno a ingresso libero. Amici, rimanete collegati con L’Arno.it perché ho intenzione di raccontarvi altre cose su questa mirabilante, prossima edizione di Lucca Comics & Games.
Giuseppe Capuano