Sir John Falstaff è un noto personaggio scespiriano, preso in considerazione anche dal libretto di A. Boito nell’ultima opera lirica di Verdi, che appare in “Enrico IV” e nelle “Allegre Comari di Windsor” per essere nominato nell’ ”Enrico V” dove se ne annuncia la morte. E’ un comico, un giullare che ama il cibo, le bevande e le donne. Un cavaliere grasso e vanaglorioso, buffo ma profondo, una carismatica figura frutto dell’immortale ingegno ingegno dal bardo che Ugo Chiti ha ripreso tratteggiando un profilo che prende spunto e linfa dalle Allegri Comari e dall’Enrico IV. Il ruolo è stato quasi cucito addosso a un solido e morigerato Alessandro Benvenuti che ne fa una creatura propria, magari un po’ facilitato dalla sua innata sagacia toscana, riuscendo a cogliere le sfumature anche inquietanti di un personaggio così composito e debordante.
Nella storia, narrata sul bel palco del Goldoni livornese, il farsesco protagonista corteggia due donne sposate, con l’intento di impadronirsi del loro denaro, inviando loro due identiche lettere d’amore. Scoperto l’inganno le due donne si alleano e con l’aiuto della terza comare Madame Quickly ordiscono delle beffe ai suoi danni, con l’inserimento anche del marito di una di loro. In tre diverse occasioni Falstaff viene invitato due volte nella casa di una di loro due e l’ultima nella foresta dove rimedia sempre derisione e persino botte. In questa nuova trasposizione il protagonista è accompagnato da Semola, un paggio fedele e servizievole cui dà le sembianze un inappuntabile e caustico Paolo Cioni, che alla fine si rivela essere il principe Enrico che caccia Falstaff dalla reggia di Windsor. Il potere non tollera la divergenza di pensiero e azione conseguente.
Una trasposizione scenica autorale di gran livello, come ci ha abituati da sempre sia il regista Chiti che questa compagnia toscana, due eccellenze assolute nel panorama teatrale non solo italiano. C’è stata una particolare attenzione nell’adattamento di Chiti, apparso attento a non tradire l’originale scespiriano di cui ha cercato di evidenziare sia alcuni tratti importanti sia altri, forse latenti, dell’ordito narrativo. Il folto pubblico presente ha apprezzato la messa in scena omaggiando al termine della rappresentazione tutti gli interpreti con lunghi applausi.
Il positivo riscontro è frutto, oltre che dell’attenta regia, anche dell’ottima interpretazione dell’intero ottimo cast comprendente, oltre i due citati, anche i seguenti attori dotati tutti di comprovata esperienza ed evidente grande abilità scenica: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Elisa Proietti. Scene di Sergio Mariotti, costumi di Giuliana Colzi, luci di Samuele Batistoni e le musiche di Vanni Cassori.
Dopo l’esperienza livornese il “Falstaff a Windsor” girerà per lo stivale andando nelle seguenti località: 2 e 3 dicembre Teatro Garibaldi a Figline Valdarno (Firenze), 4 dicembre Teatro Remondini, 5 dicembre Teatro Accademico a Castelfranco Veneto (Treviso), 6 dicembre al Teatro Russolo a Portogruaro, 7 dicembre Teatro Marconi ad Abano Terme (Padova), 14 dicembre Teatro del Popolo a Castelfiorentino, 15-17 dicembre Teatro del Giglio a Lucca, 8-9 gennaio Teatro degli Industri a Grosseto, 11-14 gennaio Teatro Oreste Bobbio a Trieste, 20 gennaio Teatro Artemisio a Velletri (Roma), 23-28 gennaio Teatro Quirino a Roma, 30 gennaio Teatro Excelsior a Bettona (Perugia), 1 e 2 febbraio Teatro Grandinetti a Lamezia Terme, 3 febbraio Teatro Politeama a Catanzaro, 13-18 febbraio Teatro Carcano a Milano, 21 febbraio Teatro Candoni a Tolmezzo (Udine), 24 febbraio Teatro Comunale Piermarini a Matelica (Macerata), 25 febbraio Teatro Poliziano a Montepulciano (Siena).
Del cast fanno parte due attori pisani, il già citato Paolo Cioni ed Elisa Proietti, attrice con un importante bagaglio formativo alle spalle, portato a termine presso la prestigiosa Scuola Civica “Paolo Grassi” di Milano, cui hanno seguito altre importanti collaborazioni nazionali, che la nostra testata ha già avuto modo di incontrare. Agevolati da questa conoscenza siamo riusciti ad averla di fronte a noi il giorno successivo alla rappresentazione, caso più unico che raro, per commentare un po’ con lei la performance della sera precedente.
Allora, Elisa, intanto ci racconti i suoi impegni professionali da dove eravamo rimasti, ovvero dal nostro incontro del gennaio 2022.
“L’ultima volta che ci siamo incontrati stavamo preparando la Lisistrata con Amanda Sandrelli sempre con l’Arca Azzurra, che abbiamo portato in giro per il paese e che riprenderemo nell’aprile ’24 per altre date. Nel frattempo ho continuato a fare la speaker pubblicitaria e doppiatrice, attività che hanno preso piede e che svolgo con assiduità e di cui vado fiera. Tra queste c’è stata pure la parentesi gioiosa della pubblicità delle patate Ruggiero che è apparsa su tutte le emittenti nazionali. Poi ho avuto qualche altro impegno più piccolo, ma nel complesso è stato un periodo abbastanza intenso e positivo”.
Da quanto tempo lavora con l’ ”Arca Azzurra Teatro”?
“Dal 2014 e insieme a loro ho messo in scena, compreso questo Falstaff, quattro spettacoli”.
Che tipo di spettacolo è questo?
“Può essere definita una commedia con una buona punta di amarezza finale”.
Lei che ruolo ricopre?
“Sono una dama di confidenze, la comare Quikly”.
Che viene tradotta in italiano come Monna Fa Presto, se leggo bene su Wikipedia qui, sul cellulare…
“In questa occasione è stata rivista dall’occhio di Chiti per cui il personaggio si presenta con una lieve zoppia e quindi fa presto mica tanto perché non posso andare troppo veloce a causa di questo piccolo ostacolo. Lei si definisce dama di confidenze ed è una che vorrebbe essere allo stesso livello delle comari e delle dame cui non potrebbe arrivare come ceto sociale, ma non gli difettano l’intelligenza, l’intuito, la voglia di tramare. È quella, per intendersi, che tra le dame tiene i fili dell’intrigo con Falstaff. Quella che continua ad invitarlo agli appuntamenti, a spingerlo a tornare dopo aver preso le mazzate”.
Perché lui va sempre a cercare queste comari, vero?
“Infatti uno si domanda come mai questo Falstaff si lasci circuire da queste dame e vada sempre ai loro appuntamenti anche se viene sempre mortificato. Forse perché vuole dimostrare che ci si può non prendere sul serio come fanno tutti alla corte di Windsor dove tutti stanno attenti all’etichetta. Credo che lui si renda conto dell’ipocrisia che li vi regna. Lui è considerato il meno serio da tutti ma forse, invece, è il più serio di tutti perché è quello che riesce ad abbracciare i lati oscuri di sé stesso, cosa che loro non si permettono di fare in quanto nobili”.
Falstaff rappresenta un tipo psicologico?
“Il tema che Ugo voleva rappresentare è l’antieroe, in quanto Falstaff come personaggio non ha né Patria, né Dio, né Famiglia, al contrario di tutti coloro che vivono alla corte di Windsor sempre attenti, come dicevo prima, all’etichetta”.
Cosa è rimasto di Shakespeare nella messa in scena di Chiti?
“L’essenziale e la bravura di Ugo è stata nello sfoltire le parti non più sostenibili ai nostri giorni”.
Come ha fatto ad entrare nella psicologia del personaggio?
“Siamo all’inizio della tournée e credo che parlare di conoscenza della psicologia vera propria del mio personaggio sia un po’ presto, ma ho cominciato ad entrarci proprio grazie all’ironia, divertendomi molto a vestire i suoi panni”.
Quanto c’è di Elisa nel personaggio interpretato?
“L’ironia presente in lei a cui alludevo e che applico, per esempio, nelle scene in cui lei e Falstaff si parlano quasi in codice e ognuno cerca di ottenere la verità dall’altro. Entrambi sanno di fingere e ognuno cerca di smascherare l’altro. Mi riconosco in quell’ironia che mi appartiene”.
Progetti futuri?
“A parte le tournée già accennate con l’Arca, tra gli svariati impegni in programma ci sono pure alcune repliche di uno spettacolo che si fermerà pure a Pisa, al Teatro Nuovo”.
Che anche quest’anno offre progetti teatrali di livello.
“Infatti. Parlo di “In ogni caso nessun rimorso”, ispirato al libro omonimo di Piero Cacucci. Parla della vera vita di Jules Bonnot, operaio, soldato e autista dell’autore di Sherlock Holmes“.
Che cosa volete dire con questo spettacolo?
“Alla fin fine il nostro è un monito, ovvero che qualunque scelta verrà presa essa è destinata a cambiare la nostra vita. È un bel testo e un’ottima produzione che mi vede condividere la scena con Andrea Sorrentino e Mauro Pasqualini. La drammaturgia è collettiva come pure la regia che si è avvalsa anche dell’occhio esterno di Mauro Pasqualini. Hanno collaborato Adele Pardi per le musiche originali, Annalisa Cima per il movimento scenico, Lorella Bertoni per la sartoria. La drammaturgia è stata scritta collettivamente con Borgobonò.”
In bocca al lupo per il futuro e complimenti anche a lei per l’ottima messa in scena di Falstaff di cui si cita sempre una sua frase: “Tutto nel mondo è burla” che mi pare una buona chiusura anche se, ahimè, nel mondo si ride ben poco, e anche lui, ieri sera, con l’Arca, alla fine, ha riso poco. Come (quasi) tutti. Perché il teatro è (quasi) sempre lo specchio della realtà.
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Foto di Serena Pea e Guido Martinelli
Guido Martinelli